Diritti tv, un derby
La Fiorentina in Lega va con le big della serie A L’Empoli: «Che ci fa lì?»
Avversari in campo, alleati in Lega. Non è passata inosservata la spaccatura di mercoledì nel Lega Serie A, con l’assemblea disertata da sei club, tra i quali la Fiorentina. Una posizione a sorpresa, quella della società viola, che si è ritrovata al fianco di Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli, ovvero «circa l’80 per cento dei tifosi italiani», come sottolinea Adriano Galliani.
Tant’è che ieri il presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi, ha sbottato in diretta su Radio Sportiva: «I grandi sono fermi a posizioni vecchie che esistono solo in Italia. Persino la Spagna si è adeguata ad una ripartizione più equa dei diritti televisivi. E poi sinceramente non capisco perché la Fiorentina si metta tra i grandi club, mi sembra che come numeri non ci stia».
La scelta dei Della Valle però non è casuale e nasce dalla profonda crisi in cui è piombato il calcio italiano. La Fiorentina, insomma, ha scelto di sostenere il fronte delle società con più esperienza internazionale, sia perché il modello riferimento resta la fascia medio-alta della classifica sia per ristrutturare l’intero sistema e restituire appetibilità al campionato italiano. Ma se l’alleanza con le big del campionato riporta ai tempi delle cosiddette «sorelle», oggi la frattura interna è dettata dalle diverse posizioni sulla riforma dello statuto. Fino a poco tempo fa proprio la Fiorentina non si era voluta sbilanciare più di tanto sugli argomenti discussi, in primis i criteri di ripartizione dei diritti televisivi, ma quella di mercoledì scorso suona come una presa di posizione netta, una scelta di campo che oltre ad andare contro il gruppo delle medio-piccole capitanato da Lotito stoppa di fatto qualsiasi ipotesi di accordo. La scelta di schierarsi insieme alle cinque «grandi» infatti, impedisce alle altre quattordici società di avere la maggioranza dell’assemblea e di fatto indirizza la Lega verso un commissariamento ogni giorno sempre più probabile. Tra i motivi del contendere c’è il mantenimento integrale dell’attuale «paracadute» per le tre squadre retrocesse, che ammonta a circa 60 milioni di euro e che le 14 medio-piccole vorrebbero rimanesse intatto. Il gruppo delle sei invece vorrebbe riformare con forza la struttura della Lega, con veri consigli d’amministrazione come capita in ogni società per azioni che consentirebbero all’intero sistema di funzionare meglio e, di conseguenza, anche di produrre maggiori utili in modo da garantire quello stesso paracadute (anche a cifre più alte) alle squadre retrocesse. Inevitabile, dunque, a margine della discussione su quanto dovrebbe spettare a chi retrocede in serie B, anche la discussione su diritti televisivi.
Oggi il club viola incassa circa 50 milioni a stagione, secondo una ripartizione strutturata al 40 per cento in parti uguali per ogni società, al 30 per il bacino d’utenza e al 30 per meriti sul campo. L’eventuale riforma, con il passaggio alla formula del 50-20-30, non può tuttavia regalare certezze alla Fiorentina, in particolare per quanto riguarda le indagini demoscopiche e l’audience media (che variano a seconda della posizione della squadra) e per quanto riguarda il fattore meritocratico (legato alla classifica nella successiva stagione). Una questione vitale, visto che in ballo ci sono circa 100 milioni di euro.
Alla luce di queste incertezze, perciò, la Fiorentina ha scelto di puntare sia sul bisogno di riforme per un calcio più moderno, sia su un modello di società più orientato alla Juventus che alle società medio piccole. E il nuovo stadio è una tappa fondamentale.