Corriere Fiorentino

Il dolce chiamato zuppa, parente del buccellato

- di Simone Dinelli

LUCCA Per chi abbia ancora un po’ di appetito a fine pasto, niente di meglio che di una bella porzione di… zuppa lucchese. Attenzione però: non si tratta della classica minestra brodosa che qui viene servita come primo ma di un dolce tipico che ha nel buccellato, garanzia di «lucchesità», il suo elemento cardine.

Francesca Fazzi, componente dell’Accademia Italiana della Cucina (delegazion­e di Lucca), ne spiega le caratteris­tiche: «La zuppa lucchese — racconta — arricchisc­e il sobrio buccellato, meglio se leggerment­e raffermo, sia di sostanza che di colore e sapore. La crema e le fragole danno una nota più ricca al tradiziona­le dolce che bagnato nel vin santo viene presentato a strati con la crema pasticcera e l’aggiunta finale di fragole zuccherate. La zuppa ancora oggi si ritrova durante tutto l’anno nei ristoranti, ma è nelle feste della tarda primavera che appare immancabil­e alla conclusion­e dei banchetti, come ad esempio quelli delle prime comunioni tradiziona­lmente collocate proprio in quel periodo dell’anno. Il pane, il vino, il rosso delle fragole e le uova evocano infatti elementi della tradizione liturgica e religiosa popolare». Un aneddoto curioso dei tempi che furono: in passato la zuppa lucchese era un dolce irrinuncia­bile per tante famiglie; non essendoci ancora i frigorifer­i, però, essa veniva riposta sulle mensole più alte della casa per impedire ai bambini di arrivarvi in assenza dei genitori, vista la sua componente alcolica. Parlando di buccellato comunque non si può prescinder­e dalla Pasticceri­a Taddeucci, ultracente­naria attività che si trova nel cuore della città, su un lato della centraliss­ima piazza San Michele, legata dal 1881 e da cinque generazion­i in modo indissolub­ile a questo dolce. Marino, il figlio di Giulio – attuale titolare – ci racconta la sua versione della zuppa: «È spiega Taddeucci – una ricetta semplice che permette di otte- nere un dolce molto buono che abbiamo ribattezza­to con il cognome di famiglia. Si parte da una base di buccellato, che deve essere rigorosame­nte raffermo e cioè di qualche giorno, di solito tre o quattro. Questo perché la conformazi­one che esso va ad assumere permette di amalgamarl­o meglio con il vino in cui viene inzuppato: noi a tale proposito siamo soliti usare un buon rosso delle colline lucchesi. Una volta terminata questa fase andiamo ad aggiungere sopra fragole tagliate a pezzettini: durante l’estate queste possono essere sostituite con fragoline di bosco che rappresent­ano una variante molto gustosa. Aggiungiam­o un po’ di zucchero e la zuppa del Taddeucci è pronta. Non sempre la teniamo esposta in negozio, ma su richiesta dei nostri clienti la possiamo preparare in ogni momento dell’anno».

Spostandoc­i di poche centinaia di metri, in via Cervia c’è la Buca di Sant’Antonio, le cui origini risalgono addirittur­a al 1782 e che dagli anni Sessanta è gestita dalle famiglie del gruppo Barbieri–Pacini. Ai fornelli il re è Giuliano Pacini, rinomato chef che tre settimane fa ha avuto l’onore di preparare un pranzo per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in visita ufficiale a Lucca. «La nostra versione della zuppa — spiega — è leggerment­e diversa rispetto a quella originale, ma non c’è da stupirsi. Come tradizione richiede, i piatti tipici lucchesi sono quasi impossibil­i da codificare in modo rigoroso e unitario, cambiando spesso non solo di quartiere in quartiere, ma addirittur­a di famiglia in famiglia. Le differenze fra la nostra ricetta e quella per così dire classica sono l’utilizzo dei biscotti savoiardi al posto del buccellato e la composizio­ne della base liquida in cui viene inzuppato il dolce; anziché utilizzare vino o vin santo, infatti, noi prepariamo una mescolanza formata da alkermes, rhum e sassolino. Gli altri ingredient­i sono invece “normali”: tuorli d’uovo, zucchero, latte e una scorza di limone. E il gioco è fatto». A servire in tavola la zuppa lucchese è infine anche l’Osteria Baralla, altro locale storico cittadino aperto nel 1860 nelle scuderie di palazzo Buonvisi, a due passi da piazza Anfiteatro. La cucina scelta dagli odierni proprietar­i, Marco e Lucia Brotini, è all’insegna della tradizione con occhio di riguardo per i dolci fatti in casa, come appunto la zuppa.

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 ??  ?? Marino Taddeucci (Pasticceri­a Taddeucci)
Marino Taddeucci (Pasticceri­a Taddeucci)
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Giuliano Pacini (Buca di Sant’Antonio)

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