Corriere Fiorentino

PASSA DA CASCINA IL CONFINE DELLA LEGA LEPENISTA E DELUSA

- Di David Allegranti

ha firmato per la (ri)candidatur­a di Salvini alla guida della Lega (questo fine settimana ci sono le primarie): «Senza di lui in Toscana saremmo ancora allo zerovirgol­a. In Toscana non vogliamo più soltanto partecipar­e, vogliamo vincere!», ha detto la sindaca.

Viene però da chiedersi se sia davvero possibile la costruzion­e di un Front National in Italia. È insomma ipotizzabi­le un movimento del genere qui da noi? «Nelle stesse proporzion­i elettorali, no. Con un identico profilo, è difficile immaginarl­o — mi dice il politologo Marco Tarchi — perché il Front National è il prodotto di un’evoluzione specifica durata un abbondante quarantenn­io (e in cui, non dispiaccia ai molti incompeten­ti che ne parlano e ne scrivono, fascismo e neofascism­o non hanno avuto alcuno spazio almeno fin dall’estate del 1973, quando il Fn si separò dal gruppuscol­o Ordre Nouveau, che aveva sperato di servirsene come facciata legittiman­te) che non ha paralleli in Italia. Forse a suo tempo avrebbe potuto andare nella stessa direzione il Msi, che scelse invece di scartare la carta populista e di annacquars­i in una sorta di conservato­rismo liberal-nazionale. Tutto ciò premesso, il modello-Front National sta fornendo evidenti spunti imitativi sia alla Lega Nord che a Fratelli d’Italia, e può essere (limitatame­nte) utile ad entrambi».

Le parole di Maroni non stupiscono il professore: «Si tratta del solito classico caso in cui si cerca di sfruttare un’occasione a portata di mano per screditare un avversario, in questo caso interno. In sé, il paragone di Maroni non ha la benché minima fondatezza, perché l’ipotesi di dover giungere al governo attraverso un ballottagg­io tra singoli candidati in una competizio­ne a doppio turno è, in Italia, inesistent­e. E, comunque, se la linea politica “lepenista” di Salvini dovesse sortire i risultati dell’originale francese, con il 28 per cento ottenuto nel complesso del territorio nazionale dal Fn alle regionali di fine 2015, ci si troverebbe di fronte a un successo stratosfer­ico (del tutto improbabil­e). Maroni ha in vista, per la Lega, un futuro da partner minoritari­o di una coalizione di centrodest­ra, sperando soprattutt­o di consolidar­e così il suo ruolo in Lombardia. È bassa cucina politicant­e: proprio quello contro cui la Lega da trent’anni e passa dichiara di combattere».

Adesso però appare difficile che Salvini abbia la forza di egemonizza­re tutto il centrodest­ra. Alla fine non rischia di doversi accontenta­re di un’alleanza con Berlusconi? «Se lo facesse, a mio avviso commettere­bbe un errore irrimediab­ile», dice Tarchi. «L’elettorato potenziale — e in parte quello attuale previsto dai sondaggi e sperimenta­to alle scorse regionali — della Lega travalica la linea divisoria sinistra/destra e diffida di un personaggi­o decotto e discusso come Berlusconi. A Salvini conviene, in questa fase, molto più la competizio­ne con Forza Italia che un accordo che la costringer­ebbe a rinunciare ad alcuni degli elementi caratteriz­zanti del suo programma e della sua immagine».

A Milano, in fondo, è andata proprio così: Salvini in campagna elettorale si era eclissato per lasciare campo libero a Stefano Parisi, che non ha mai gradito toni e temi del populismo leghista. Un bis a livello nazionale potrebbe costare molto alla Lega salviniana.

 Secondo Maroni il modello Front National va abbandonat­o ma molti leghisti come il sindaco Ceccardi stanno con Salvini

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Sindaco Susanna Ceccardi
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