Pantofole, badanti, ambulatori pieni Un bimbo in dodici case
Piazza Gualfredotto
Saltata una generazione «Il quartiere cambiò volto dopo l’Alluvione, ora i residenti storici però stanno morendo e lasceranno casa ai nipoti: così i giovani torneranno»
Nel negozio di scarpe c’è un’intera vetrina dedicata alle pantofole. Nel giro di poche decine di metri ci sono due pompe funebri, che lavorano a pieno ritmo: il settore non conosce crisi, e oltre a Ceaf di via Caponsacchi, in via Datini c’è Spagnoli che di recente ha deciso di raddoppiare, rilevando il fondo dell’antico pastificio Moretti. Piazza Gualfredotto, con le sue panchine è il cuore e lo specchio di Gavinana, il quartiere più vecchio di una Città metropolitana di vecchi.
«Se qui ci sono tanti anziani? Sì, me l’hanno detto», spiega il vinaio Giorgio Pacini, ottant’anni d’età. Poi si scusa e chiude bottega in anticipo: «Devo andare a un funerale». In piazza Gualfredotto, come in altre zone di Gavinana, sta cominciando un ricambio generazionale importante: «È un rione di vecchi, ma tra pochi anni qui ci saranno tanti giovani. Il quartiere cambiò volto dopo l’Alluvione. Ora quei residenti storici stanno cominciando a morire e stanno via via lasciando casa ai nipoti. In pratica qui si è saltata una generazione», spiega Ilario Poggesi, memoria storica del rione e gestore del gruppo Facebook «Sei di Gavinana se...». Dei sedici numeri civici neri della piazza, quindici sono palazzi residenziali: dal nostro censimento risultano venti over 65 a fronte di otto under 15. Se in una Città metropolitana da record per il numero di vecchi il rapporto è di due a uno, a Gavinana la bilancia pende ancora di più dalla parte degli anziani. Malgrado il ricambio generazionale in corso.
Ci sono palazzi, come al civico 14, in cui un residente fa la cronaca dei campanelli: «Qui ci sono dodici appartamenti, una sola bambina, la più anziana ha 96 anni. E in totale ci sono dieci sopra i sessantacinque». Dieci a uno, quasi un cappotto.
In piazza Gualfredotto, raccontano, fino a dieci, quindici anni fa, c’erano tanti giovani nonni che portavano a spasso i nipotini. Oggi i nipoti sono cresciuti e gli anziani si fermano alle panchine con i bastoni, le stampelle, i girelli. Molti sono accompagnati dalla badante. «I bambini? Qui un’ ce n’è. Per trovarne bisogna andare in piazza Elia Dalla Costa quando escono da scuola». «Io e mio marito si stava in campagna, ma siamo tornati in affitto qui — dice una over che vive in piaz- za — perché s’era più in macchina per andare dal dottore che a casa. Ora l’ambulatorio ci s’ha vicino a casa». I tre studi medici di via Datini straboccano. E alla Misericordia di Badia a Ripoli spiegano che i servizi a domicilio per gli anziani hanno subito un’impennata sorprendente. Di anno in anno crescono in modo esponenziale: se il fatturato 2015 per i servizi infermieristici domiciliari era stato di 7.500 euro, nel 2016 è salito a 22.000. E aumentano i prestiti di «ausili» come letti con cancello e stampelle.
Che sia un rione per vecchi, dove si cominciano appena a riaffacciare i nipoti cresciuti, lo si vede anche dal commercio: perché se da un lato l’età di mezzo è rappresentata da stranieri e dai loro negozi, con le tante attività cinesi del rione, piazza Gualfredotto mantiene un minimo di identità. L’alimentari, il negozio di scarpe, il vinaio, la cartoleria, la pasticceria, l’ortolano, l’edicola. «Attenzione però — suggerisce Ilario Poggesi — una popolazione di residenti anziani permette a negozi di servizi essenziali di resistere. Ma siccome chi ha la pensione minima spende il minimo, attività tradizionali ma non più trainanti come la bottega dell’artigiano o la sartoria sono sparite». Su una panchina dei giardini di piazza Gualfredotto, una badante si alza, perché accanto alla sua assistita si siedono altre tre anziane. Il dibattito è d’altri tempi: «Ho scritto a Publiacqua, ho scritto al Comune, ho scritto al Quartiere, ormai ho finito le cartucce — racconta Carla — È dal 20 giugno che la fontanella non ha più acqua. E non è l’unica in questa zona. Un anziano che ha sete si deve portare la bottiglia da casa. E i cani? Povere bestie». Così, altro che bottiglia, Carla si alza e va a controllare che, sotto la fontanella, la bacinella che ha portato da casa per dissetare i cani sia ancora lì al suo posto.