Tutto cominciò da quella chiesa (distrutta)
Il dipinto fu commissionato per San Donato in Scopeto, fuori Porta Romana
Tra le tante storie che il capolavoro di Leonardo racconta c’è quella delle sue origini. L’opera fu commissionata all’artista dai canonici regolari di Sant’Agostino per l’altare maggiore della chiesa di San Donato in Scopeto. La chiesa si trovava in cima alla salita dell’attuale via Ugo Foscolo, fuori Porta Romana, dove ora sono visibili solo alcuni palazzi. Era il 1481, ma i lavori dell’artista si interruppero nel giro di pochi mesi. Nel 1482 Leonardo partì infatti alla volta di Milano e lasciò il grande dipinto incompiuto. Probabilmente l’opera non fu mai collocata sull’altare. E così i monaci, dopo una lunga attesa, nei primi anni ‘90 decisero di commissionare un’altra pala d’altare a Filippino Lippi, che completò nel 1496, simile per dimensioni e per soggetto, opera che ora si può ammirare nella mostra dedicata al restauro del capolavoro di Leonardo. Della chiesa di San Donato in Scopeto oggi ci resta solo il bel porticato di marmo, ricostruito davanti alla chiesa di San Jacopo sopr’Arno, come ricorda una lapide di marmo all’interno della cancellata. Mentre forse si vede solo qualche traccia della chiesa nella rappresentazione dell’assedio di Firenze del 1529-’30 che Giorgio Vasari coi suoi allievi affrescò nella Sala di Clemente VII in Palazzo Vecchio (dove ora c’è l’ufficio del sindaco). Firenze si trovava davanti alla sfida decisiva per la sopravvivenza della repubblica, con gli eserciti imperiali mandati dal Papa Medici per prendere possesso della città. Per difendersi fu ordinato di radere al suolo tutti gli edifici esterni alla cinta muraria. Si doveva demolire tutto, chiese e conventi compresi, per non offrire aiuto indiretto agli assedianti offrendo loro avamposti e permettendogli di osservare i movimenti dentro le mura. In quella decisione drastica era scritto anche il destino di San Donato a Scopeto.