MPS, CINQUE MESI COL FIATO (E IL TITOLO) SOSPESO
Mps, cinque mesi con il fiato sospeso E non solo quello
Oggi sono passati cinque mesi dalla sospensione in Borsa del titolo di Banca Monte dei Paschi, ma ancora non è arrivato il via libera della vigilanza europea all’ingresso dello Stato al timone di Rocca Salimbeni attraverso l’aumento di capitale precauzionale, né al nuovo piano industriale della banca. Prima si era parlato di un paio di mesi, poi della primavera ma le settimane si sono sommate alle precedenti, mentre si rincorrevano indiscrezioni e voci sulla richiesta di pesanti tagli occupazionali (10.000 persone inizialmente secondo il Sole 24 Ore a fronte di un organico e giovedì scorso a La Stampa la commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vegastar non ha smentito la cifra di 5.000 uscite, contro i 2.900 esuberi già previsti entro il 2019, limitandosi ad affermare «non chiediamo licenziamenti, ma quando si parla di ridurre i costi si finisce sempre sul numero dei lavoratori»). Anche sulla cessione dei 27 miliardi di crediti deteriorati niente si concretizzerà senza l’ok della vigilanza europea, dato che la loro cessione è parte integrante del piano di risanamento di Mps. L’idea è quella di venderli in blocco, chiudendo l’operazione entro l’anno, e secondo le ultime voci serviranno altri due o tre mesi anche per l’ingresso dello Stato nel Monte con il 70-75% del capitale, dopo il sì di Bruxelles, passaggio per il quale serve un’assemblea straordinaria che deliberi l’aumento di capitale. L’interlocuzione tra Siena, Bce, Ue e ministeri è stata costante e intanto nei primi tre mesi del 2017 sono rientrati 5 miliardi di raccolta, per un totale di 109 miliardi. Non solo, per la banca guidata dal presidente Alessandro Falciai e dall’ad Marco Morelli si prospetta un allungamento del piano industriale da 3 a 5 anni. Più segnali mostrano che la chiusura della trattativa è imminente: le prossime settimane, se non giorni, saranno finalmente decisive.