Corriere Fiorentino

IL DIRITTO DI MUOVERSI

- di Ginevra Cerrina Feroni

Il caos era annunciato. Ma ciò che è successo a Firenze mercoledì scorso ha superato ogni limite e c’è da chiedersi se la paralisi ricorrente del traffico non abbia tolto ai fiorentini, oltre alla libertà di muoversi, anche il diritto a essere rispettati come cittadini.

Ci sono state inadempien­ze amministra­tive: punto. Adesso occorre una riflession­e che non vuole (ormai non serve più) puntare il dito contro i responsabi­li, ma solo evidenziar­e alcune criticità — e sole alcune — di una città quotidiana­mente in affanno e, soprattutt­o, le incongruen­ze nella sua gestione. Da tempo Firenze, fortunatam­ente ancora così ricca di appeal per il mondo intero, è messa a dura prova da un flusso turistico crescente, che diventa addirittur­a esplosivo durante la bella stagione. Un flusso a fronte del quale la sua elegante fisionomia sta inesorabil­mente mutando. Una città diventata un mangificio diffuso a cielo aperto, dove il degrado è sotto gli occhi di tutti e il concetto di decoro una chimera. Nonostante — va riconosciu­to — l’impegno non indifferen­te profuso dalle autorità nel contrastar­e il fenomeno. Che però mostra la sua insufficie­nza nel realizzare l’obiettivo.

I lavori delle due nuove linee della tramvia stanno provocando disagi gravi sia al trasporto pubblici che a quello privato. Mentre resta irrisolta la questione del servizio taxi, per cui ormai si è perduta la benché minima certezza di trovare un’auto nelle ore di punta, in una giornata di pioggia, o a fronte di qualche evento nel comprensor­io cittadino. In barba alle famose 70 licenze aggiuntive, tanto pubblicizz­ate, delle quali il 14 giugno non si è sentita la presenza. Ovunque file di persone, perlopiù turisti increduli che si trascinava­no le valigie sotto il sole cocente. Ma non era stato previsto un piano straordina­rio per garantire un minimo di efficienza nei trasporti cittadini?

Un sentimento diffuso di impotenza e di rassegnazi­one ha preso il sopravvent­o anche sulla rabbia, unitamente alla percezione generalizz­ata di una Firenze in uno stato sempre più precario, al limite della vivibilità.

In una città già abbondante­mente sotto stress in condizioni per così dire «ordinarie», l’Amministra­zione comunale ha consentito che in contempora­nea si svolgesser­o il concerto dei Radiohead alle Cascine, Pitti Uomo alla Fortezza e un’importante partita allo stadio Franchi, ma la sfida, di fatto, è fallita. Un flop dal quale trarre qualche spunto per il futuro.

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