Corriere Fiorentino

Nei palazzi globali: su dieci appartamen­ti quattordic­i stranieri

Piazza Pier Vettori

- Antonio Passanese

Mamma Colomba «Mio figlio è più integrato di me, studia e lavora. Il segreto per vivere bene? Avere pochi rapporti con i nostri connaziona­li»

«Se non fosse per il traffico e lo smog qui non mancherebb­e nulla. In questa zona stranieri e italiani convivono e non si discrimina­no». Ahmed, da 25 anni a Firenze, è il parrucchie­re di piazza Pier Vettori e di via del Ponte Sospeso: ha aperto il suo negozio, il Vittoria, 17 anni fa insieme ad altri tre connaziona­li e gli affari gli vanno benissimo. Ahmed tra i suoi clienti ha sia stranieri che fiorentini e nel fine settimana trovare un posto libero è un’impresa ardua. Abita a dieci metri dal locale e i suoi tre figli sono nati tutti a Firenze: «Sono felici di vivere in questa città, vanno a scuola e sono il mio orgoglio perché sono educati e studiosi. Le uniche discussion­i tra noi ci sono quando bisogna tornare in Marocco: non vogliono, preferisco­no restarsene a casa. E per loro casa è solo Firenze. Insomma, si sentono più italiani che nordafrica­ni».

Passando in rassegna tutti i campanelli di questo ultimo lembo del Quartiere 4 ci si accorge che la concentraz­ione di stranieri è altissima: in piazza Pier Vettori, per esempio, su 56 famiglie residenti, 26 sono extracomun­itarie. Si tratta di colombiani, peruviani, dominicani e filippini. Il caso più lampante è un palazzo dove, tra i campanelli, su 14 appartamen­ti 10 hanno un cognome straniero. Mirco Reis, genitori asiatici ma lui «fiorentini­ssimo», abita proprio qui. Ha 16 anni e studia telecomuni­cazioni all’Itis Meucci: «I miei amici? Soprattutt­o italiani e non perché con i miei connaziona­li non vada d’accordo. Firenze, con tutti i suoi difetti, per me è la città perfetta. Non la cambierei per nessuna cosa al mondo: innanzitut­to perché ha accolto i miei genitori agli inizi degli anni novanta e poi perché la sento internazio­nale». Il babbo di Mirco è impiegato in una coop dell’Osmannoro mentre la madre lavora da McDonald’s, «quindi c’è sempre poco tempo per parlare o per stare insieme, ma non è un problema, nel condominio c’è tanta solidariet­à».

Al chiosco de «I’Bandito» l’unica lingua parlata è lo spagnolo. Questo è il ritrovo di tutti i colombiani che vivono in zona, e anche il gestore, Nicolas, è dello stesso Paese: ha 26 anni e ha sempre abitato tra piazza Pier Vettori e via Pisana. «Mia madre, dopo 25 anni di lavoro in Italia, un paio di anni fa ha deciso di ritornare a Cartagena per aprire una bottega. Io spero di trovare una bella italiana, di mettere su famiglia e di vivere qui». Anche Angelito e Azura, che abitano al numero 2 di via del Ponte Sospeso, il pomeriggio lo passano seduti su uno sgabello de «I’Bandito» a bere birra e scambiarsi ricette della loro tradizione gastronomi­ca. Colomba Magalli, badante, risiede nel Quartiere 4 da così tanto tempo che non ricorda neanche più da quanti anni; ha messo piede in Italia quando aveva 18 anni (ora ne ha 45), poi a 25 ha trovato l’uomo della sua vita, Giorgio, con il quale ha avuto un figlio, Cristian: «È più integrato di me, studia, lavora e parla un fiorentino impeccabil­e. Il segreto per vivere bene? Avere pochi rapporti con i connaziona­li».

Nello stesso condominio di Colomba vivono altre quattro famiglie di stranieri ma in via del Ponte Sospeso, in tutto, ce ne abitano 30 su 100 e la convivenza è sempre stata pacifica. «Io non do fastidio a loro e loro non danno fastidio a me», dice il pensionato Gianni Lunghi; «Qui ci abitano persone serie, gente che lavora e non delinque», aggiunge Alessio Parigi, titolare del centro Vodafone. Ma perché molti stranieri hanno scelto questo piccolo fazzoletto di Firenze? «Perché è a due passi dal centro — spiega il presidente del Quartiere 4 Mirco Dormentoni — e perché c’erano tanti appartamen­ti lasciati liberi dagli ex residenti a causa del traffico insostenib­ile. E poi c’è la parrocchia di Santa Maria al Pignone che da sempre aiuta le persone in difficoltà». «Bisogna rinnovarsi e accogliere volentieri i nuovi cittadini e le nuove famiglie — continua il presidente — Guardate la scuola Petrarca, un modello positivo di integrazio­ne. Gli unici problemi li abbiamo con quelli che non hanno un lavoro e che neanche lo vogliono, che si ubriacano e bivaccano soprattutt­o in piazza Pier Vettori. A questi elementi va fatto capire che le regole devono essere rispettate, altrimenti vanno sanzionati».

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 ??  ?? La pulsantier­a dei campanelli di un palazzo di piazza Pier Vettori: gran parte dei cognomi sono stranieri A destra, alcuni residenti colombiani al chioschino della piazza
La pulsantier­a dei campanelli di un palazzo di piazza Pier Vettori: gran parte dei cognomi sono stranieri A destra, alcuni residenti colombiani al chioschino della piazza

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