La forza di Babagol
Doppia rimonta a Genova e arriva il pari L’Inter perde ed è più vicina. Viola ancora in corsa per l’Europa grazie al senegalese: «O ci crediamo o appendiamo le scarpe» dal nostro inviato Leonardo Bardazzi
Viviano, il portiere della Samp tifosissimo viola, che quasi si scusa con Babacar dopo aver parato (al 94’) la palla che avrebbe cambiato la stagione, è l’immagine simbolo del 2-2 di Marassi. Pazza, vibrante, divertente: la partita contro la Sampdoria di Giampaolo alla fine lascia l’amaro in bocca soprattutto alla Fiorentina. La prodezza di Viviano e i due pali colpiti, infatti, frenano i sogni di rimonta europea. Anche se la sconfitta dell’Inter lascia a +3 proprio i nerazzurri (l’Atalanta è a +7), mentre il Milan di Montella adesso è lontano 5 punti (domenica c’è il derby delle milanesi).
La rincorsa insomma si fa ancora più complicata, ma le due partite consecutive in casa (Empoli e Inter) e la voglia di vincere dimostrata anche ieri, lasciano uno spiraglio nel quale Borja e compagni proveranno a infilarsi. La cosa più bella della trasferta del Ferraris infatti sono proprio lo spirito di gruppo e quella voglia di non darsi per vinti che spinge i viola a reagire proprio nei momenti più difficili della gara: fosse stato sempre così, probabilmente oggi la classifica sarebbe diversa.
Fiacca e in difficoltà nel primo tempo, la Fiorentina sboccia improvvisamente nella ripresa, tanto da meritare quella che sarebbe stata la quarta vittoria di fila in campionato. Con un Tello in versione Barcellona, Kalinic accanto a Babacar e tutta la squadra a rincorrere la vittoria, la difesa della Sampdoria barcolla a più riprese e sembra sul punto di crollare. Sul più bello però la jella ci si mette di mezzo e dopo il clamoroso palo di Tello, ecco anche quello di Kalinic (sempre su cross della spagnolo) che sbarra la strada verso i tre punti. Negli ultimi venti minuti poi, dopo il nuovo vantaggio doriano firmato Alvarez (male Tatarusanu), i viola rialzano la testa, sfruttano l’errore di posizione di Viviano e segnano con Babacar, fino a mordersi le mani proprio per la parata del numero uno nato a Fiesole. Roba da film, ma senza lieto fine. E dire che il prologo era stato un pasticcio. Con la Fiorentina bloccata sul pullman per oltre mezz’ora (colpa della mezza maratona di Genova e del traffico cittadino) e la Lega calcio costretta a far slittare l’inizio della partita di 20 minuti.
Dettagli che non scalfiscono l’esuberanza doriana, visto che gli uomini di Giampaolo partono a spron battuto e cercano il gol fin dal primo minuto. Già al quinto giro di lancetta così arriva il vantaggio firmato dal gran tiro di Bruno Fernades, mentre la Fiorentina, con Ilicic svogliato e fuori fase e Borja in difficoltà da mediano davanti alla difesa, rischia seriamente di crollare. Le scelte di Sousa a proposito non convincono fino in fondo: perché Chiesa, Saponara e Kalinic in panchina? E perché di nuovo Milic titolare? La fredda cronaca in ogni caso dice che il primo tiro viola arriva al 39’ (Tello) e che l’unico brivido sulla schiena di Viviano è il colpo di testa ravvicinato (e fuori di poco) di Sanchez un attimo prima dell’intervallo.
Nella ripresa però la partita cambia. La Fiorentina ci crede e preme sull’acceleratore, la Samp invece arretra e rallenta. Tello diventa la freccia migliore nell’arco di Sousa, ma anche Kalinic versione rifinitore è una sorpresa. Il portoghese urla e si sbraccia, pretende pressing e attenzione massima: il risultato è il pari rock di Gonzalo, un altro dei lati romantici di questa domenica viola. Lui, nel giorno delle 200 partite in viola che segna il primo gol dell’anno (su assist dell’amico Borja) e proprio contro Pradè, l’uomo che lo comprò dal Villareal. Il libro cuore come detto però vale solo un punto e allora, dopo il gol-partita sprecato da Baba, mezza Fiorentina (Astori, Badelj, Saponara, ma la lista è lunga) crolla sul campo mani nei capelli; mentre Viviano, il protagonista inatteso, quasi non sa dove guardare. Il futuro ora dice derby (prima di Pasqua) e Inter. Due vittorie e, forse, si potrà sperare ancora nell’Europa.
Formazione Perché tenere Chiesa, Kalinic e Saponara in panchina? Le scelte iniziali non convincono