La gioia dei suoi ex allievi «Ma non fatene un santino»
Alla visita di Bergoglio potranno partecipare solo 200 persone
Sulla strada sterrata c’è un ragazzo che sta disegnando lo scorcio, il bosco che si apre e lascia intravedere la canonica di Barbiana. Davanti alla chiesa, decine di giovani sdraiati sull’erba prendono appunti sulla giornata. Sono arrivati da Vicenza, da Milano, per conoscere il mondo di don Lorenzo. Ma sono capitati lassù in un giorno che non è come gli altri. Pochi minuti prima, sono nell’aula della scuola di Barbiana quando Agostino Burberi, che ha aperto loro le porte, riceve la telefonata. Ascolta, riattacca, si rivolge ai ragazzi: «Il Papa verrà qui a Barbiana, sarà la prima volta». Nella piccola stanza parte l’applauso.
Ma Agostino, che è vice presidente della Fondazione don Milani, non si commuove: «Gioia, provo una gioia enorme», dice. Aveva otto anni, era il chierichetto, quando il 7 dicembre 1954 aprì la porta al nuovo priore arrivato da Calenzano (il cui sindaco, Alessio Biagioli, ha invitato il Papa a visitare i locali della scuola popolare di Calenzano, dove «don Milani iniziò il suo impegno in favore degli ultimi»). Agostino e altri cinque ragazzi furono i protagonisti del primo esperimento di doposcuola. Burberi è diventato poi un sindacalista della Cisl, ha fatto carriera a Milano: «Ogni giorno dico una preghierina per il cardinale Elia Dalla Costa: con quella decisione di mandare qui don Lorenzo a me ha cambiato la vita in meglio». Ora che Papa Francesco ha deciso di celebrare il priore, dopo anni che la Fondazione ne aveva provate di tutte, fino a far recapitare una lettera a Bergoglio attraverso le mani di una suora che gliel’aveva nascosta in un libro, Agostino mette le mani avanti: «Guai a beatificarlo! Don Lorenzo non deve diventare un santino». «La visita del Papa, col suo stile semplice, in quel luogo isolato dove quella povera tomba e quella scuola speciale ci richiamano la radicalità del Vangelo. È un gran dono agli ultimi degli ultimi — gli fa eco Michele Gesualdi, presidente della Fondazione — Barbiana è ancora un luogo in cui salire in punta di piedi a pensare, pregare e ascoltare quel profondo silenzio che scuote le coscienze. E così deve rimanere». Anche giù in paese, a Vicchio, c’è un clima di festa. Nevio Santini, uno degli ultimi allievi, scoppia in lacrime quando don Francesco, il vice parroco, gli dà la notizia sventolandogli il fax davanti agli occhi. «Dopo 63 anni finalmente nostro Signore arriva a Barbiana». Mileno Fabbiani, che da don Milani ci finì perché non aveva voglia di studiare, quando ha saputo del Papa ha risposto: «Ma che sarà vero?». Nevio per anni ha fatto l’autista della Sita, Mileno è titolare di un negozio di civaie, ridono quando confessano di essere poliglotti: «Don Milani è stato straordinario non solo come insegnante, ma anche come sacerdote — spiega il parroco di Vicchio, don Giuliano Landini — Gli arcivescovi Piovanelli e Antonelli iniziarono tanti anni fa a riabilitarne la figura, poi un lavoro enorme lo ha fatto il cardinale Betori». La visita del Papa? «È un onore», dicono il sindaco di Vicchio, Roberto Izzo, e il presidente dell’Unione del Mugello, Paolo Omoboni. Il 20 giugno, quella di Bergoglio sarà una visita privata: duecento persone ammesse. Un primo sopralluogo a Barbiana è avvenuto nelle settimane scorse. Altri ce ne saranno per decidere luogo dell’atterraggio dell’elicottero e percorso, ma Barbiana non sarà aperta ai fedeli. Quasi tutto dev’essere ancora deciso, una cosa sola è certa: Papa Francesco ha chiesto che a Barbiana, con lui, ci siano gli allievi di don Lorenzo.
L’applauso dei ragazzi Ieri nell’aula della scuola di Barbiana c’era un gruppo di giovani, quando è squillato il telefono: «Il pontefice verrà qui per la prima volta»