La democrazia Usa secondo Castellucci Protagoniste sei attrici per dei tableaux vivant ispirati dal viaggio di De Tocqueville
Domani la Societas Raffaello Sanzio al Metastasio di Prato
giapponese, acquatica, donata da un cultore italiano. Da qualche mese il Giardino ospita dei pomeriggi letterari, in programma fino a giugno, in una nuova ottica di rivitalizzazione del Giardino, durante tutto l’anno, del giovane presidente della Società Italiana dell’Iris Vincenzo Corti, che ha avuto anche un’idea curiosa: rifacendosi alla Carta di Peters — mappa del mondo realizzata negli anni ‘70 dal cartografo tedesco Arno Peters secondo il quale il meridiano zero invece che a Greenwich dovrebbe passare da Firenze — propone il Giardino dell’Iris come sostituto del Greenwich park. Apertura da lunedì a venerdì 10-13 e 15-19.30; sabato e domenica 1019.30. Ingresso gratuito.
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I visitatori nel Giardino dell’Iris nel podere di due ettari che sorge sotto piazzale Michelangelo, di proprietà comunale ma gestito da sempre dalla Società italiana dell’iris
Il suo viaggio fu materia di un classico del pensiero politico liberale. Il viaggio in America di Alexis de Tocqueville, s’intende, che, alla caduta dei Borbone, anzi l’anno successivo — era il 1831 — andò oltreoceano a studiare come quel paese giovane governava la sua altrettanto giovane popolazione. Giovane sì, visto che de Tocqueville non prese in considerazione in questo viaggio-studio il destino dei Nativi, né dei neri. Da questa esperienza nacque la sua celebre opera La democrazia in America che, da domani a domenica, vedremo (feriali ore 20,45, sabato 19,30, domenica 16,30) ridotta in forma teatrale al Metastasio.
Democracy in America è uno spettacolo importante e ambizioso, porta la firma di Romeo Castellucci della Societas Raffaello Sanzio che non solo lo ha riscritto con Claudia Castellucci per il palcoscenico ma ne ha anche curato regia, luci, costumi e scene e, dopo aver debuttato ad Anversa, arriva a Prato in prima nazionale prima di andare in giro in vari teatri europei. La sfida del regista è stata quella di non prendere posizione rispetto alle teorie liberali di de Tocqueville ma di descrivere quale sia stato il presupposto per la nascita della democrazia negli Usa. Un presupposto, si scoprirà, che affonda le sue radici in una visione del mondo veterotestamentaria, in un puritanesimo che ritiene gli uomini tutti uguali in forza di un credo religioso, che non ricomprende però, neri, schiavi e donne. Positivo o negativo che sia — de Tocqueville era ateo, sia detto — poco importa, almeno in questo lavoro. Quello che importa — e questo vale anche per il pensiero di de Tocqueville — è cosa questa democrazia può comportare, in termini positivi e negativi. Sarà evidente, via via che lo spettacolo andrà avanti, che il rischio più pericoloso sia la deri- va populista e la difficile relazione tra ambizioni individuali ed esigenze collettive, che poi è la questione su cui si interroga qualunque politologo. Ma non solo. La democrazia a cui dedica la sua riflessione de Tocqueville-Castellucci è qualcosa di profondamente differente rispetto a quella nata nella sua prima culla e cioé quella ateniese. Laddove questa coltivava il dubbio e si fondava sulla centralità dell’uomo, quell’altra faceva derivare da Dio la sua stessa esistenza. È forse questa la ragione per cui la protagonista rivela alcune riserve nei suoi confronti preconizzando carneficine in nome e per conto di una forma di governo che ha fondamenti teologici. Anche se non si tace un elemento di grande importanza: e cioé la particolare attitudine alla mobilità sociale tutta americana. Ultima notazione: in scena, in un avvicendarsi di tableux vivant, si muovono sei attrici. D’altro canto è lo stesso regista a prediligere lo stesso sesso in scena.