D’IMAM CE N’È UNO SOLO (DI SINDACI ALMENO TRE)
«Per la localizzazione della Moschea, continuo a confidare nel dialogo col sindaco di Firenze!». Bravo l’imam Izzedin Elzir. Ma d’imam, com’è proverbialmente noto, ce n’è uno solo. Mentre di sindaci di Firenze, come dovrebbe esser chiaro a questo punto, ce ne sono tre: Dario, Eugenio e Matteo.
Insomma, senza voler mancare di rispetto a nessuno, da una parte sta una forma mentis ispirata al più rigoroso monoteismo islamico, dall’altra l’abitudine cattolicissima ad un monoteismo, sì, ma complicato da ineffabili articolazioni trinitarie. C’è il Figlio (politico): Nardella; il Padre (politico): Renzi; e girando prudentemente alla larga da più rarefatte elaborazioni teologico-ornitologiche: lo Zio (il Giani). Dialogo non semplicissimo. Qualcuno potrebbe anche istituire parallelismi con la Trimurti induista: con Brahama-Nardella (il Violinista, il Creativo), che crea. VishnùGiani (lo Storico, il Custode della Tradizioni), che conserva. Shiva-Renzi, il Rottamatore, che rottama. Detto in maniera più laica: Firenze, non nuova a inventarsi laboratorio di pionieristici esperimenti politici, da oggi non contempla più, fra i suoi cittadini, un solo Primo Cittadino: valgono gli ex-aequo. Il tris di primi, come nel dopoteatro all’«Acqualdue». Uno è lì regolarmente eletto. L’altro ci contava, è convinto di meritarselo, e non demorde. L’ultimo-ma-non-ultimo lo è stato, sindaco, come è stato segretario e premier, ma, a sua volta trinitario, si sente ancora tutte e tre le cose, sub specie aeternitatis (lui «Unico sindaco» come Antognoni resta l’«Unico Dieci»). Insomma, individuare, oggi, chi è il vero sindaco di Firenze si fa questione oziosa, oltre che ardua, quasi come chiarire chi è il vero fidanzato di Belèn, o il vero centravanti titolare nella Fiorentina di Sousa. Tanto vale accettare la triplicazione del ruolo (col rischio di ulteriori e incontrollate proliferazioni ad libitum, stante la comprovata capacità di Eugenio Giani di materializzarsi contemporaneamente in più luoghi, come sant’Antonio Abate).
La fascia tricolore? Un colore per uno, a rotazione. Certo, sorge a questo proposito un problema di coabitazione. In Palazzo Vecchio. Un solo ufficio stile open space uso coworking non può bastare. Ma anziché sfregiare la sala di Clemente VII con l’erezione di tramezzi e soppalchi, perché non lasciare la sala, per intero, al buon Nardella? Eugenio Giani, colto, appassionato di storia patria, potrebbe stabilire il suo ufficio nello Studiolo di Francesco I (sia pure col simultaneo avvistamento di suoi avatar ad un brunch con la Società Ristoratori-Restauratori sul Terrazzo di Saturno, ad un convegno con le Donne in Viola nella Sala dei Gigli, e alla vernice di una mostra di Giampaolo Talani in Sala d’Arme). Renzi, della cui notoria modestia non occorre far cenno, potrebbe adattarsi nel Salone dei Cinquecento. Dopo di che, si tratterà di chiarire i ruoli. Ad esempio: Nardella avanza le proposte, Renzi le affossa, Giani si tuffa in Arno ai Canottieri. Oppure: Nardella pedonalizza, Giani rilastrica in pietra serena, Renzi asfalta. O ancora: Renzi fa l’ospitata da Vespa, Nardella va ad Agorà, Giani a Cuore Viola su Tvr (ma anche, al tempo stesso, su RaiGulp, a Radio Maria, e in streaming sul blog di Selvaggia Lucarelli). Entrando nello specifico: per Renzi il nuovo stadio si farà a Novoli, Giani non ha preferenze (ed è la prima volta che accade!), Nardella propone di farlo alla caserma Gonzaga: ma è solo un’ipotesi, forse fatta a sua insaputa dai tecnici, un gridare «ai Lupi, ai Lupi!». Della Valle molla tutto, e si dà a sponsorizzare l’hockey su pista. E a proposito di pista: la nuova pista del Vespucci? Per Giani si farà, di fianco all’autostrada, per Ren- zi si farà nel didietro a Pisa, Nardella propone la busvia. Renzi pedonalizza i viali di circonvallazione, Giani appare in contemporanea in otto cantieri della linea 3 della tramvia e in sei della linea 2, Nardella promette che entro il 2050 la tramvia sarà terminata: per San Valentino, ma è solo una proposta; Renzi preferisce che il taglio del nastro si faccia per la Festa del Papà, Nardella obbedisce, Giani eccepisce, che in Toscana si dice «babbo», e si tuffa alla Canottieri. Renzi ribadisce: «Fare il sindaco di Firenze è il mestiere più bello del mondo». Sarà forse per questo che lo vogliono fare in troppi.
I ruoli Nardella avanza le proposte, Renzi le affossa E Giani si va a tuffare in Arno alla Canottieri