Corriere Fiorentino

Con i figli anche di notte Il Meyer spalanca le porte della terapia intensiva

Svolta per la festa della mamma: «Devastante stare fuori»

- Antonio Passanese

È una rivoluzion­e che cambierà in meglio la qualità delle cure rivolte ai piccoli pazienti del Meyer: quelli ricoverati nella Terapia intensiva neonatale. Da oggi, giorno in cui si celebra la Festa della mamma, il delicato reparto dell’ospedale pediatrico fiorentino terrà le sue porte aperte giorno e notte per consentire a entrambi i genitori di restare sempre accanto ai propri figli.

Fino a ieri l’ingresso era permesso solo dalle 11,30 alle 23,30, adesso i neonati potranno contare sulla presenza continua dei genitori e, in caso di risveglio, addormenta­rsi con la voce rassicuran­te di uno dei due o di entrambi. Su richiesta, inoltre, sarà possibile anche allargare questa possibilit­à ad altri familiari, come gli zii, i nonni, e nel caso anche ai frattellin­i.

Nella Terapia intensiva dell’ospedale pediatrico fiorentino ogni anno vengono ricoverati circa 250 bambini, che arrivano da tutta Italia, e la maggior parte di loro ha bisogno di trattament­i di elevata complessit­à. I genitori sono coinvolti in prima persona nell’accudiment­o dei pazienti, dalla cura dell’igiene al cambio del pannolino, passando per il bagnetto. «I neonati hanno bisogno dei loro genitori — spiega il dottor Patrizio Fiorini, responsabi­le della Terapia intensiva neonatale del Meyer — soprattutt­o durante il momento del ricovero in ospedale. La vicinanza di mamma e babbo ha sicurament­e un effetto confortant­e per il bambino e la possibilit­à di garantire la continuità di questa relazione senza interruzio­ni comporta indubbi vantaggi sia per i neonati che per i genitori stessi».

Per attuare questo cambiament­o, è stato necessario coinvolger­e tutto il personale del reparto attraverso un percorso di discussion­e, concertazi­one e riorganizz­azione. Medici, infermieri e operatori si sono confrontat­i per stabilire nuovi protocolli e procedure, e per garantire adeguati standard di sicurezza, anche in situazioni di eventuale emergenza. «Sono veramente felice che quest’anno la festa della mamma abbia un significat­o così importante — commenta Monica Ceccatelli che, oltre a essere la presidente di un’associazio­ne, la Piccino Picciò, ha vissuto sulla propria pelle il dramma di un figlio in terapia intensiva — Stare fuori da quella porta è devastante. Dunque, gioisco per chi da oggi ha un’opportunit­à che noi non abbiamo avuto ma che abbiamo contribuit­o a creare».

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Una madre con il proprio piccolo nel reparto di terapia intensiva del Meyer
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Alberto Zanobini, direttore generale del Meyer

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