Firenze, 13 anni per diventare grande
Come siamo, e come saremo, secondo il piano strategico della Città metropolitana
La Città metropolitana di Firenze sta per approvare il «Piano strategico 2030» che ieri è stato presentato agli stati generali dell’ente. Un piano che delinea le strategie per rendere più attrattiva e internazionale l’area fiorentina, migliorando la vita di cittadini e visitatori. La Città metropolitana di Firenze che oggi produce un terzo della ricchezza della Toscana, ma ha una popolazione molto anziana. E con una presenza straniera significativa.
Disegnare la Città metropolitana di Firenze del 2030, più competitiva e attraente. È l’ambizioso obiettivo del piano strategico al centro ieri degli stati generali del nuovo ente nato al posto della Provincia, piano all’insegna del «Rinascimento metropolitano».
La base di partenza
La Città metropolitana di Firenze ha un prodotto interno lordo più alto di altri territori della regione e produce un terzo di tutta la ricchezza regionale. Ha centri di eccellenza in ricerca e conoscenza, un territorio verde all’80%, ma è anche una città vecchia. Il milione di abitanti che vi risiede ha la percentuale di persone sopra i 65 anni, in rapporto agli under 15, più alta tra tutte le città metropolitane italiane. Molti anziani e pochi giovani ed anche per questo il saldo tra iscritti e cancellati all’anagrafe è negativo, in particolare a Firenze, dove il Quartiere più anziano è il 3 con il 28% dei residenti over 65, mentre il centro storico ha una popolazione più giovane. Altra caratteristica, la forte presenza di residenti stranieri, di nuovi fiorentini. Un fenomeno in crescita. A Firenze nel 2007 i residenti stranieri erano 35.000, pari al 9,6% e la comunità più numerosa i cinesi; nel 2017 i fioUn’area rentini stranieri sono 60.000, pari al 15,9% dei residenti e la comunità più numerosa è quella romena. La Città metropolitana, infine, è quella con più musei e monumenti rispetto al numero di abitanti tra le 13 Città metropolitane più Roma.
Le strategie
Le politiche pubbliche e private — il piano è frutto di un confronto con Università e categorie economiche — puntano su accessibilità e connessione materiali e immateriale, potenziamento delle opportunità già presenti, territorio come cultura e arte ma anche benessere. più connessa con infrastrutture come le tramvie fino a Campi, Sesto e Bagno a Ripoli e l’aeroporto potenziato, ma anche banda larga e meno burocrazia e inclusiva con nuove forme dell’abitare come residenze temporanee, autocostruzione e co-housing. Più attrattiva grazie alla riqualificazione urbana senza consumo di nuovo suolo e recuperando spazi dismessi, alla manifattura innovativa, alla gestione dei flussi turistici con la valorizzazione dei luoghi di cultura sparsi in tutto il territorio. Una zona — è stato sottolineato — che deve valorizzare le sue filiere agricole, la mobilità sostenibile con piste ciclabili e non solo, rendere fruibili ai cittadini le sponde dei tanti fiumi e torrenti che la attraversano, realizzare il bosco urbano di Firenze ed i parchi agricoli metropolitani. Il tutto dando identità al nuovo ente e trovando le risorse strada facendo, anche usando canali già esistenti come è stato fatto per i 46 progetti appena finanziati per oltre 50 milioni dal piano del governo per le periferie.
Risorse e opportunità
Subito dopo la riflessione di Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo, il piano strategico è stato al centro anche della tavola rotonda con il sindaco metropolitano Dario Nardella, Umberto Tombari, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Luigi Dei, rettore dell’Ateneo fiorentino e Leonardo Bassilichi, che hanno sottolineato i punti di forza del territorio e la necessità di innovazione per renderlo più attrattivo e internazionale, e Nardella ha poi tirato le conclusioni, dopo un breve intervento dell’arcivescovo Giuseppe Betori. «Bene il censimento di musei e monumenti — ha detto il cardinale — ma mi sarebbe piaciuto anche un censimento delle realtà solidali, da sempre nostro tratto distintivo: di certo saremmo risultati i primi in Italia e sarebbe servito a sottolineare che arte, cultura e solidarietà devono andare assieme, così da non svuotarne le potenzialità». Poi uno spunto inatteso: «Si è parlato molto di territorio e nei secoli le parrocchie e le loro comunità sono stati uno dei presidi del territorio e lo sono ancora. Io devo chiudere molte parrocchie perché hanno pochi abitanti ma se riusciremo ad interagire con altre realtà per mantenerle vive sarà un bene non solo per la Chiesa ma per tutti». «Vogliamo una Città metropolitana sostenibile, infrastrutturata, che punta su cultura e ricerca, che archivi le rivalità che sono state la malattia di Firenze e della sua area per troppi anni — ha concluso Nardella — E per attuare il piano strategico e non solo servono risorse. Le Province lottano per sopravvivere e noi siamo oggi solo la pallida imitazione delle Province. Mercoledì saremo a Roma e dal governo vogliamo un confronto risolutivo sul tema. Anche perché le Città metropolitane sono un volano di sviluppo e se questo motore non si può accendere rischiamo di compromettere la ripresa».