«Divento Zerovskij nel momento più felice della mia carriera»
Renato Zero parla dello show del 29 luglio a Lajatico
«Andrea venne da me accompagnato dai genitori». Andrea, è Bocelli. «Da me» è La Bussoladomani a Focette. Era l’anno 1990: «Mi ero preso il compito di salvare dalla ruspa la meravigliosa idea di Sergio Bernardini».
È Renato Zero a scavare nei suoi ricordi versiliesi. E di quella tournée, Stellarium, con la quale «pensavo di poter riportare in alto la Bussola». L’idea fu chiamare con sé un giovane promettente, ancora lontano da quella fama mondiale che avrebbe avuto pochi anni dopo: «In quel momento è nata la grande amicizia con Bocelli. Era così giovane, fu molto simpatico, venne insieme a mamma e papà».
Amicizia che ora porta Renato Zero a esibirsi per l’unica data toscana dell’anno proprio al Teatro del Silenzio, la creatura «unica per effetto scenico e impatto ambientale» che il tenore toscano ha creato nel suo paese natale, Lajatico, nel pisano. Appuntamento il 29 luglio con un progetto speciale, tutto nuovo per il cantante romano che così festeggia i cinquant’anni anni di carriera tondi tondi: si intitola Zerovskij. «Uno spettacolo dove interpreto un direttore d’orchestra — eh sì, non è un concerto, è teatro con le canzoni, Zero recita, interpreta una parte — con quella desinenza finto russo con cui mi piace scherzare e giocare ma che è anche un modo per sentirmi immerso in questa rotazione etnica, in questo movimento di popoli, dove tutto gira, tutto si muove, senza passaporti, senza bandiere, in cerca di un’identità e di felicità. In fondo penso che sono nato in Italia per caso, il destino avrebbe potuto collocarmi ovunque... in Russia per esempio».
Ma c’è di più: «A volte penso, ma perché noi italiani abbiamo sempre una risonanza mediatica più sbiadita dei nomi altisonanti stranieri? Perché i nostri Puccini e compagnia hanno dovuto faticare di più per avere un riconoscimento internazionale rispetto all’America di Broadway o alla Russia delle grandi orchestre? Ecco perché ci rido sopra inventando Zerovskij».
Non sentiremo canzonette. «Poco pop, molto sinfonico». Infatti Renato Fiacchini in arte Zero si presenterà in pompa magna con un’orchestra di 61 elementi, 30 coristi e 7 attori per «uno spettacolo senza precedenti». I fan sono avvertiti: «Questo è il momento più felice della mia carriera, perché mi sono auto-promosso con questo spettacolo speciale e sento di aver passato l’esame».
Dunque, 27 anni fa Bocelli andò da Renato Zero per iniziare una carriera. Oggi, per i 50 anni di musica dello showman e maestro del travestimento, è Zero ad andare a casa di Bocelli. «Il Teatro del Silenzio è uno dei luoghi che meglio si sposa con le mie esigenze di palcoscenico e di rapporto con il verde, operazioni come Zerovskij hanno bisogno, per realizzarsi, anche di un certo effetto di contorno, di una collocazione naturale in un contesto ecologico forte che sia anche ispiratore per la musica, un luogo dove la natura sia già teatro in sé».
L’uso di un’orchestra sinfonica così grande vuol essere anche «un messaggio di vicinanza al mondo della lirica che sta vivendo una fase di tramonto», dice. «Il vostro Maggio Musicale è un baluardo raro – aggiunge – che nonostante tutto mantiene ancora faticosamente le promesse di un tempo, altrove stanno anche peggio». Non è in programma a breve ma «nei miei sogni sì, c’è anche di fare un concerto al Maggio». Un nuovo inizio dunque. Sia sul piano stilistico, che su quello recitativo, con il cantante impegnato a «dialogare» con personaggi tutt’altro che semplici: Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita «non concetti astratti ma umanizzati».
La Toscana è spesso al centro di molti suoi «inizi»: «Fu un vero inizio per me, pur tribolato, quando mi invitarono per la prima volta tra i “grandi” alla meravigliosa fiera del disco organizzata dalla Rca al Palacongressi di Firenze nel 1973. Era l’anno in cui esordivo con No! Mamma, no!, doveva essere la mia consacrazione e infatti ricevetti 70 mila prenotazioni dell’album che per uno sconosciuto era un risultato meraviglioso: ma proprio alla vigilia della manifestazione iniziò uno sciopero dei discografici lungo un anno intero e fu una battuta d’arresto pazzesca per la mia carriera: avrei potuto abbattermi ma il grande abbraccio della città di Firenze mi fece resistere».
Trasformazione Interpreto un direttore d’orchestra con accento russo e lancio un messaggio di vicinanza al mondo della lirica che vive una fase di tramonto