META RAGGIUNTA, DOPO TANTE CURVE
Il nome di Barbiana è famoso, ma il paesino di don Milani lo conoscono in pochi, abbarbicato com’è in mezzo al bosco, sulle pendici del Monte Giovi. E proprio per questo pochi — solo duecento, pare — saranno coloro che potranno essere invitati ad andarci il 20 giugno, insieme con il Papa. Saranno invece molti di più quelli che cercheranno di arrivarci arrampicandosi sulla salita piena di curve che porta a quel pugno di povere case ormai disabitate che guardano verso Vicchio. L’alternativa è arrivarci dall’alto, da Fonte alla Capra, quasi sulla vetta, per un sentiero stretto e a tratti scosceso. Due ore circa di cammino, tutt’altro che agevole. Per vivere però un’emozione non da poco: vedere Francesco inginocchiarsi su quella tomba, in quel piccolo cimitero di campagna che, immerso nel silenzio, è di per sé fonte di suggestioni profonde.
Sarà una visita breve, due ore appena, ma si allungherà nella storia. Non solo della Chiesa. Don Lorenzo è fede, certo, ma anche cultura, politica, educazione. Un protagonista dello sviluppo sociale dell’Italia, da vivo e soprattutto dopo, da morto. Tra tanti slanci sinceri, tante tensioni, anche tante strumentalizzazioni. Eppure in questi cinquant’anni, anche tra la gente più semplice, non è mancato chi capiva quanto fosse sbagliato e avvilente appropriarsi della sua figura, da una parte e dell’altra, cogliendo l’essenza del messaggio del parroco: stare sempre dalla parte dei più fragili, senza mai compromettersi con il potere, qualunque ne fosse il colore. Una barriera insormontabile per qualsiasi opportunismo.
Con l’opera omnia raccolta e presentata domenica scorsa a Milano, per i Meridiani di Mondadori, Alberto Melloni ci ha restituito un don Milani integro. Liberato dalle scorie che altri gli avevano appiccicato addosso. Ed è a questo prete che il Papa verrà a rendere omaggio, coronando l’impresa del cardinale Betori: recuperare nella sua pienezza l’eredità di Barbiana, anche con gli strappi che provocò nella Curia e nel mondo cattolico fiorentini, per offrirla alla Chiesa dei giorni nostri, a Firenze e non solo, in tutta la sua vitalità.
Avanza, e sa esattamente dove andare. Esperienze, evoluzioni ed emozioni spingono nella giusta direzione la sua trafficata vita lavorativa. Solide basi del suo destino una laurea in economia e commercio e uno studio associato che viaggia a gonfie vele. Da lì trova pure tempo per aprire una parentesi al servizio di tutti. Breve, perché vuole solo sistemare alcune cose, rendere la sua cittadina più ordinata, attraente e bella. Cinque anni possono bastare, una legislatura amministrativa, così si candida a sindaco di Vicopisano e in un solo mandato gli cambia totalmente volto: recupera e pavimenta chiassi, vicoli e piazzette, restaura la Rocca del Brunelleschi, porta le scuole nelle frazioni, ridistribuisce gli uffici municipali, amplia la biblioteca comunale e s’inventa una festa medievale che diventa intoccabile appuntamento annuale.