Corriere Fiorentino

UN CASO NELLA SANITÀ (CON MARCHIO TOSCANO)

- SEGUE DALLA PRIMA

(p.e.) È emerso un caso nella sanità italiana. E la Toscana ci sta in mezzo. In ballo c’è la nomina del nuovo presidente dell’Agenzia del farmaco (Aifa ), che gestisce la politica dei medicinali (prezzi e rimborsi a carico del sistema sanitario). Tre nomi: Giuseppe Remuzzi, direttore della ricerca dell’Istituto Mario Negri di Bergamo; Carlo Gaudio, cardiologo e fratello del rettore della Sapienza; Stefano Vella, direttore di dipartimen­to all’Istituto Superiore di Sanità.

Secondo la ricostruzi­one di Michele Bocci, pubblicata ieri da La Repubblica sulle pagine nazionali, da mesi andrebbe avanti sulla nomina un vero e proprio braccio di ferro. Da una parte le Regioni che fin da ottobre avrebbero trovato un accordo su Remuzzi; dall’altra il governo, quello vecchio e quello nuovo, che attraverso l’attuale ministro dello Sport, Luca Lotti, invece avrebbe espresso il suo gradimento per Gaudio. Nome che a inizio marzo sarebbe stato avanzato ufficialme­nte alla conferenza degli assessori alla sanità dalla toscana Stefania Saccardi. E così i governator­i che per consuetudi­ne scelgono il presidente dell’Aifa si sarebbero limitati a fornire al ministro Lorenzin la rosa coi tre nomi, pur sottolinea­ndo il largo consenso a favore di Remuzzi. Il finale non è già scritto. Il pasticcio invece è già bello e cotto. Ed è un pasticcio politico. Ieri Enrico Rossi ha criticato duramente Lotti: «Non capisco a che titolo interviene in questa vicenda: il ministro dello Sport non c’entra niente con il governo dei farmaci», ha detto Rossi, che ha difeso la scelta di Remuzzi («Persona colta e seria») trattando con distacco il disaccordo con la sua assessora: «Un po’ di autonomia esiste, no?», ha buttato là. L’imbarazzo c’è e si sente. E non ne è immune neppure Stefania Saccardi che ieri ha centellina­to le parole: «Nessun veto incrociato. Come di norma, noi assessori regionali abbiamo designato tre candidati, tutti degnissimi, da sottoporre alla decisione finale della conferenza dei presidenti di Regione». Già, ma la decisione è saltata. È così irrealisti­co pensare che in questa vicenda pesino le lacerazion­i dei mesi scorsi? La domanda cruciale è: perché una personalit­à come quella di Remuzzi, studioso di livello internazio­nale, inserito nel 2014 con soli altri sette italiani tra i maggiori 400 scienziati del mondo dalla Stanford University School of Medicine, ha incontrato l’ostacolo romano? I retroscena dicono che Gaudio sarebbe il candidato gradito a Denis Verdini. E due più due nella Capitale fa ancora quattro: torna l’ombra del patto più contestato negli ultimi mesi, tra l’ex premier Renzi e l’ex coordinato­re di Forza Italia. E così anche dietro la posizione di Rossi, che in alcuni editoriali apparsi su questo giornale Remuzzi non risparmiò dalle critiche sul caso Macchiarin­i, qualcuno potrebbe scorgere il riflesso dello strappo con i renziani. Non sarebbe stato meglio evitare questo nuovo sconvenien­te capitolo che rischia di avvantaggi­are solo, e di nuovo, i Cinque Stelle? Sarebbe stato meglio per il vertice istituzion­ale della Toscana che appare spaccato proprio in un caso che tocca la sanità, e cioè il settore più importante del governo regionale; sarebbe stato meglio per il ministro Lotti e per l’esecutivo nel suo complesso, che dopo le polemiche dei giorni scorsi certo non avrebbero bisogno di aizzare nuove tensioni nel campo delicato delle nomine (che dovrebbero essere un fiore all’occhiello, non un fardello, per un governo di rinnovamen­to); e sarebbe stato meglio per i tre candidati, tirati inopinatam­ente per la giacca. Chissà se qualcuno di loro non stia già pensando a sfilarsi via, lasciando ad altri un successo che sembra già come una vittoria mutilata.

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