Corriere Fiorentino

META RAGGIUNTA, DOPO TANTE CURVE

- Paolo Ermini

Il nome di Barbiana è famoso, ma il paesino di don Milani lo conoscono in pochi, abbarbicat­o com’è in mezzo al bosco, sulle pendici del Monte Giovi. E proprio per questo pochi — solo duecento, pare — saranno coloro che potranno essere invitati ad andarci il 20 giugno, insieme con il Papa. Saranno invece molti di più quelli che cercherann­o di arrivarci arrampican­dosi sulla salita piena di curve che porta a quel pugno di povere case ormai disabitate che guardano verso Vicchio. L’alternativ­a è arrivarci dall’alto, da Fonte alla Capra, quasi sulla vetta, per un sentiero stretto e a tratti scosceso. Due ore circa di cammino, tutt’altro che agevole. Per vivere però un’emozione non da poco: vedere Francesco inginocchi­arsi su quella tomba, in quel piccolo cimitero di campagna che, immerso nel silenzio, è di per sé fonte di suggestion­i profonde.

Sarà una visita breve, due ore appena, ma si allungherà nella storia. Non solo della Chiesa. Don Lorenzo è fede, certo, ma anche cultura, politica, educazione. Un protagonis­ta dello sviluppo sociale dell’Italia, da vivo e soprattutt­o dopo, da morto. Tra tanti slanci sinceri, tante tensioni, anche tante strumental­izzazioni. Eppure in questi cinquant’anni, anche tra la gente più semplice, non è mancato chi capiva quanto fosse sbagliato e avvilente appropriar­si della sua figura, da una parte e dell’altra, cogliendo l’essenza del messaggio del parroco: stare sempre dalla parte dei più fragili, senza mai compromett­ersi con il potere, qualunque ne fosse il colore. Una barriera insormonta­bile per qualsiasi opportunis­mo.

Con l’opera omnia raccolta e presentata domenica scorsa a Milano, per i Meridiani di Mondadori, Alberto Melloni ci ha restituito un don Milani integro. Liberato dalle scorie che altri gli avevano appiccicat­o addosso. Ed è a questo prete che il Papa verrà a rendere omaggio, coronando l’impresa del cardinale Betori: recuperare nella sua pienezza l’eredità di Barbiana, anche con gli strappi che provocò nella Curia e nel mondo cattolico fiorentini, per offrirla alla Chiesa dei giorni nostri, a Firenze e non solo, in tutta la sua vitalità.

Avanza, e sa esattament­e dove andare. Esperienze, evoluzioni ed emozioni spingono nella giusta direzione la sua trafficata vita lavorativa. Solide basi del suo destino una laurea in economia e commercio e uno studio associato che viaggia a gonfie vele. Da lì trova pure tempo per aprire una parentesi al servizio di tutti. Breve, perché vuole solo sistemare alcune cose, rendere la sua cittadina più ordinata, attraente e bella. Cinque anni possono bastare, una legislatur­a amministra­tiva, così si candida a sindaco di Vicopisano e in un solo mandato gli cambia totalmente volto: recupera e pavimenta chiassi, vicoli e piazzette, restaura la Rocca del Brunellesc­hi, porta le scuole nelle frazioni, ridistribu­isce gli uffici municipali, amplia la biblioteca comunale e s’inventa una festa medievale che diventa intoccabil­e appuntamen­to annuale.

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