Orlando sceglie la Piana rossa per lanciare l’ultimo assalto E sulla Ginori attacca le banche
CAMPI BISENZIO L’ultimo assalto di Andrea Orlando al «fortino renziano» della Toscana parte dal punto debole: dalla Piana. Una delle poche zone fiorentine dove Renzi ha perso, come a Sesto Fiorentino (a vantaggio di Sinistra Italiana) o dove ha perso il legame politico con il sindaco, quello di Campi Bisenzio, Emiliano Fossi, considerato renziano fino a queste primarie e invece oggi sostenitore del ministro della giustizia candidato alla segreteria del Pd. Cinema Grotta stracolmo, giovedì sera con — dicono i sestesi — anche tanti semplici cittadini che alle ultime elezioni avevano sostenuto Lorenzo Falchi (S.I.) invece di Lorenzo Zambini del Pd. Ma Orlando ha parlato anche con i lavoratori della Richard Ginori: ha assicurato il suo impegno, ha detto che ha già «battuto i pugni sul tavolo del Mise», e che ora serve «un vero piano industriale» e un atteggiamento diverso dalla banche, «siano meno esose».
Stretto tra primarie, ruolo di ministro e di leader di una componente dem, Orlando parla del futuro del partito («La socialdemocrazia è morta. In Italia vogliamo fare un partito di centrosinistra. La ditta è fallita perché ha pensato di ricostruire un partito che non poteva essere ricostruito. Blair ha fatto la guerra in Iraq, chi fa il verso a Tony Blair fa ridere»), dell’inchiesta di Taranto sui migranti («Se ci sono le prove bisogna punire, oltre che denunciare: ma non si può generalizzare, le Ong hanno svolto un ruolo fondamentale in questi anni»), degli ex compagni di viaggio («Tra Bersani e Berlusconi continuo a preferire Bersani», anche se «penso che chi se ne sia andato dal Pd abbia fatto un errore gravissimo»).
Il secondo appuntamento della due giorni della Piana, per Orlando, è alla Manetti Battiloro a Campi, fiore all’occhiello della manifattura e della tradizione fiorentina. «Siamo solo ospiti, ci hanno chiesto la sala», spiega Niccolò Manetti, mostrando le foto con almeno mezzo governo attuale e pure qualche ministro passato: ma tra i renziani c’è chi ha chiamato Manetti (considerato vicino a Renzi) contrariato. Il confronto, con rappresentanti di Confindustria, Fiom Cgil e Fim Cisl (oltre al sindaco Fossi, che ha organizzato l’evento) è tutto sull’etica e la responsabilità di impresa per la filiera del lusso e contro la contraffazione. «Occorre investire in centri di ricerca e sviluppo per le piccole imprese, non capaci di farli da soli e altrimenti troppo legate ad un solo grande gruppo o griffe» ha proposta Orlando. Per poi ripartire alla volta di La Spezia e Torino, a caccia degli ultimi voti.