Che festa Auguri San Miniato, oggi la basilica compie 999 anni
Oggi è il compleanno della basilica fiorentina Padre Bernardo: «Anni di luce e di speranza»
«Novecentonovantanove anni di luce e speranza». Chiese bellissime a Firenze non mancano ma l’incanto e la posizione di San Miniato al Monte rendono la basilica un luogo della memoria ecclesiale e artistica della città e una terrazza sulle speranze della comunità civile. Per questo, oggi, assume un particolare significato il 999° anniversario dei gesti con cui il vescovo Idelbrando intese ricostruire una chiesa che più degnamente custodisse uno degli indizi più venerabili della tradizione cristiana fiorentina, e cioè le reliquie del primo martire San Miniato, e istituì una comunità monastica perché quella memoria fosse trasfigurata in speranza dalla testimonianza evangelica dei monaci.
Riassume questo progetto l’apertura di una Porta Santa che corrisponde, nell’impianto romanico, al luogo di sepoltura di Miniato e dei suoi compagni. Già Carlo Magno nel IX secolo, per ringraziare il Signore della fecondità della sua sposa, omaggiò San Miniato costruendo una chiesa in corrispondenza di quelle antiche sepolture. Sulle rovine di questa costruzione carolingia, il 27 aprile del 1018, Ildebrando dedica una nuova basilica al martire fiorentino, fa scolpire sulla Porta Santa l’esclamazione con cui Giacobbe acclama il Signore dopo la straordinaria visione di una scala che collega cielo e terra: Haec est porta coeli. Da 999 anni a San Miniato, al termine di una vertiginosa scala evocata anche da Dante Alighieri nel Purgatorio, ogni fiorentino sa di trovare una porta spalancata sul mistero di Dio la cui dimora è il cielo, ma un cielo che Cristo ha avvicinato alla terra. Non è difficile immaginare come in questo millennio tantissime siano state le vicende architettoniche, spirituali, storiche che hanno, nei secoli, arricchito di bellezza e significati un luogo universale. «Se ne era accorto, come forse nessun altro, Giorgio La Pira — racconta l’abate padre Bernardo Gianni — che aveva eletto San Miniato al Monte, la sua bellezza e i suoi panorami, quale ideale punto di osservazione di quella storia della salvezza che in Firenze, nuova Gerusalemme, trovava un profetico tornante destinato ad annunciare al mondo la vera vocazione dell’uomo e di ogni città: la pace, la giustizia, la convivenza accogliente e generosa. Perenne modello di tutto questo era per lui San Miniato, rappresentazione architettonica della Gerusalemme Celeste, la città dove mai tramonta il sole, che appare come estremo manifesto di speranza all’autore dell’Apocalisse». Proprio perché non è un’utopia ma una speranza resa possibile dalla concretezza del Vangelo, il vescovo Ildebrando in un momento in cui Firenze si preparava a diventare la città che conosciamo, volle che sulla collina posta a oriente fosse visibile la vera meta di tutta la storia, il modello di ogni presente, l’approdo di ogni speranza. «Per questo da 999 anni San Miniato al Monte in realtà non parla, anzi, non promette solo questo ai fiorentini e alle miriadi di persone che quassù arrivano da ogni parte della Terra — continua padre Bernardo — Dai grandi letterati e artisti del Grand Tour, fino ai sindaci delle città dell’estremo oriente qui convocati dallo stesso La Pira, mai nessuno è ripartito indifferente al messaggio di San Miniato che con l’eloquenza della bellezza schiude il mistero della rivelazione cristiana. La nostra comunità (composta da 12 fratelli) è consapevole di questo dono che è la testimonianza di una vitalità monastica con cui mille anni dopo, con l’aiuto di Dio e nonostante le nostre povertà possiamo garantire una continuità quasi miracolosa fra l’antico progetto di Ildebrando e le sfide che la contemporaneità pone a ogni esperienza ecclesiale, anche quella così fortemente innestata nella tradizione come lo è la nostra vita benedettina».
Un entusiasmo condiviso da amici e frequentatori della basilica che stanno inviando messaggi di auguri come si fa quando arriva il compleanno di una persona cara. Seppur abbastanza refrattari alla frenesia celebrativa degli anniversari, un importante traguardo, quale il millenario di San Miniato, «non poteva dispensarci dalla progettazione di una serie di iniziative che offrissero la consapevolezza del patrimonio racchiuso dai bastioni che Michelangelo abbozzò per difendere la libertà repubblicana di Firenze. Arricchendo così di un significato politico e civile la vicenda artistica e spirituale di questo luogo». I monaci hanno voluto omaggiare San Miniato sostenendo anche da un punto di vista finanziario la pubblicazione della prima edizione critica della Passio di San Miniato sotto la responsabilità scientifica della società internazionale di studi sul medioevo latino. Inoltre stanno organizzando, con importanti istituti accademici della città, in primis l’Università, giornate di studio i cui atti resteranno come aggiornamento bibliografico sulla storia, le arti, la geografia, la fortuna otto e novecentesca di San Miniato e dell’abbazia. E non si può non citare il grande regalo dei Friends of Florence che hanno deciso di restaurare tutto l’altare maggiore e le tavole di Agnolo Gaddi. «E non mancheranno eventi musicali e artistici — conclude padre Bernardo — Un primo simbolico segno tutto immerso nell’evocativa liturgia sarà l’apertura straordinaria della Porta Santa stamani alle 9.30 e la chiusura intorno alle 19.30 al termine dei vespri solenni durante i quali sarà letta la Charta Ordinationis con cui il vescovo Ildebrando 999 anni prima aveva iniziato questa splendida avventura di fede, bellezza e speranza».
Apriamo la Porta Santa per tutto il giorno E per il millenario i Friends of Florence restaureranno l’altare maggiore e le tavole di Agnolo Gaddi