Bollani, l’illuminazione «Ora guardo all’India»
Giovedì all’Opera di Firenze con il suo Concerto Azzurro
Riflessioni «Nessuna conversione: resto laico ma sono interessato a una dimensione spirituale»
«La musica è matematica — sostiene Bollani — e più la studi, più rischi di perdere la gioiosità del bambino». Qual è il problema della matematica? «Troppe regole. E noi musicisti tendiamo a darcene di più rispetto a quanto ce ne sarebbe effettivamente bisogno». È in base questo presupposto che Stefano Bollani si è «inventato» il Concerto Azzurro. Che vedrà la luce in anteprima assoluta giovedì alle 20 all’Opera di Firenze insieme all’Orchestra del Maggio diretta da Krjstian Järvi, il maestro estoneamericano con cui ha creato questo «orientaleggiante» progetto (nella seconda parte del programma Il lago dei cigni di Cajkovskij).
Uno sguardo all’India e uno al suo interno: «L’azzurro è il colore del quinto chakra, quello della gola e della creatività»; così il pianista fiorentino spiega il «nome» di questo concerto. Ma «non si tratta di una conversione a qualche religione orientale», al massimo «una graduale illuminazione: più va avanti la vita e più voglio capire come va si sviluppa questa sceneggiatura. Resto una persona totallista. mente laica ma non materialista e sempre più interessato a una dimensione spirituale».
Per capire cos’è il Concerto Azzurro non rimane altro che ascoltarlo in anteprima perché il suo autore sostiene che «non si può spiegare, è un percorso di rottura delle regole, qualcosa di ancora meno jazz del Concertone con l’Orchestra della Toscana perché non ci sono né basso né batteria ma è solo orchestra e pianoforte in un mix infarcito di sapori musicali sudamericani che hanno poco a che vedere col concerto canonico». Tutto nasce da un’opera di forte introspezione: «Per me il concerto è come seduta di auto analisi, se ci penso bene mi rendo conto che se non salissi su un palco mi toccherebbe pagare un’ana- E sarebbe peggio».
Ha passato tre mesi senza esibirsi in pubblico. Mettendo da parte l’esperienza teatrale con La regina Dada. E in attesa che dalla tv arrivasse l’offerta di «un progetto per la prima serata». Non sa se proseguirà con L’importante è avere un piano perché pensa: «Mi piacerebbe finalmente confrontarmi con queste famose casalinghe di Voghera. Ne sento parlare da anni ma non le ho mai incontrate». E tutto questo attendere, meditare, sperimentare, ha portato Stefano Bollani a porsi interrogativi sulla vita da cui è scaturito questo Concerto Azzurro. «Come sempre ogni progetto è la fotografia di un momento: sono stato “danese”, poi ”brasiliano”, gershwiniano, zappiano, napoletano. Ora vi presento il Bollani Azzurro. Che è qualcosa di molto più onnicomprensivo, inclusivo, delle altre mie precedenti manifestazioni, anche perché non ha una specifica collocazione geografica e può voler dire tutto o anche niente».