UNA STORIA FIORENTINA
L’arcivescovo di Firenze, umbro di nascita, è arrivato quarto nelle votazioni dei vescovi italiani sul loro nuovo presidente. A succedere ad Angelo Bagnasco sarà l’arcivescovo di Perugia (una delle importanti diocesi umbre), che invece è mugellano di nascita e fiorentino di formazione. Un incrocio geograficamente curioso, ma che ha un valore ben più profondo. Perché lega la nomina di Gualtiero Bassetti a quel patrimonio di valori religiosi e sociali che seppe esprimere la Firenze cattolica del Novecento e che il cardinale Giuseppe Betori ha cercato incessantemente di recuperare come valore della Chiesa tutta, trovando nella prossima visita del Papa a Barbiana il suo coronamento. Un risultato che non cancella le polemiche, gli strappi e le incomprensioni di allora, ma che proietta il passato nel futuro che Papa Francesco sta costruendo per la Chiesa, e non solo.
Bassetti è un bergogliano ante litteram, un pastore adatto a una Chiesa che non vuole schierarsi politicamente ma incidere sulla politica, sollecitarla, scuoterla, nell’interesse dei più fragili, di chi ha meno voce. Vedremo presto gli effetti della svolta. Forse già lo si è potuto intuire dalle prime parole di Bassetti e dalle reazioni alla sua nomina. Ma non sarà facile per nessuno ingabbiare il nuovo presidente della Cei nei soliti schemi destra-sinistra, come se la Chiesa fosse il Parlamento; oppure misurare la vicinanza di Bassetti all’autoproclamato francescanesimo dei grillini. Né qualcuno potrà azzardarsi a parlare di Giglio magico applicato alla religione, anche se nello stemma di Bassetti il giglio rosso c’è, si vede benissimo e ci fa anche parecchio piacere.