Corriere Fiorentino

Montevarch­i, la rinascita in 4 anni

Tre promozioni di fila dopo il fallimento: i rossoblù del Valdarno ora sono in D

- Leo.B. Filippo Baffa

Chi si rivede. Dalla vittoria in C2 al Franchi contro i viola (allora Florentia) non si ricorda una festa così a Montevarch­i. Oltre duemila persone allo stadio per il ritorno in serie D, l’anticamera del profession­ismo, da cui i «rossoblè» mancano da più di 10 anni. E quella lettera per un giorno magica campeggia un po’ ovunque, su striscioni, stendardi e bandiere: «GranDi», «Grazie a Dio sono montevarch­ino». Ma anche «Scusate il ritarDo». Perché l’Aquila dagli anni Settanta in poi, per oltre tre decenni, è stata sempre o quasi ad alta quota nel calcio, tra i profession­isti. In realtà la risalita è stata vertiginos­a quanto la caduta.

Nel 2011 infatti, dopo il fallimento, il Montevarch­i si è trovato a ripartire quasi dall’ultimo L’esultanza dei giocatori del Montevarch­i, da domenica scorsa promossi in serie D scalino, la Seconda Categoria. Tre campionati di fila vinti (mai successo dal 1902, anno di nascita del club) poi la scorsa stagione a prendere fiato per l’ulteriore decollo, arrivato domenica: il quarto in cinque anni, il campionato di Eccellenza vinto con 4 giornate di anticipo. Quattro, è infatti insieme alla lettera D, il numero più richiamato sulle magliette celebrativ­e al Brilli Peri, il vecchio stadio dove il tempo sembra essere tornato indietro, con la curva Sud stracolma come ai tempi di Vasco Farolfi (a cui è intitolata) e Lezio Losi, gli storici dirigenti dell’epoca d’oro dell’Aquila, che ha mandato in orbita il pallone nel centro più grande del Valdarno (ventiquatt­romila abitanti). Al confine tra le province di Firenze e Arezzo, di cui fa parte per la burocrazia, per il calcio invece è feudo viola. E politicame­nte rosso, stinto dalle ultime elezioni nel giugno scorso: ha stravinto Silvia Chiassai, primo sindaco donna e non di sinistra. Anche lei non è voluta mancare ed è finita in campo a festeggiar­e.

Una gioia così del resto mancava almeno da 15 anni: quando il fiorentino Marco Cellini (oggi attaccante del Livorno) segnò il gol della vittoria al Franchi esultando sotto il «formaggino» stipato di tifosi rossoblù increduli sotto la pioggia: 17 novembre 2002, il giorno forse più bello della storia del calcio a Montevarch­i, uno dei punti più bassi per i viola, scivolati all’ottavo posto del campionato di C2 da cui erano ripartiti dopo il fallimento. Un legame quello dei valdarnesi con lo stadio di Campo di Marte che viene da lontano. Se Fiorentina-Admira Vienna del 13 settembre 1931 è per gli annali la partita inaugurale, tre giorni prima c’era già stata una prova generale per i viola: un’amichevole non ufficiale contro il Montevarch­i, prima squadra dunque ad aver mai giocato in quello che oggi è il Franchi.

I rossoblù ci sono tornati una seconda volta, il 3 giugno 1972: con il Brilli Peri squalifica­to il Montevarch­i scelse proprio lo stadio Comunale di Firenze per ospitare la Pistoiese, e vincere con un gol a tempo scaduto lo spareggio per andare in Serie C. La prossima lettera a cui ora l’Aquila può tornare a puntare.

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