Corriere Fiorentino

UNA STORIA FIORENTINA

- di Paolo Ermini plermini@rcs.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’arcivescov­o di Firenze, umbro di nascita, è arrivato quarto nelle votazioni dei vescovi italiani sul loro nuovo presidente. A succedere ad Angelo Bagnasco sarà l’arcivescov­o di Perugia (una delle importanti diocesi umbre), che invece è mugellano di nascita e fiorentino di formazione. Un incrocio geografica­mente curioso, ma che ha un valore ben più profondo. Perché lega la nomina di Gualtiero Bassetti a quel patrimonio di valori religiosi e sociali che seppe esprimere la Firenze cattolica del Novecento e che il cardinale Giuseppe Betori ha cercato incessante­mente di recuperare come valore della Chiesa tutta, trovando nella prossima visita del Papa a Barbiana il suo coronament­o. Un risultato che non cancella le polemiche, gli strappi e le incomprens­ioni di allora, ma che proietta il passato nel futuro che Papa Francesco sta costruendo per la Chiesa, e non solo.

Bassetti è un bergoglian­o ante litteram, un pastore adatto a una Chiesa che non vuole schierarsi politicame­nte ma incidere sulla politica, sollecitar­la, scuoterla, nell’interesse dei più fragili, di chi ha meno voce. Vedremo presto gli effetti della svolta. Forse già lo si è potuto intuire dalle prime parole di Bassetti e dalle reazioni alla sua nomina. Ma non sarà facile per nessuno ingabbiare il nuovo presidente della Cei nei soliti schemi destra-sinistra, come se la Chiesa fosse il Parlamento; oppure misurare la vicinanza di Bassetti all’autoprocla­mato francescan­esimo dei grillini. Né qualcuno potrà azzardarsi a parlare di Giglio magico applicato alla religione, anche se nello stemma di Bassetti il giglio rosso c’è, si vede benissimo e ci fa anche parecchio piacere.

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