Io, Emma, i migranti E la campagna iniziata col barattolo di pesto
Buongiorno, sono Emma Bonino, le posso parlare? Quando mi è arrivato questo messaggio sul cellulare, ho pensato a uno scherzo. Invece era lei. Ci siamo sentiti pochi minuti più tardi. Ricordo bene quella telefonata. «Onorevole, per me è un onore». Lei tagliò corto: «Lasciamo perdere gli onori». Voleva andare subito al sodo. Parlava tumultuosamente, senza badare troppo alla forma, con impeto ed energia. «Ho letto il suo libro sugli immigrati di successo, sarebbe bello poterli coinvolgere nella campagna che sto lanciando per un nuovo racconto dell’immigrazione». Avevo letto qualcosa sui giornali: Bonino voleva lanciare una grande raccolta firme per una legge di iniziativa popolare per superare la Bossi-Fini e creare nuovi canali di ingresso per i migranti che vogliono lavorare. Servivano 50 mila firme in 6 mesi. L’idea mi era piaciuta. Mi era piaciuta, soprattutto, l’idea di provare a ribaltare lo stereotipo che aleggia sugli immigrati: non solo profughi, straccioni e delinquenti, ma anche imprenditori, architetti, lavoratori che contribuiscono al Pil italiano. Accettai l’invito di Emma, andai a trovarla a Roma. Mi invitò a pranzo a casa sua, di domenica, insieme a due collaboratori, Vitaliana e Simone. «Pizza o pasta al pesto?» mi scrisse. Una persona normale, nonostante anni di battaglie radicali e l’alta carriera istituzionale. Semplice come la sua casa in Campo de Fiori, poche stanze all’ultimo piano, piene di libri e fotografie. Tante quelle con Pannella. Emma venne ad aprirci la porta, una piccola donna minuta, un cappello viola in testa, sorrideva, leggermente affaticata. Avevo portato una bottiglia di Brunello. Il pesto non lo finimmo, rimase in un barattolo, la Bonino lo incartò e me lo dette: «Te lo regalo». Parlammo quasi due ore. Condividemmo idee per la campagna e per un nuovo racconto dell’immigrazione. Decidemmo di organizzare una riunione con una decina di immigrati di successo, che venne fatta proprio a Firenze, a marzo. Emma parlava con passione, si animava quando elencava i sindaci e le associazioni che stavano aderendo alla campagna, che non aveva ancora un nome. «Pensa a un titolo ad effetto». Ma non mi venne in mente niente. Oggi la campagna è nel vivo, si chiama Ero straniero. L’umanità che fa bene. In tempi come questi non è facile chiedere una firma per abolire la Bossi-Fini. Emma disse: «Forse ci tireranno le uova, ma è una battaglia di civiltà che dobbiamo avere il coraggio di combattere». Proprio oggi Emma Bonino arriverà a Firenze per presentare quella campagna, insieme alle istituzioni locali. Forse andrò a prenderla in stazione. Spero tanto che mi abbia portato un altro barattolo di pesto. Era buonissimo.