Corriere Fiorentino

«Ma se lui era convinto che errore il dietrofron­t»

Pasquino: ha temuto le strumental­izzazioni in vista delle primarie

- Paolo Ceccarelli Fatucchi

«Sulla moschea Renzi deve aver fiutato qualcosa nell’aria. Forse ha pensato che qualche suo avversario avrebbe potuto usarla come argomento contro di lui in vista delle primarie di domenica...». Così Gianfranco Pasquino commenta lo stop arrivato dall’ex sindaco al progetto della moschea nell’ex caserma Gonzaga. «Partita chiusa» per «motivi tecnici». Matteo Renzi stoppa l’idea di fare la moschea all’ex caserma Gonzaga. E il sindaco Dario Nardella s’adegua: «Era solo un’ipotesi».

«Sulla moschea Renzi deve aver fiutato qualcosa nell’aria. Forse ha pensato che qualche suo avversario avrebbe potuto usarla come argomento contro di lui in vista delle primarie di domenica...». È un’ipotesi, solo un’ipotesi, ma Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, non sa darsi altra spiegazion­e delle dichiarazi­oni a sorpresa dell’ex premier contro l’ipotesi di realizzare la moschea nella vecchia caserma Gonzaga.

Professore Pasquino, quello per la nuova moschea di Firenze sembrava un percorso difficile ma avviato. Renzi ha riportato tutto in alto mare. Lei che idea si è fatto?

«Che Renzi è leggerment­e più forte di Nardella (ride, ndr) e che quindi il sindaco di Firenze non può non prendere atto di ciò che pensa l’ex premier nonché suo predecesso­re. Io non so come Nardella sia arrivato a quella proposta sulla moschea, ma se pensava che fosse una scelta utile alla città ha fatto male a tornare indietro».

C’è da dire che l’intervento di Renzi è stato un po’ un’eccezione: un ex sindaco, per giunta ex premier, che entra nelle scelte del suo successore non è cosa comune.

«No, purtroppo non è un’eccezione. Renzi ha una spiccata tendenza a decidere: a volte, negli anni scorsi, ha ecceduto e lo ha riconosciu­to lui stesso. E capisco che Nardella debba tenere conto di ciò che dice colui che potrebbe tornare a essere il segretario del Pd. Attenzione, dire che capisco non significa che condivido...».

Ma secondo lei perché Renzi Gianfranco Pasquino, docente emerito di Scienza della Politica all’Alma Mater di Bologna si è spinto fino a bocciare pubblicame­nte l’idea del sindaco di Firenze?

«Non ho una risposta certa. Evidenteme­nte deve aver sentito nell’aria qualche movimento... Qualcuno avrebbe potuto usare il tema contro di lui nella campagna delle primarie. Una cosa tipo: guarda, l’allievo prediletto di Renzi vuole fare una moschea a Firenze. Renzi forse non ha avuto paura, visto che ci ripete continuame­nte che lui è per la speranza, ma qualche preoccupaz­ione deve averla avuta».

C’è dunque il timore dell’impopolari­tà dietro alla retromarci­a sulla moschea?

«Proviamo a mettere le cose in ordine. Immagino che per realizzare una moschea serva un atto ufficiale, da presentare in Consiglio comunale. Ed è questo il luogo in cui un sindaco vaglia il consenso intorno a una sua proposta. Se Nardella reputa giusta la sua idea sulla moschea, deve disinteres­sarsi di cosa dicono fuori dall’aula del Consiglio comunale».

E l’opinione pubblica? A Firenze non tutti sono d’accordo con una nuova moschea...

«Ma le posizioni contrarie saranno rappresent­ate in Consiglio comunale, no?».

Scusi professore, ma come lei ben sa i consigli comunali oggi sono molto svuotati di funzioni e poteri.

«A voi giornalist­i deve piacere questa frase, la dite sempre. Ma mi permetto dire che è sbagliata: i consiglier­i comunali sono stati eletti per essere il tramite tra i cittadini e l’amministra­zione. Se non riescono a fare bene il loro lavoro, cambino mestiere. E poi, se si ritiene che ci sia una frattura tra un voto a maggioranz­a nell’assemblea e il sentire di una città, ci sono anche altri strumenti, come i referendum consultivi. Che li utilizzino tutti, questi strumenti. Ma per favore smettiamo di dare la colpa ai regolament­i».

Ma non è che in questa storia della moschea, per Renzi e per Nardella hanno pesato più i commenti negativi sui social network che non il timore di un dibattito nel Salone dei Duecento?

«Io, rispetto all’ipotesi di una moschea a Firenze, non posso fare a meno di pensare a cosa direbbero Giovanni Sartori e Oriana Fallaci, altro che social network. Detto questo, sui social si esprimono opinioni, a volte si pubblicano fake news e altre volte insulti: in ogni caso hanno poco a che fare con la democrazia, che è dialogo tra opinioni motivate». Un consiglio a Nardella?

«Sulla moschea si confronti con il Consiglio comunale, con i commercian­ti, con gli imprendito­ri, con l’Università, insomma con la città. E se sui social qualcuno lo insulta, faccia cancellare l’insulto».

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