«Stangata ai bus contro l’assalto»
Nardella: task force ministero-città d’arte, ma primo obiettivo i torpedoni A Pasqua boom di visitatori agli Uffizi. Schmidt: le transenne? Perché no
A Venezia si contano a uno a uno i turisti sui ponti e si pensa a introdurre il numero chiuso. E a Firenze gli Uffizi segnano un incremento «straordinario» dei visitatori durante le feste di Pasqua e il ponte del 25 aprile: più 57 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il dibattito sul controllo dei flussi di visitatori, sempre più massicci, è più aperto che mai: con il sindaco Nardella che continua a dichiararsi contrario a introdurre misure di sbarramento e il direttore del principale museo della città che chiede di «usare le transenne come per le partite allo stadio o nei grandi concerti rock» per governare l’afflusso.
Il boom degli Uffizi (che da solo ha visto un aumento del 42 per cento) è merito in parte «di una gestione più curata e pensata di flussi e orari». E in parte «delle nuove sale del Botticelli e del ritorno dell’Adorazione dei Magi di Leonardo da Vinci restaurata». Lo spiega il direttore Eike Schmidt. La tendenza di aumento riguarda tutto il primo trimestre del 2017: i visitatori sono aumentati del 12 per cento arrivando a 697.234 come numero assoluto. E dal 16 maggio arriverà anche il biglietto unico per tutti i musei di Palazzo Pitti, escluso Boboli che già da solo ha aumentato le presenze del 32 per cento e che fa riflettere il direttore: «Il godimento di Boboli da parte dei fiorentini e dei turisti che passano ore e ore di studio, relax e socializzazione con amici e familiari nel parco monumentale conferma quanto il nostro verde, che ora stiamo riportando alle glorie antiche, sia nel cuore di tutti».
Come governare il «problema» del turismo (sempre più) di massa? Nardella boccia l’opzione Venezia: «Contare i turisti tanto per contarli si può anche fare, ma limitare gli ingressi no». Il sindaco ha altre priorità: «Occorre stangare i bus dei tour giornalieri che non fanno bene né sul piano economico né su quello culturale». E medita «una task force con il ministro Franceschini che riunisca le principali città d’arte per ideare un piano comune».
Schmidt dal canto suo si affaccia alla finestra e vede «che adesso i bagarini non hanno più solo i finti badge ma si sono dotati di finte divise per ingannare i turisti e far credere loro di essere rivenditori ufficiali... visto che parliamo di apparecchi che contano le persone, iniziamo a contare loro». Il modello veneziano «dal punto di vista logistico e tecnologico è fattibile facilmente, molte realtà all’estero lo dimostrano, poi però il problema è bloccare o rallentare i visitatori una volta che abbiamo finito di contarli». Schmidt vede due strategie possibili e «opposte»: «Creare nuovi poli di interesse attraverso il collegamento tra musei vicini con numeri più alti e altri con numeri più bassi, coordinandosi, come potremmo fare noi col Bargello o l’Accademia con il prospicente museo di San Marco attraverso meccanismi di incentivo culturale-economico» oppure «usare le transenne mobili per la difesa del patrimonio e la dissuasione degli afflussi troppo massicci. Lo fanno a Campo di Marte quando ci sono le partite importanti della Fiorentina, perché non possiamo farlo noi in giornate particolarmente significative per l’impatto turistico?». Da storico dell’arte, Schmidt ricorda come «Firenze da ex città fortificata ha già sperimentato, prima dei cambiamenti urbanistici del Poggi, una tassa d’ingresso: certo, ora sarebbe più difficile attuarla. Sicuramente più difficile che a Venezia».
Rimedi Il sindaco: non si può chiudere la città Il direttore: collegare grandi e piccoli musei