Corriere Fiorentino

Diritti tv, un derby

La Fiorentina in Lega va con le big della serie A L’Empoli: «Che ci fa lì?»

- di Tommaso Loreto

Avversari in campo, alleati in Lega. Non è passata inosservat­a la spaccatura di mercoledì nel Lega Serie A, con l’assemblea disertata da sei club, tra i quali la Fiorentina. Una posizione a sorpresa, quella della società viola, che si è ritrovata al fianco di Juventus, Milan, Inter, Roma e Napoli, ovvero «circa l’80 per cento dei tifosi italiani», come sottolinea Adriano Galliani.

Tant’è che ieri il presidente dell’Empoli Fabrizio Corsi, ha sbottato in diretta su Radio Sportiva: «I grandi sono fermi a posizioni vecchie che esistono solo in Italia. Persino la Spagna si è adeguata ad una ripartizio­ne più equa dei diritti televisivi. E poi sinceramen­te non capisco perché la Fiorentina si metta tra i grandi club, mi sembra che come numeri non ci stia».

La scelta dei Della Valle però non è casuale e nasce dalla profonda crisi in cui è piombato il calcio italiano. La Fiorentina, insomma, ha scelto di sostenere il fronte delle società con più esperienza internazio­nale, sia perché il modello riferiment­o resta la fascia medio-alta della classifica sia per ristruttur­are l’intero sistema e restituire appetibili­tà al campionato italiano. Ma se l’alleanza con le big del campionato riporta ai tempi delle cosiddette «sorelle», oggi la frattura interna è dettata dalle diverse posizioni sulla riforma dello statuto. Fino a poco tempo fa proprio la Fiorentina non si era voluta sbilanciar­e più di tanto sugli argomenti discussi, in primis i criteri di ripartizio­ne dei diritti televisivi, ma quella di mercoledì scorso suona come una presa di posizione netta, una scelta di campo che oltre ad andare contro il gruppo delle medio-piccole capitanato da Lotito stoppa di fatto qualsiasi ipotesi di accordo. La scelta di schierarsi insieme alle cinque «grandi» infatti, impedisce alle altre quattordic­i società di avere la maggioranz­a dell’assemblea e di fatto indirizza la Lega verso un commissari­amento ogni giorno sempre più probabile. Tra i motivi del contendere c’è il mantenimen­to integrale dell’attuale «paracadute» per le tre squadre retrocesse, che ammonta a circa 60 milioni di euro e che le 14 medio-piccole vorrebbero rimanesse intatto. Il gruppo delle sei invece vorrebbe riformare con forza la struttura della Lega, con veri consigli d’amministra­zione come capita in ogni società per azioni che consentire­bbero all’intero sistema di funzionare meglio e, di conseguenz­a, anche di produrre maggiori utili in modo da garantire quello stesso paracadute (anche a cifre più alte) alle squadre retrocesse. Inevitabil­e, dunque, a margine della discussion­e su quanto dovrebbe spettare a chi retrocede in serie B, anche la discussion­e su diritti televisivi.

Oggi il club viola incassa circa 50 milioni a stagione, secondo una ripartizio­ne strutturat­a al 40 per cento in parti uguali per ogni società, al 30 per il bacino d’utenza e al 30 per meriti sul campo. L’eventuale riforma, con il passaggio alla formula del 50-20-30, non può tuttavia regalare certezze alla Fiorentina, in particolar­e per quanto riguarda le indagini demoscopic­he e l’audience media (che variano a seconda della posizione della squadra) e per quanto riguarda il fattore meritocrat­ico (legato alla classifica nella successiva stagione). Una questione vitale, visto che in ballo ci sono circa 100 milioni di euro.

Alla luce di queste incertezze, perciò, la Fiorentina ha scelto di puntare sia sul bisogno di riforme per un calcio più moderno, sia su un modello di società più orientato alla Juventus che alle società medio piccole. E il nuovo stadio è una tappa fondamenta­le.

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A sinistra Andrea Della Valle e Mario Cognigni, patron e presidente esecutivo della Fiorentina In alto Fabrizio Corsi, presidente dell’Empoli che fa parte delle 14 squadre contro le big

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