«Il conflitto padre-figlio nel mio Idomeneo»
Da stasera al Manzoni di Pistoia la prima opera del Maggio, regia di Michieletto
Scordatevi un Idomeneo di Mozart classicheggiante, magari con palazzi cretesi sullo sfondo e personaggi con gli abiti tramandati da vasellami e statue antiche. In scena sono ammassati i segni della devastazione più violenta, lettini da ospedale, scarpe, valigie; i cretesi sono un popolo di disperati, la loro terra è martoriata dalla furia della Natura. È l’Idomeneo crudo e di forte impatto con la regia di Damiano Michieletto, già artefice del riuscito Flauto Magico di recente andato in scena all’Opera di Firenze, e presentato — primo dei due titoli d’opera di questo 80° Maggio — da stasera al Teatro Manzoni di Pistoia. Ed è la prima volta che il Festival esce dai confini di Firenze, grazie anche alla collaborazione con la Fondazione Pistoiese Promusica e l’Associazione Teatrale Pistoiese. Lo spettacolo è stato presentato con successo a Vienna, nel 2013, ed ha fatto ottenere a Michieletto il premio «Schikaneder d’Oro» come miglior regista. Proprio come a Vienna, anche qui le scene sono di Paolo Fantin, i costumi di Carla Teti, le luci di Alessandro Carletti. Sul podio dei complessi del Maggio salirà Gianluca Capuano e a cantare saranno Michael Schade (Idomeneo), Rachel Kelly (Idamante), Ekaterina Sadovnikova (Ilia), Carmela Remigio (Elettra), Leonardo Cortellazzi (Arbace) e Mirko Guadagnini (Gran sacerdote). Al di là della dimensione visiva carica di feroce attualità, solcata anche da realizzazioni video, per la sua interpretazione Michieletto batte il tema psicoanalitico del rapporto padre-figlio e del conseguente «passaggio verso la maturità, un passaggio che comporta fatica e dolore», spiega lo stesso regista. «Idamante (figlio del re cretese Idomeneo) deve liberarsi dell’oppressione paterna, deve scoprire e vivere la sua indipendenza e il suo amore per Ilia (la figlia di Priamo, prigioniera dei cretesi). Si tratta di un passaggio che ogni figlio deve compiere: «uccidere» il proprio padre. E in questo caso c’è anche un mostro da uccidere (il mostro marino inviato da Nettuno), che rappresenta il peso della figura paterna. Il sacrificio a cui Idamante è sottoposto coincide con la fine della fanciullezza e l’inizio di una nuova vita. E alla fine lo vediamo diventare padre a sua volta, mentre Idomeneo esce di scena». E difatti, Ilia partorirà un figlio, su un materasso approntato sul momento. «La circolarità della vita – prosegue Michieletto — è ricreata anche nello spazio scenico: il palco è ricoperto di terra. La In scena Lettini da ospedale, scarpe, valigie terra che accoglie i cadaveri e da cui può nascere la nuova vita. Tutto lo spettacolo si avvale di un’estetica molto semplice, proprio per rimanere nel solco di un approccio epico a questa vicenda, che però è sfrondata dai riferimenti mitologici e viene rapportata ad una umanità nella quale ognuno, oggi, può riconoscersi».