Dario, il centauro morto sulle strade d’Irlanda Nel circuito dei sogni
Irlanda: la fine di un livornese che si era fatto tatuare il circuito di Tandragee. È morto all’ultimo giro
«È un tracciato da urlo, me lo sono pure fatto tatuare addosso. Lo amo e finché potrò, non ci rinuncerò». Dario Cecconi, 38 anni, livornese doc, era innamorato delle corse in moto, in particolare della Tandragee 100. Una classicissima delle road race da correre su strade normali, nel cuore delDario l’Irlanda del Nord, dove i dilettanti come lui sfidano i professionisti. Tra sali scendi, curve a gomito, dossi, campi, case, alberi a un passo dall’asfalto e barriere di ogni genere.
Dario amava quei paesaggi, il brivido di correre in libertà. Ed è morto lì, nell’ultimo giro della «sua» corsa. «È stata la giornata peggiore della nostra vita — racconta, su Facebook, il fratello Luca — purtroppo ha perso la battaglia più importante della sua vita. L’unica cosa che vogliamo condividere è che i medici ci hanno detto che non ha avuto il tempo di accorgersi di niente e che in questi tre giorni non ha sofferto. Dario se ne è andato seguendo una delle sue più grandi passioni circondato da persone che gli vogliono bene in luogo che ama». In Irlanda lo chiamavano «Mad spaghetti» («pazzi spghetti»), oppure «our adopted Italian son», il nostro figlio adottivo italiano. Un bel modo per fargli capire che da quelle parti ormai era di casa.
Da sei anni infatti prendeva il suo furgone, lo caricava di cose, ci attaccava la moto e, da solo, partiva verso la sua meta preferita. «Le piste mi annoiano», diceva lui. Che quest’anno aveva abbandonato la sua amata Suzuki 600 per salire su una Yamaha R6, presa in prestito per l’occasione.
La pioggia però gli è costata la vita. Mentre gli organizzatori sventolavano le bandiere rosse per interrompere la gara a causa del maltempo, il pilota che lo precedeva, in un tratto del circuito chiamato Bells Crossroads, ha perso il controllo ed è caduto. Dario gli è franato addosso, riportando lesioni gravissime (l’altro pilota invece è rimasto illeso). Ricoverato all’ospedale di Craigavon, vicino Belfast, dopo tre giorni (l’incidente è avvenuto sabato scorso), il suo cuore ha smesso di battere: «Non ho parole — aggiunge l’organizzatrice della corsa, Anne Forsythe — lui era un ragazzo fantastico, l’unico italiano che saliva fino in Irlanda solo per il piacere di esserci. Lo consideravamo come un ambasciatore della nostra corsa, ci mancherà».
Quel tatuaggio del tracciato che si portava sulla pelle, con le curve Tandragee 100 disegnate una per una, in effetti racconta tutto. L’amore per l’Irlanda, per le moto, per quella pazza corsa in quelle piccole strade di campagna e la voglia di viversi il rischio, fino alla fine. La sua bacheca Facebook da ieri è letteralmente dai messaggi d’affetto. Il mondo del motociclismo ricorda Cecconi come il «pilota sognatore». L’unico italiano nella follia delle road race britanniche. Un fascino irresistibile, ma allo stesso tempo terribile e fatale, che Dario ha pagato a carissimo prezzo.