Corriere Fiorentino

CHI PESA, CHI NO: LA BILANCIA

- SEGUE DALLA PRIMA Antonio Montanaro

Perché il pallone è allo stesso tempo matematica e letteratur­a, realismo dei bilanci e imprevedib­ile potere dell’istinto. Non può essere ricondotto tutto alla dicotomia maggioranz­aminoranza. Bisogna vedere, spiega il proprietar­io della Fiorentina, «se questa pessima situazione dipende da pochi tifosi, da un gruppo di tifosi, o se la città la pensa in questo modo». La voglia di saperne di più è legittima, ma la risposta chi può darla? Di certo — basta dare uno sguardo ai proclami di alcuni siti per convincers­ene— domenica sera, in occasione dell’ultima di campionato al Franchi, il grillismo da curva non perderà l’occasione per farsi notare. Ma siamo sicuri che quei «vaffa» facciano davvero capire quant’è alta la febbre viola? C’è chi, per esempio, da mesi rimane lontano dal Franchi, deluso da una stagione al di sotto delle aspettativ­e e da una gestione quanto meno debole del mercato e di Sousa. Sono quelli che non alzano la voce, non espongono striscioni, magari aspettano di capire chi farà l’allenatore e come sarà la squadra per decidere se fare o meno il prossimo abbonament­o. Ma come e quanto peseranno nella «conta»? Chi ha sempre rifiutato ogni manicheism­o si augura che, alla fine, le «dovute decisioni» siano prese seguendo altri criteri. Quello di Diego Della Valle sembra anche un appello alla Firenze che rifiuta la violenza delle offese, che ha giudizi e non pregiudizi. Ci sta, vista la tensione (esagerata) che si respira intorno alla Fiorentina. Attenzione però a non dare cittadinan­za ai mestatori, da stadio e da tastiera. Le società di calcio oggi sono aziende che muovono milioni di euro. Il loro obiettivo è soprattutt­o quello di raggiunger­e traguardi sportivi e quindi economici sempre più importanti (non solo titoli e trofei, ma anche partecipaz­ioni alle coppe europee). La crescita dei risultati della Fiorentina ripartita dalla C2 è sotto gli occhi di tutti. E i Della Valle sono i proprietar­i della Fiorentina. Punto. Perché allora dare peso ai contestato­ri seriali?

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