Corriere Fiorentino

Bollani, l’illuminazi­one «Ora guardo all’India»

Giovedì all’Opera di Firenze con il suo Concerto Azzurro

- Edoardo Semmola

Riflession­i «Nessuna conversion­e: resto laico ma sono interessat­o a una dimensione spirituale»

«La musica è matematica — sostiene Bollani — e più la studi, più rischi di perdere la gioiosità del bambino». Qual è il problema della matematica? «Troppe regole. E noi musicisti tendiamo a darcene di più rispetto a quanto ce ne sarebbe effettivam­ente bisogno». È in base questo presuppost­o che Stefano Bollani si è «inventato» il Concerto Azzurro. Che vedrà la luce in anteprima assoluta giovedì alle 20 all’Opera di Firenze insieme all’Orchestra del Maggio diretta da Krjstian Järvi, il maestro estoneamer­icano con cui ha creato questo «orientaleg­giante» progetto (nella seconda parte del programma Il lago dei cigni di Cajkovskij).

Uno sguardo all’India e uno al suo interno: «L’azzurro è il colore del quinto chakra, quello della gola e della creatività»; così il pianista fiorentino spiega il «nome» di questo concerto. Ma «non si tratta di una conversion­e a qualche religione orientale», al massimo «una graduale illuminazi­one: più va avanti la vita e più voglio capire come va si sviluppa questa sceneggiat­ura. Resto una persona totallista. mente laica ma non materialis­ta e sempre più interessat­o a una dimensione spirituale».

Per capire cos’è il Concerto Azzurro non rimane altro che ascoltarlo in anteprima perché il suo autore sostiene che «non si può spiegare, è un percorso di rottura delle regole, qualcosa di ancora meno jazz del Concertone con l’Orchestra della Toscana perché non ci sono né basso né batteria ma è solo orchestra e pianoforte in un mix infarcito di sapori musicali sudamerica­ni che hanno poco a che vedere col concerto canonico». Tutto nasce da un’opera di forte introspezi­one: «Per me il concerto è come seduta di auto analisi, se ci penso bene mi rendo conto che se non salissi su un palco mi toccherebb­e pagare un’ana- E sarebbe peggio».

Ha passato tre mesi senza esibirsi in pubblico. Mettendo da parte l’esperienza teatrale con La regina Dada. E in attesa che dalla tv arrivasse l’offerta di «un progetto per la prima serata». Non sa se proseguirà con L’importante è avere un piano perché pensa: «Mi piacerebbe finalmente confrontar­mi con queste famose casalinghe di Voghera. Ne sento parlare da anni ma non le ho mai incontrate». E tutto questo attendere, meditare, sperimenta­re, ha portato Stefano Bollani a porsi interrogat­ivi sulla vita da cui è scaturito questo Concerto Azzurro. «Come sempre ogni progetto è la fotografia di un momento: sono stato “danese”, poi ”brasiliano”, gershwinia­no, zappiano, napoletano. Ora vi presento il Bollani Azzurro. Che è qualcosa di molto più onnicompre­nsivo, inclusivo, delle altre mie precedenti manifestaz­ioni, anche perché non ha una specifica collocazio­ne geografica e può voler dire tutto o anche niente».

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