Mehta-Rubino, il trionfo di una prima al suono di tamburi
80° Maggio Standing ovation per il giovane percussionista e per il Maestro, che lo applaude Via all’ultimo festival nel segno del direttore indiano. Nardella: a Firenze è come Totti per la Roma
Il maestro Zubin Mehta
La standing ovation è per la coppia Mehta-Rubino: il giovane percussionista e il vecchio leone dell’orchestra fiorentina (alla sua ultima inaugurazione del Festival, l’81°, come direttore principale) portano aria fresca e sorrisi, tra il pubblico della prima, che resta, invece deluso dalla performance del giovane Barenboim, Michael, alle prese col celeberrimo Concerto in re maggiore per violino e orchestra di Brahms suonato in sostituzione del previsto Schönberg.
Non c’è il pubblico delle grandi occasioni al primo appuntamento di questo Maggio, ma i presenti la considerano un’inaugurazione a tratti triste vista la preannunciata «partenza» di Mehta. Stefano Merlini, che incontriamo nel foyer è tra i primi: «Mi dispiace molto — dice l’ex sovrintendente — che dovesse esserci un ricambio lo capisco, ma il modo un po’ ci offende». Poi aggiunge: «Ora c’è da augurarsi che, con l’era Chiarot, (il nuovo soprintendente arriverà il 5 maggio) — aggiunge — venga approvata anche una legge speciale per il festival, perché possano esserci dei finanziamenti aggiuntivi. Intanto è bene che arrivi un professionista come lui, dopo una lunga parentesi che è andata in altra direzione». Chiarot, da tanti evocato, ieri sera a Firenze non si è fatto vedere. Si sa che in queste settimane ha lavorato col sovrintendente uscente Francesco Bianchi, per conoscere lo stato dell’arte del teatro, ma a questa prima ha preferito non comparire. La scena dunque è tutta dello stesso Bianchi il quale, prima di entrare in platea, asserisce: «Vado via lasciando un teatro col bilancio a posto, vedrete che ci saranno anche degli utili, quando sono arrivato era in grave crisi. Ma...». C’è un ma che vale 28 milioni nel discorso dello stesso Bianchi, «Questa fondazione — aggiunge — ha bisogno di una ricapitalizzazione seria, ma non in patrimonio immobiliare, servono soldi cash, 28 milioni di euro, per la precisione, 10 subito e altri 18 non oltre i prossimi due anni. La palla a questo punto passa a Comune e Regione, tocca ai soci fondatori mettere mano al portafogli, se lo faranno il Maggio si potrà salvare». Sulla questione, però, Dario Nardella, che arriva con la moglie Chiara e la figlia Amélie, non si esprime: «Sono qui per inaugurare questo Festival — ci dice — e per salutare e ringraziare Bianchi e Mehta». Il maestro, amatissimo dalla città e dall’orchestra, aggiunge Nardella: «Qui suonerà tutte le volte che vorrà. Lui per questa orchestra è come Totti per la Roma, il capitano». Sarà, il direttore indiano parlando con questo giornale nei giorni scorsi ha detto che non ci sarà per le tournée e che ora passa il testimone.
In sala arrivano Nicola Piovani, un habituée alle nostre prime che sussurra:«Non sono per niente dispiaciuto della sostituzione di Schönberg con Brahms». Poi un passaggio su Mehta: «Lo sentii dirigere per la prima volta quando ero ragazzo — è stata una folgorazione, mi infilavo alle prove di nascosto. Per me sarà una perdita la sua assenza in questo teatro». In teatro arrivano Cesare Prandelli con Novella Benini, la vicepresidente della Regione Monica Barni, il cardinale Giuseppe Betori, l’ex procuratore Giuseppe Quattrocchi — entusiasta della performance del giovane Rubino («ha riscattato la prima parte del concerto»). Poi arrivano la presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Rimbotti, Bona Frescobaldi, e tutto il pubblico delle prime. Ci sono il console cinese Wang Fuguo con moglie e figlia e quello americano, Abigail Abby M. col marito. Tutti applaudono la coppia Mehta-Rubino. Anzi è lo stesso Mehta ad applaudire il giovane percussionista, che tornerà a Firenze quest’anno altre due volte per gli Amici della Musica. Lui uscendo dice: «L’acustica di questo teatro è straordinaria».
Francesco Bianchi Lascio un teatro con il bilancio a posto, ci saranno anche degli utili. Ma la fondazione ha bisogno di 28 milioni di ricapitalizzazione