Torre blindata, intorno il deserto La doppia condanna di Pisa
REPORTAGE SOS SICUREZZA
«La polizia? Per noi non c’è: è tutta in centro». In via Battelli, una strada residenziale della Pisa borghese, dove ci sono appena dieci negozi in mezzo ai palazzi, i commercianti si sentono soli, senza alcuna difesa. Lì, quando all’imbrunire le saracinesche si abbassano, il marciapiede si svuota. E ora, accanto alla gioielleria di Daniele Ferretti, circondata dai nastri bianchi e rossi della Procura, i negozianti hanno messo uno striscione: «Vicini alla famiglia Ferretti». E il 26 giugno, alle nove di sera, si daranno appuntamento in via Battelli per una manifestazione convocata da Confcommercio, in cui verranno vendute le magliette con l’hashtag #IoStoConDaniele, per pagargli le spese legali.
Ma il senso di solitudine riguarda tutta la città. Anche nella Pisa in apparenza privilegiata, il centro storico, a ben vedere le strade sono senza alcun controllo. Basta farsi una passeggiata all’ora di pranzo dalle mura Nord fino alla stazione per rendersene conto: in giro non si vede una sola divisa. Da largo Parlasco, attraverso via Carducci, Borgo Stretto, Ponte di Mezzo, via dei Banchi, piazza Vittorio, fino alla stazione, le uniche tracce delle forze dell’ordine sono la macchina dei vigili davanti al Comune e quella della Polfer al binario 1. Entrambe vuote. Il municipio si ripopola di vigili e militari solo durante il Consiglio comunale.
In parte, è la giornata particolare, fitta di riunioni operative in vista della Luminaria di stasera, con mille persone tra forze dell’ordine, militari e volontari a presidiare la grande festa. Ma, alle due di pomeriggio, basta arrivare in piazza dei Miracoli per trovare quattro militari con i mitra, sei vigili urbani, oltre ai vigilanti dell’Opera della Primiziale. La prevenzione antiterrorismo sembra concentrare a sé le forze disponibili, a scapito di tutto il resto.
E di notte non va meglio: «In strada abbiamo solo due pattuglie per tutta la città, con due poliziotti ciascuna. Ma a volte ce n’è una sola», dice il sindacalista di Spil Cgil Claudio Meoli. Il sindaco Marco Filippeschi il 2 febbraio di un anno fa prese carta e penna e scrisse al ministro dell’Interno. Da allora ha scritto altre quattro lettere, ad Angelino Alfano e al suo successore, Marco Minniti. Tutte per chiedere la stessa cosa: «Concrete misure di potenziamento degli organici e dei servizi delle forze di polizia». Da Roma erano arrivate due promesse: dieci militari per il progetto strade sicure e dieci carabinieri o poliziotti per l’antiterrorismo. «Non solo non è arrivato nessuno, ma hanno preso dieci nostri carabinieri e li hanno formati per l’antiterrorismo, sottraendoli così ad altre funzioni», dice Filippeschi.
Il questore Alberto Francini conferma il problema: «Siamo sottodimensionati di almeno il 30 per cento». Gli organici delle forze dell’ordine sono aggiornati ai dati demografici del 1991. Ma da allora l’aeroporto Galilei è passato da uno a cinque milioni di passeggeri ogni anno. Pisa ha appena 91 abitanti, ma tra universitari fuori sede e turisti, ogni giorno ospita altre 160 mila persone.
Numeri di cui a Roma si tiene conto solo parzialmente, visto che gli organici sono gli stessi di città come Foggia, Modena e Livorno, che hanno meno di 200 mila abitanti. Di fatto Pisa è la terza città più popolosa del centro Italia, dopo Roma e Firenze. Per l’estate, sono in arrivo tre finanzieri in più. Tutto qui. La città sembra indifesa. La cartina di tornasole sono i tanti tappetini degli abusivi sparsi per il centro: non sono un pericolo, ma il segnale dell’assenza di controllo del territorio. Il pericolo sono i vicoli del centro dove lo spaccio — e le bande che si affrontano a volte a mani nude, a volte coi coltelli — va di pari passo con la presenza di giovani e studenti. Il turismo invece chiama le borseggiatrici, spesso adolescenti rom che si piazzano alla stazione e in viale Gramsci. Ma il peggio tocca ai turisti che arrivano in pullman organizzati, specie gli anziani (dal passo lento) delle crociere. Nel breve tragitto tra il parcheggio di via Pietrasantina e piazza dei Miracoli, ecco le borseggiatrici (ben vestite e truccate) che entrano nelle comitive e prendono di mira la coda del gruppo, i più lenti e affaticati. Agiscono almeno in due: una mette le mani in borsa, l’altra fa sparire la refurtiva. «Ogni giorno è così — spiega la guida turistica David Di Giacomo — è il far west, dobbiamo fare sempre i poliziotti noi. Sappiamo che questi piccoli reati sono difficilmente perseguibili, che chi viene beccato non va in galera, ma se il territorio fosse presidiato almeno si avrebbe una funzione di prevenzione».
Per la questura, la criminalità grave non è in aumento: dal 2015 al 2016, i furti nelle case sono calati di quasi il 30 per cento, mentre le rapine sono stabili, esattamente 119 in ciascuno dei due ultimi due anni solari. Ma fuori dal centro, dove i negozi si trovano spesso ad avere a che fare con marciapiedi vuoti, ci sono i pericoli maggiori: «Io ho subito furti, rapine, di tutto. So cosa vuol dire trovarsi con una pistola in faccia. Noi siamo con Daniele Ferretti, una persona mite che ha subito di tutto nella vita, anche le coltellate. Se ha sparato lo ha fatto solo per difendere sua moglie — dice la presidente di Confcommercio, Federica Grassini, che ha un negozio in periferia — la città è una giungla. E se una volta si parlava dei problemi della stazione, ora tutta Pisa è zona critica. È il sistema che non va, è questo Stato garantista con i criminali. Perché le loro facce sono sempre le stesse, anno dopo anno». «Il ministero degli interni continua a snobbare la città», lamenta Antonio Veronese, di Confesercenti, tornando sul tema degli organici delle forze dell’ordine. «Inutile sperare nell’aiuto di Roma — dice il sindacalista poliziotto Claudio Meoli — dobbiamo fare con quello che abbiamo. Togliamo poliziotti dagli uffici burocratici della Questura e mandiamoli in strada. Potremmo recuperarne una decina. Sono pochi. Ma sarebbe un primo passo».