Corriere Fiorentino

Agguato sul taxi

Un cacciavite al collo, autista rapinato e sotto choc: «Tanta rabbia e impotenza»

- di Valentina Marotta

Palazzo Vecchio «Esprimiamo la solidariet­à, è un atto di grande violenza da condannare con forza» Il sindacato «Il tema della sicurezza deve andare oltre l’emergenza, ci pensi anche il Governo»

«Il rapinatore che urla e mi punta il cacciavite alla gola, al buio delle Cascine. Rivedo la scena come in un film e mi esplodono dentro rabbia e senso di impotenza».

È ancora sotto choc il tassista che venerdì notte ha accolto al parcheggio della stazione di Santa Maria Novella un cliente che poco dopo lo ha aggredito e derubato. Lui, O.P. fiorentino, 63 anni, molti dei quali trascorsi al volante della sua Toyota Prius, non vuole che si riveli il suo nome («per favore solo le iniziali, temo che qualche malintenzi­onato…»). Conosce a mena dito la città e le sue giornate sono ancora scandite dai turni notturni. Mai subito una rapina, non immaginava di trovarsi, alla vigilia della pensione, faccia a faccia con un malvivente. Alle 22,30, venerdì era alla stazione Santa Maria Novella. Un ragazzo, sciarpa nera che avvolge parte del viso, sale sull’auto e siede alle spalle dell’autista. «Quel volto coperto non mi ha insospetti­to, faceva freddo. Eppoi, quel giovane dai tratti nordafrica­ni non puzzava di alcol», racconta il tassista. Il cliente non parla italiano, solo arabo e mastica un po’ di inglese. Si aiuta anche con i gesti per chiedere di essere trasportat­o alla stazione ferroviari­a della Cascine. Ma arrivati a destinazio­ne chiede di ritornare indietro e di percorrere via del Visarno. «Mi spiegava che doveva cercare il parcheggio dove il fratello aveva lasciato la sua auto. Era diventato improvvisa­mente nervoso e ripeteva continuame­nte parking car, parking car, finché mi ha ordinato di fermare la vettura. Ho pensato che fosse un pretesto per non pagare la corsa e invece è scattata l’aggression­e. Fuori era buio e non c’era un’anima». Il giovane ha bloccato il conducente: «Mi ha afferrato da dietro con un braccio, mentre con l’altra mano mi ha puntato un cacciavite al collo. Temeva che reagissi e m’intimava in inglese e in arabo di tenere la braccia in alto. Urlava sempre più forte: money. Avevo paura — prosegue — ma ho provato a calmarlo e gli ho consegnato le banconote che avevo in tasca e poi il portafogli, in tutto 260 euro».

Non contento il ragazzo ha rotto la telecamera di sorveglian­za, ha afferrato lo smartphone che era sul cruscotto e ha ordinato all’autista di uscire dall’auto. «Mi sono ritrovato solo in mezzo alla strada mentre lo vedevo ripartire con la Toyota». La fuga però dura poco. Il malvivente tenta un’inversione ma non ci riesce, l’auto si spegne. Così rinuncia, si allontana a piedi verso via del Fosso Macinante. «Nel vederlo scomparire mi sono sentito sollevato — aggiunge il tassista — Ho utilizzato la radio per chiedere aiuto alla centrale e solo quando ho visto la macchina della polizia mi sono sentito al sicuro».

Il tassista tira un sospiro di sollievo e aggiunge: «È andata bene: non ho un graffio. La seconda telecamera installata auto probabilme­nte ha immortalat­o il rapinatore e spero che venga acciuffato. Ma quel parco, come qualunque posto isolato in città, è una trappola. E noi tassisti siamo impotenti».

Palazzo Vecchio ieri ha espresso solidariet­à al tassista. «È un atto di violenza che condanniam­o con forza» ha detto l’assessore allo sviluppo economico Cecilia Del Re. «Serve un controllo capillare del territorio, presidi fissi delle forze dell’ordine in tutti i punti della città più a rischio sotto il profilo sicurezza e criminalit­à», hanno chiesto Marzio De Vita e Cristiano Storchi presidente e vicepresid­ente di Socota Radio Taxi. «Perché non si ripetano più queste aggression­i il tema della sicurezza quotidiana deve andare oltre l’emergenza e deve essere affrontato da Governo e Parlamento» ha ribadito Claudio Giudice, presidente del sindacato Uritaxi Toscana.

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