Corriere Fiorentino

Quarrata, è tutto un altro Pd: capannoni chiusi a catena ma vittoria al primo turno

- Giorgio Bernardini

Due chiavi Il vivaismo ha assorbito i posti di lavoro persi E il partito è rimasto quello «solido»

Per arrivare al cuore del centro storico di Quarrata bisogna percorrere la via crucis dei fasti che furono: via Montalbano è lunga più di un chilometro. Fino a una manciata d’anni fa era lo showroom della «città del mobile», come è ancora scritto sul cartello di ingresso del Comune: oggi è una sequela di capannoni in disuso che gridano «affittasi» e «vendesi». «Il distretto del mobile purtroppo è morto — spiega il direttore di Confindust­ria Toscana Nord Marcello Gozzi — e la crisi che lo ha investito dal 2007 ha portato a venir meno a maggior parte delle aziende. Quelle poche che sono rimaste agiscono nel mercato del lusso. C’è stato un ricollocam­ento dei lavoratori nei distretti limitrofi, tra Prato e Pistoia, ma i mercati dove agiva il distretto quarratino in passato — soprattutt­o Germania e Stati Uniti — hanno avuto purtroppo una ripresa quando le imprese del mobile locali erano già cessate». Nonostante ciò pare che il trauma socioecono­mico non abbia influito sulla rabbia che i cittadini mettono nell’urna.

In netta controtend­enza rispetto a tante altre realtà, Quarrata è infatti uno dei 3 Comuni toscani con più di 15 mila abitanti nei quali il sindaco (per di più uscente) è stato rieletto al direttamen­te primo al turno. Il 56% dei quarratini ha ridato fiducia a Marco Mazzanti, sindaco Pd. «Ho costruito un rapporto quotidiano con i cittadini, gente che si confronta e sa rimboccars­i le maniche», spiega il sindaco mentre organizza la sua giunta «che sarà composta in continuità con quella precedente». «Non me l’aspettavo, credevo saremmo andati al ballottagg­io con i Cinque Stelle», ammette candidamen­te l’ingegner Angelo Lucianò, segretario del partito da 4 anni. Invece i grillini si sono fermati al 10%: quarta forza di Quarrata.

Qui i cittadini hanno creduto al «futuro che puoi già vivere», lo slogan elettorale di chi credeva — a quanto pare a ragione, stando ai risultati elettorali — che il miglior programma possibile per l’avvenire fosse promettere quanto era già stato dato. Una comunicazi­one in netta contraddiz­ione con le strategie elettorali di questo tempo, tutte incentrate sulla raccolta del malcontent­o nella direzione del cambiament­o. Ma a Quarrata la ricetta della continuità ha funzionato, per due motivi. Il primo pare essere il radicament­o del Pd. Quarrata ha 26 mila abitanti e 17 frazioni, dove si tengono riunioni nei circoli Pd tutte le settimane. Il partito qui non è di marca strettamen­te renziana, anzi: nelle due competizio­ni interne — per la segreteria e per la candidatur­a a sindaco — il candidato più vicino all’ex premier è sempre stato perdente. «Ma abbiamo tenuto dentro tutti e siamo andati avanti insieme ancora più forti. Questa città — spiega Lucianò — non è tradiziona­lmente di centrosini­stra, lo si vede alle elezioni politiche. Eppure il partito dialoga a sinistra e con le associazio­ni di categoria: la vera risorsa qui sono le persone disposte a parlarsi».

L’altra ragione è che il colpo seguito al crollo del settore del mobile — 15 anni fa c’erano 600 imprese e 3mila addetti, oggi sono rispettiva­mente 260 e mille — è stato assorbito grazie al florovivai­smo, che ha fatto e sta facendo da cuscino per la perdita di centinaia di posti di lavoro. «I cittadini hanno comunque capito che il sindaco può fare il possibile per risolvere i problemi del lavoro — spiega Mazzanti — ma non può influire su dinamiche macroecono­miche. Domenica scorsa hanno votato con la testa valutando quel che di buono abbiamo fatto e la circostanz­a che mi vede sempre in mezzo a loro a cercare di risolvere i problemi. Ogni giorno. Questo è il nostro segreto».

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 ??  ?? Marco Mazzanti, sindaco Pd di Quarrata riconferma­to col 56% dei voti. Sopra via Montalbano, con i capannoni dei vecchi mobilifici chiusi
Marco Mazzanti, sindaco Pd di Quarrata riconferma­to col 56% dei voti. Sopra via Montalbano, con i capannoni dei vecchi mobilifici chiusi

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