Tre mesi da pendolare Così dalla laguna è giunto il via libera
Non è stato facile riuscire a spuntarla su Venezia: Cristiano Chiarot, almeno lì nella sua laguna, è stato un uomo che ha unito centrosinistra e centrodestra. E sebbene la sua prima nomina come sovrintendente alla Fenice, nel 2010, fosse firmata Pd — allora era sindaco Giorgio Orsoni — anche Luigi Brugnaro, di Forza Italia, lo ha riconfermato per ragioni meramente tecniche. Aveva fatto bene, i bilanci erano a posto e dunque non voleva grattacapi per un’istituzione che funzionava. Si capisce perché, appena saputo che Firenze era interessata al numero uno della Fenice, lui, il sindaco di Venezia, abbia mostrato più di una perplessità. Pare che l’accordo per lasciarlo andare, prima con Dario Nardella, poi col ministro Dario Franceschini sia stato questo: Chiarot va al Maggio a patto che, almeno fino a giugno, continui a seguire le sorti del teatro veneziano (non si sa ancora con quale formula) che pure lascia col bilancio a posto, la stagione 20017-18 già definita e quella successiva tracciata almeno per sommi capi. Chiarot per ora non commenta. Chiamato da noi al telefono ha semplicemente detto: «Sono ancora il sovrintendente della Fenice, avremo modo di parlare più avanti». L’accordo tra i due sindaci sarebbe stato concluso prima al telefono, poi de visu — era il 7 marzo — a Bruxelles, durante il al Summit dei sindaci sul futuro dell’Europa al quale hanno partecipato sia Nardella che Brugnaro. Lo stesso Brugnaro il 9 marzo ha incontrato personalmente Franceschini a Milano per la firma di un protocollo d’intesa sulla valorizzazione di immobili militari presenti nel territorio lagunare. E anche al ministro ha chiesto assicurazioni in merito alla permanenza del sovrintendente a Venezia sino a giugno — seppur già con l’incarico a Firenze —. A questo punto manca solo la ratifica di Franceschini, che è attesa entro un paio di giorni.