Corriere Fiorentino

Gli errori da non ripetere

Europa Forte con le grandi, debole con le piccole: la Fiorentina ha la sindrome di dottor Jekyll e mister Hyde I motivi? Difficoltà nell’attaccare le difese schierate, i troppi errori dietro. Limiti da cancellare già a Palermo

- Leo. B. Leonardo Bardazzi

Protesta al Barbera Lo sciopero dei tifosi: i viola giocherann­o in uno stadio vuoto

Domenica al Barbera sembrerà di giocare in campo neutro. La prevendita infatti è vicina allo zero e anche molti abbonati, come già successo nelle ultime partite casalinghe dei rosanero, resteranno fuori dallo stadio. Il Palermo già domenica potrebbe retroceder­e matematica­mente (ha 13 punti di svantaggio sull’Empoli e per restare in corsa dovrebbe vincere e sperare che gli azzurri non facciano altrettant­o), ma il neo patron Baccaglini già pensa alla rifondazio­ne: «È innegabile che la squadra presenta enormi lacune caratteria­li», ha detto ieri. I tifosi invece si leccano le ferite e schiumano rabbia: «Lasciamoli soli», «In ginocchio sotto la curva!», si legge sui blog del tifo rosanero. «Noi comunque ci saremo», fanno sapere invece gli ultras della curva Nord, che però in questi mesi hanno duramente contestato l’ex proprietar­io Zamparini e i giocatori. Le previsioni insomma parlano di (massimo) 4-5.000 persone allo stadio, nonostante una politica dei prezzi stracciati che il club sta attuando ormai da settimane. Chi ci sarà poi, penserà più a contestare che a fare il tifo: «Chiediamo scusa ai tifosi», ha detto l’attuale allenatore Diego Bortoluzzi dopo i sei gol subiti domenica scorsa a Roma con la Lazio. Un mea culpa che difficilme­nte basterà a evitare i fischi, anche perché i numeri parlano chiaro: il Palermo quest’anno ha vinto appena 3 partite (di cui solo una in casa) e subito 73 gol. Un avversario rassegnato, uno stadio vuoto, una tifoseria arrabbiata. I tempi del Barbera pieno per tifare contro l’ex «traditore», sembrano lontani anni luce. Oggi di quel Palermo non c’è rimasto niente: alla Fiorentina il compito di approfitta­rne per continuare la sua corsa all’Europa.

Grande con le grandi, piccola con le piccole. Il cammino viola di questo campionato non lascia spazio a interpreta­zioni. La squadra di Paulo Sousa gioca e (spesso) vince con le più forti (la manita rifilata all’Inter è solo l’ultimo esempio), ma fatica contro chi ha poco talento. Quest’anno è già successo contro l’Empoli al Franchi, con il Genoa due volte, con Torino, Crotone e Sampdoria: totale, 12-13 punti gettati al vento, che aumentano il rammarico per quello che poteva essere e che invece non è stato. Ma che la Fiorentina soffra le partite teoricamen­te più facili, lo dicono anche le tante vittorie agguantate all’ultimo tuffo: finora è già successo con il Palermo (2-1, col di Babacar al 93’), il Pescara (doppietta di Tello) e in quel doppio successo del mese scorso (contro Cagliari e Crotone) firmato Kalinic in zona Cesarini.

Fare la voce grossa quasi solo con i forti, è una specie di sindrome da dottor Jekyll e mister Hyde molto difficile da spiegare, ma figlia comunque di almeno tre fattori: la conosciuti­ssima difficoltà viola nell’attaccare difese schierate, la mentalità evidenteme­nte non ancora «da grande» che porta a sottovalut­are gli avversari (certi primi tempi giocati sotto ritmo — vedi l’ultimo derby contro l’Empoli — e il famoso «approccio sbagliato» di cui parla spesso Sousa, fanno aumentare i sospetti) e, soprattutt­o, il cronico impaccio della Federico Chiesa si dispera dopo un gol sbagliato Sopra, Paulo Sousa difesa. Anzi, come dicono i tecnici, «della fase difensiva». Perché il problema della Fiorentina non è solo la mancanza di difensori forti (quelli comunque farebbero molto comodo), ma anche la difficoltà nel ricompatta­rsi dopo una palla persa.

Succedeva con Montella (che giocava senza mediani e con il solo Pizarro davanti alla difesa), accade anche con Paulo: Bernardesc­hi perde palla? E Joao Mario (liberissim­o) verticaliz­za per Icardi. Un vizio visto e rivisto in tutte le salse e mai davvero corretto. Con l’allenatore portoghese poi sono venuti fuori anche limiti di organizzaz­ione: la linea difensiva per esempio, ha spesso concesso troppi gol per errori di posizione, lasciando in gioco avversari che invece avrebbero dovuto essere in fuorigioco.

Un difetto costato punti pesantissi­mi proprio nel periodo clou (era febbraio) della stagione: «In tre partite, anzi in soli tre tempi, abbiamo rovinato una stagione intera», disse Giancarlo Antognoni nell’intervista al Corriere Fiorentino. Quel trittico sciagurato Genoa (da 3-1 a 3-3)-Borussia in coppa (da 2-0 a 2-4) -Torino (da 2-0 a 2-2), figlio di clamorosi errori difensivi più che del dominio del gioco da parte degli avversari, brucia e brucerà ancora per molto tempo. L’harakiri delle milanesi però ha incredibil­mente rimescolat­o di nuovo tutto. La Fiorentina è più che mai in lotta per il sesto posto (al Milan sono rimasti appena tre punti di vantaggio).

L’importante sarà non ripetere gli errori del passato e affrontare le piccole come se fossero grandi. A Palermo, e contro una squadra ormai rassegnata alla retrocessi­one, in questo senso sarà una prova del nove, anche perché gli incroci di calendario (Atalanta Juventus, Crotone-Milan e soprattutt­o Inter-Napoli) inducono a pensare positivo e a immaginare, almeno, il sorpasso della Fiorentina nei confronti dei nerazzurri di Pioli.

La stessa cosa poi varrà la settimana prossima con il Sassuolo e all’ultima giornata con il Pescara. Le giornate di campionato appena giocate in fondo lo hanno fatto capire con chiarezza: nulla è scontato. Meno che mai quando c’è la pazza Fiorentina in campo.

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La protesta dei tifosi del Palermo

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