Quest’anno ha aperto la stagione con l’opera «Acquagranda», tributo all’Alluvione del 1966
(spettacoli per bambini, concerti sinfonici e iniziative ad ampio raggio) i titoli d’opera sono quelli del repertorio più diffuso e rassicurante: proprio in questi giorni andrà in scena Carmen di Bizet diretta da MyungWhun Chung (bacchetta che abbiamo apprezzato di recente a Firenze nel Requiem di Verdi), seguita poi da Lucia di Lammermoor di Donizetti in un nuovo allestimento per la Fenice firmato da Francesco Micheli, da La traviata di Verdi con la regia di Robert Carsen (spettacolo del 2004 che inaugurò la prima stagione lirica della Fenice ricostruita), dal Barbiere di Siviglia di Rossini e dalla Sonnambula di Bellini, entrambe con la regia di Bepi Morassi; e ancora, riprese della Traviata, di Madama Butterfly … C’è stato, in verità, un colpo d’ala coraggioso: la affidate a John Eliot Gardiner. Ma, a scorrere indietro nel tempo la programmazione, guardando per esempio alla scorsa estate, i titoli nei quali c’imbattiamo sono Norma di Bellini e L’elisir d’amore di Donizetti. Ad accomunare Venezia e Firenze c’è indubbiamente la presenza di un consistente bacino di utenza turistica da accontentare. Ma non può essere l’unico a dover esser preso in considerazione. La Fenice di Venezia conta 1.000 posti, l’Opera di Firenze 1.800, praticamente il doppio, in un città peraltro già alluvionata da proposte musicali: titoli di richiamo con più alzate di sipario la prima le può sopportare, la seconda no. La Fenice è poi inserita nel tessuto storico di Venezia, l’Opera è invece assolutamente fuori da ogni giro turistico. Oltretutto, la possibile indicazione da parte del nuovo sovrintendente di una programmazione a senso univoco, con preponderanza di titoli di repertorio, striderebbe con i desideri di versatilità e di apertura alla contemporaneità, come nelle edizioni del Maggio Musicale di un tempo, dichiarati da Fabio Luisi. Ma più che altro, il compito del sovrintendente dovrà essere quello di riavvicinare il Teatro alla città e ai suoi appassionati. E per farlo città e territorio devono essere vissuti e conosciuti a fondo. Poi verranno anche i turisti.