Quarrata, è tutto un altro Pd: capannoni chiusi a catena ma vittoria al primo turno
Due chiavi Il vivaismo ha assorbito i posti di lavoro persi E il partito è rimasto quello «solido»
Per arrivare al cuore del centro storico di Quarrata bisogna percorrere la via crucis dei fasti che furono: via Montalbano è lunga più di un chilometro. Fino a una manciata d’anni fa era lo showroom della «città del mobile», come è ancora scritto sul cartello di ingresso del Comune: oggi è una sequela di capannoni in disuso che gridano «affittasi» e «vendesi». «Il distretto del mobile purtroppo è morto — spiega il direttore di Confindustria Toscana Nord Marcello Gozzi — e la crisi che lo ha investito dal 2007 ha portato a venir meno a maggior parte delle aziende. Quelle poche che sono rimaste agiscono nel mercato del lusso. C’è stato un ricollocamento dei lavoratori nei distretti limitrofi, tra Prato e Pistoia, ma i mercati dove agiva il distretto quarratino in passato — soprattutto Germania e Stati Uniti — hanno avuto purtroppo una ripresa quando le imprese del mobile locali erano già cessate». Nonostante ciò pare che il trauma socioeconomico non abbia influito sulla rabbia che i cittadini mettono nell’urna.
In netta controtendenza rispetto a tante altre realtà, Quarrata è infatti uno dei 3 Comuni toscani con più di 15 mila abitanti nei quali il sindaco (per di più uscente) è stato rieletto al direttamente primo al turno. Il 56% dei quarratini ha ridato fiducia a Marco Mazzanti, sindaco Pd. «Ho costruito un rapporto quotidiano con i cittadini, gente che si confronta e sa rimboccarsi le maniche», spiega il sindaco mentre organizza la sua giunta «che sarà composta in continuità con quella precedente». «Non me l’aspettavo, credevo saremmo andati al ballottaggio con i Cinque Stelle», ammette candidamente l’ingegner Angelo Lucianò, segretario del partito da 4 anni. Invece i grillini si sono fermati al 10%: quarta forza di Quarrata.
Qui i cittadini hanno creduto al «futuro che puoi già vivere», lo slogan elettorale di chi credeva — a quanto pare a ragione, stando ai risultati elettorali — che il miglior programma possibile per l’avvenire fosse promettere quanto era già stato dato. Una comunicazione in netta contraddizione con le strategie elettorali di questo tempo, tutte incentrate sulla raccolta del malcontento nella direzione del cambiamento. Ma a Quarrata la ricetta della continuità ha funzionato, per due motivi. Il primo pare essere il radicamento del Pd. Quarrata ha 26 mila abitanti e 17 frazioni, dove si tengono riunioni nei circoli Pd tutte le settimane. Il partito qui non è di marca strettamente renziana, anzi: nelle due competizioni interne — per la segreteria e per la candidatura a sindaco — il candidato più vicino all’ex premier è sempre stato perdente. «Ma abbiamo tenuto dentro tutti e siamo andati avanti insieme ancora più forti. Questa città — spiega Lucianò — non è tradizionalmente di centrosinistra, lo si vede alle elezioni politiche. Eppure il partito dialoga a sinistra e con le associazioni di categoria: la vera risorsa qui sono le persone disposte a parlarsi».
L’altra ragione è che il colpo seguito al crollo del settore del mobile — 15 anni fa c’erano 600 imprese e 3mila addetti, oggi sono rispettivamente 260 e mille — è stato assorbito grazie al florovivaismo, che ha fatto e sta facendo da cuscino per la perdita di centinaia di posti di lavoro. «I cittadini hanno comunque capito che il sindaco può fare il possibile per risolvere i problemi del lavoro — spiega Mazzanti — ma non può influire su dinamiche macroeconomiche. Domenica scorsa hanno votato con la testa valutando quel che di buono abbiamo fatto e la circostanza che mi vede sempre in mezzo a loro a cercare di risolvere i problemi. Ogni giorno. Questo è il nostro segreto».