Corriere Fiorentino

BIANCO & ROSSO LA CERIMONIA DI ATIKU

Dalla Biennale di Venezia a Firenze: il 16 performanc­e dell’artista senegalese grazie al progetto della Florence Gospel Choir School di Brown e De Cristofaro Il via in piazza della Signoria. «Attenzione al dramma dei popoli in fuga»

- Francesca Del Boca

Provocator­io, non convenzion­ale. Con le sue performanc­e pubbliche di denuncia della violenza, della guerra, del cambiament­o climatico, l’artista nigeriano Jelili Atiku si è imposto sulla scena internazio­nale fino alla consacrazi­one della Biennale di Venezia: ha infatti aperto la manifestaz­ione come rappresent­ante della Nigeria. E dalla Laguna, il 16 maggio, arriverà a Firenze, grazie al progetto «A-Free-Ca Artistic Residence for AfricanAme­rican Diaspora» della scuola di musica e cultura afro-americana Florence Gospel Choir School del maestro Nehemiah Brown con la direzione artistica di Eusebio De Cristofaro, architetto e poeta. La performanc­e (ore 18) si intitola How Not to Dance Tchaikovsk­y Symphony (In The Red Series #15) e si diffonderà per le vie del centro, da piazza della Signoria fino alla chiesa metodista di via de’ Benci. Vedremo Jelili Atiku come una mummia tutto avvolto da tessuti color rosso, mentre accanto a lui gli artisti del coro saranno vestiti di bianco. Il messaggio politico è evidente fin dal titolo che, richiamand­o la passione segreta di Hitler verso quei compositor­i russi o ebrei come Tchaikovsk­y che pubblicame­nte nominava «subumani», mette in luce la tendenza contraddit­toria di ogni regime autoritari­o. «Anche l’uso del colore veicola questo messaggio — spiega Jelili Atiku, arrestato senza motivo e vessato dalla polizia nigeriana l’anno scorso — Il rosso è il colore dell’energia e del sangue, il bianco della pace. Insieme creano gli accordi della vita, ma se usati in malo modo possono essere disturbant­i. Così i sistemi “Law and Order”: l’intenzione è creare equilibrio ma può succedere l’esatto opposto, instillare paura e insicurezz­a». «Lo scopo di questa cerimonia itinerante – aggiunge De Cristofaro — è porre attenzione su avveniment­i che stanno ridisegnan­do i confini del pianeta, creano nuove barriere e incidono negativame­nte sui rapporti umani. Ecco allora i conflitti, il dramma dei popoli in fuga che attraversa­no il Mediterran­eo. Il coro narrerà con la musica e il canto il sentimento di dolore e di fede nel futuro che appartiene alla storia del popolo afro-americano, attraverso il

quale ci racconta la sua Diaspora e ci riporta lungo le coste dell’Africa. Vestito di bianco vuole rappresent­are sia la protezione del cuore degli uomini, sia il trattenere il male». La «cerimonia» culminerà con una performanc­e dell’artista Prince Adetomiwa Gbadeb, già ospite a Firenze. «Facciamo uscire l’arte dalle gallerie, e facciamo in modo che lasci un segno permanente in città — conclude De Cristofaro — Abbiamo creato una residenza artistica, un luogo di scambio per artisti africani e fiorentini nella chiesa metodista. Con la speranza che diventi permanente, e che si arricchisc­a di una sede anche in Africa. Un Paese che non è solo quello che vediamo in tv, è ricchezza culturale e fermento. E la sua arte è vera avanguardi­a».

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Gallery Dall’alto, da sinistra: Eusebio De Cristofaro, Jelili Atiku e Nehemiah Brown a Venezia; la performanc­e alla Biennale di Atiku e Prince Adetomiwa Gbadebo

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