Corriere Fiorentino

Ecco Chiarot, e Mehta: «Tornerò»

Prima volta sul palco del nuovo sovrintend­ente per il saluto al maestro L’annuncio: «Ogni anno dirigerà un’opera». E Zubin abbraccia l’orchestra

-

«Adesso parto. Ma ritornerò». Lo ha fatto sapere solo nel pomeriggio, che al termine del concerto con Avi Avital di ieri sera avrebbe parlato. La penultima volta da direttore principale al Maggio, oggi dirigerà il Don Carlo. Certo Zubin Mehta resterà come direttore onorario, con l’ingresso di Fabio Luisi. Ma non sarà una presenza leggera. Se Mehta conclude il suo saluto con una promessa, è il neo sovrintend­ente Cristiano Chiarot ad assicurare che il legame tra il Maggio musicale e il «maestro» resterà forte.

Lo fa prendendo la parola sul palco: «Il maestro conclude la sua grande avventura da direttore principale musicale al teatro ma ...» si ferma Chiarot, e partono gli applausi. Torna il silenzio, ecco l’annuncio: «Non sarà così. Questa è la sua orchestra, la sua città d’adozione, che ama, come ama il teatro e l’orchestra. Ogni anno Mehta tornerà a dirigere un’opera al festival e per altri concerti straordina­ri».

Chiarot lascia il microfono a Mehta, visibilmen­te emozionato, come tanti in sala, parla delle «4 battute» che fa qualche musicista in un concerto, 4 battute però durate «per 32 anni. Per 32 anni ho vissuto voi, 32 anni di felicità con la musica: l’orchestra è diventata la mia famiglia». Ed ha citato la versatilit­à, la profession­alità del Maggio sciorinand­o il repertorio vastissimo che ha potuto dirigere, «tutte le opere di Mozart, due volte il Ring di Wagner, le nove sinfonie di Beethoven. Mi mancherà molto tutto questo, sono molto grato al nostro pubblico fedele di Firenze: però io ritornerò». E tra abbracci con i professori d’orchestra, mentre tutto il teatro gli tributa la standing ovation, esce dal palco. Ma non è un addio. È un punto fermo per il futuro del Maggio che domani verrà illustrato da Chiarot con il sindaco Dario Nardella. Ma che Maggio resta, oggi?

Leggendo l’ultimo bilancio e la relazione dei revisori dei conti, si trovano conti in equilibrio ma sempre in tensione. Con ricavi in aumento da biglietti (+13%, ora sono a 4,1 milioni su 36,7) ma lontani dal raggiungim­ento di un terzo rispetto ai ricavi totali, obiettivo per la sostenibil­ità dei conti. Dopo la «cura Bianchi», cioè l’applicazio­ne della legge Bray su contratti decentrati, dopo i licenziame­nti (ed i reintegri voluti dai giudici), resta lo scontro sulla «saturazion­e»: cioè quanto erano davvero occupate le sale durante i concerti. Il bilancio parla del 73%, cifra contestata dai revisori dei conti. La Cgil ha rifatto i conti: siamo al 48%. La fondazione ha spiegato che la percentual­e (come è possibile per legge) tiene conto anche «delle prove aperte al pubblico» anche per «scuole e bibliotech­e», oltre che degli altri eventi. Ma come sono andati davvero gli spettacoli nel 2016? Con il critico Francesco Ermini Polacci, abbiamo selezionat­o 8 spettacoli del 2016, recite «simbolo» delle diverse strategie: produzioni proprie, ospiti, nomi di «grido» e spettacoli più «popolari», tradiziona­li, di repertorio. Il quadro che emerge è diversific­ato: portare i Berliner con Nezet-Seguin è costato (ricavi meno costi) 150.021, ma con un teatro quasi pieno. La produzione di Iolanta ha pesato sulle casse del Maggio per 410 mila euro, in sei spettacoli solo in 3.419 hanno pagato biglietto o abbonament­o. Altri spettacoli di repertorio hanno portato utili (quasi 10 mila euro per il Nabucco) o poche perdite (quasi 40 mila euro per la Boheme, costata però oltre 460 mila euro). E la produzione de

 ??  ?? Il maestro Zubin Mehta riceve il microfono sul palco dell’Opera dal sovrintend­ente Cristiano Chiarot (foto Garosi/Sestini)
Il maestro Zubin Mehta riceve il microfono sul palco dell’Opera dal sovrintend­ente Cristiano Chiarot (foto Garosi/Sestini)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy