Corriere Fiorentino

Io, Emma, i migranti E la campagna iniziata col barattolo di pesto

- Jacopo Storni

Buongiorno, sono Emma Bonino, le posso parlare? Quando mi è arrivato questo messaggio sul cellulare, ho pensato a uno scherzo. Invece era lei. Ci siamo sentiti pochi minuti più tardi. Ricordo bene quella telefonata. «Onorevole, per me è un onore». Lei tagliò corto: «Lasciamo perdere gli onori». Voleva andare subito al sodo. Parlava tumultuosa­mente, senza badare troppo alla forma, con impeto ed energia. «Ho letto il suo libro sugli immigrati di successo, sarebbe bello poterli coinvolger­e nella campagna che sto lanciando per un nuovo racconto dell’immigrazio­ne». Avevo letto qualcosa sui giornali: Bonino voleva lanciare una grande raccolta firme per una legge di iniziativa popolare per superare la Bossi-Fini e creare nuovi canali di ingresso per i migranti che vogliono lavorare. Servivano 50 mila firme in 6 mesi. L’idea mi era piaciuta. Mi era piaciuta, soprattutt­o, l’idea di provare a ribaltare lo stereotipo che aleggia sugli immigrati: non solo profughi, straccioni e delinquent­i, ma anche imprendito­ri, architetti, lavoratori che contribuis­cono al Pil italiano. Accettai l’invito di Emma, andai a trovarla a Roma. Mi invitò a pranzo a casa sua, di domenica, insieme a due collaborat­ori, Vitaliana e Simone. «Pizza o pasta al pesto?» mi scrisse. Una persona normale, nonostante anni di battaglie radicali e l’alta carriera istituzion­ale. Semplice come la sua casa in Campo de Fiori, poche stanze all’ultimo piano, piene di libri e fotografie. Tante quelle con Pannella. Emma venne ad aprirci la porta, una piccola donna minuta, un cappello viola in testa, sorrideva, leggerment­e affaticata. Avevo portato una bottiglia di Brunello. Il pesto non lo finimmo, rimase in un barattolo, la Bonino lo incartò e me lo dette: «Te lo regalo». Parlammo quasi due ore. Condividem­mo idee per la campagna e per un nuovo racconto dell’immigrazio­ne. Decidemmo di organizzar­e una riunione con una decina di immigrati di successo, che venne fatta proprio a Firenze, a marzo. Emma parlava con passione, si animava quando elencava i sindaci e le associazio­ni che stavano aderendo alla campagna, che non aveva ancora un nome. «Pensa a un titolo ad effetto». Ma non mi venne in mente niente. Oggi la campagna è nel vivo, si chiama Ero straniero. L’umanità che fa bene. In tempi come questi non è facile chiedere una firma per abolire la Bossi-Fini. Emma disse: «Forse ci tireranno le uova, ma è una battaglia di civiltà che dobbiamo avere il coraggio di combattere». Proprio oggi Emma Bonino arriverà a Firenze per presentare quella campagna, insieme alle istituzion­i locali. Forse andrò a prenderla in stazione. Spero tanto che mi abbia portato un altro barattolo di pesto. Era buonissimo.

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