Corriere Fiorentino

«Così è cambiata (grazie a lui) la nostra Chiesa»

LE PAROLE DI DON MILANI

- Mauro Bonciani

«Non mi vergogno a dirlo, ho pianto quando ho saputo la notizia della visita del Papa». Don Giacomo Stinghi, amico del priore di Barbiana, si è commosso e la sua è la felicità di tutta la chiesa fiorentina.

Io invece dico che se li avevo io quei dischi in quel grosso popolo, la prima sera avrei avuto 100 giovani e dopo un mese 2oo. E tutti operai e d’ogni colore politico. Non si può aspettarsi che riescano le cose in cui non si crede con tutta l’anima.

Accanto alla stanzuccia messa a disposizio­ne per l’inglese, il pievano ne aveva un’altra enorme per il televisore e un po’ più in là un cine e un po’ più in là campo sportivo costato 11.000.000.

Quei dischi invece costano 30.000 lire.

Ci vuol poco a capire che quel prete non è tutto preso dall’idea che propone. E se non ne è preso lui, come può pretendere che ne sian presi dei poveri figlioli?

Spesso gli amici mi chiedono come faccio far scuola e come faccio a averla piena. Insistono perché io scriva per loro un metodo, che io precisi i programmi, le materie, la tecnica didattica.

Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccupar­si di come bisogna fare per fare scuola, ma solo di come bisogna essere per poter far scuola.

Bisogna essere .... Non si può spiegare in due parole come bisogna essere, ma finite Esperienze pastorali di leggere tutto questo libro e poi forse capirete come bisogna essere per far scuola popolare.

Bisogna aver le idee chiare in fatto di problemi sociali e politici. Non bisogna essere interclass­isti, ma schierati. Bisogna ardere dell’ansia di elevare il povero a un livello superiore.

Non dico a un livello pari a quello dell’attuale classe dirigente. Ma superiore: più da uomo, più spirituale, più cristiano, più tutto.

E allora vedrete che gli operai verranno, che lasceranno in asso tutte le ricreazion­i del mondo, che s’arrenderan­no nelle mani del loro prete per lasciarsi costruire da lui. Da un prete così son disposti a accettare di tutto: divisioni a tre cifre, verbi, dettato, storia, politica, teologia, scenate, malumore.

Tutte le materie son buone e tutti i modi proporle son buoni. perché è pigro come il maestro. Ma capisce che il maestro non lo stima Eguale. È diseducati­vo dire a un altro: «Per questa materia sei tagliato». Se ha passione per una materia bisogna proibirgli di studiarla. Dargli di limitato o squilibrat­o. C’è tanto tempo dopo per chiudersi nelle specializz­azioni. A cottimo Se ognuno di voi sapesse che ha da portare innanzi a ogni costo tutti i ragazzi e in tutte le materie, aguzzerebb­e l’ingegno per farli funzionare. Io vi pagherei a cottimo. Un tanto per ragazzo che impara tutte le materie. O meglio multa per ogni ragazzo che non ne impara una. Allora l’occhio vi correrebbe sempre su Gianni. Cercherest­e nel suo sguardo distratto l’intelligen­za che Dio ci ha messa certo eguale agli altri. Lottereste per il bambino che ha più bisogno, trascurand­o il più fortunato, come si fa in tutte le famiglie. Vi sveglieres­te la notte col pensiero fisso su lui a cercare un modo nuovo di far scuola, tagliato su misura sua. Andreste a cercarlo a casa se non torna. Non vi dareste pace, perché la scuola che perde Gianni non è degna d’essere chiamata scuola. Medioevali siete voi Noi per i casi estremi si adopra anche la frusta. Non faccia la schizzinos­a e lasci stare le teorie dei pedagogist­i. Se vuol la frusta gliela porto io, ma butti giù la penna dal registro. La sua penna lascia il segno per un anno. La frusta il giorno dopo non si conosce più. Gianni per quella sua penna «moderna» e perbenino non leggerà mai un libro in vita sua. Non saprà mai scrivere una lettera decente. Un castigo sproporzio­nato e crudele.

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Papa Francesco. Sopra, don Milani insieme con i suoi studenti
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 ??  ?? uscì il 25 marzo 1958 ad opera della Lef Lettera a una professore­ssa, pubblicata dalla Lef nel maggio del 1967
uscì il 25 marzo 1958 ad opera della Lef Lettera a una professore­ssa, pubblicata dalla Lef nel maggio del 1967

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