La resa di piazza Indipendenza
Rissa tra stranieri in pieno giorno. Urla, panchine divelte. E un quartiere impietrito
Sprangate e una rissa che ha coinvolto quattro slavi e un africano che ha avuto la peggio. Non c’è pace per piazza Indipendenza con i residenti esasperati dall’inefficacia delle contromisure adottate dal Comune.
Una rissa in pieno centro, con l’asse di una panchina usata come una spranga. Schiaffi, spinte, insulti tra stranieri, forse un regolamento di conti. Arrivano la polizia, i carabinieri, le ambulanze in una scena da Bronx. E poi l’omertà da parte di chi ha visto e fa finta di nulla. Ma per i residenti, demoralizzati, non è una sorpresa: piazza Indipendenza per loro è ormai periferia.
È successo ieri sera alle sette, quando ai giardini della piazza, sul lato di via Nazionale, è scoppiata una discussione tra quattro slavi e un africano. Prima gli insulti, poi gli spintoni e gli schiaffi. Sono l’africano e uno degli slavi a discutere e strattonarsi, gli altri dietro seguono l’amico. Via via si spostano verso il centro della piazza, dove per terra c’è l’asse dello schienale di una panchina che è stato divelto qualche giorno fa. Lo slavo raccoglie la lunga barra di legno e comincia a colpire l’africano. Che però si ribella, strappa l’asse dalle mani del rivale e colpisce un altro degli slavi. Da un locale di fronte i camerieri vedono tutto, sono loro che raccontano la scena. Anche un residente, Mauno, rizio, assiste. E chiama i carabinieri. Ma, mentre lo scontro si sposta sul lato dell’Università, la situazione degenera: gli slavi sfruttano sovrastano l’avversario, gli strappano di nuovo il lungo legno di mano e uno di loro glielo dà in testa. L’africano cade a terra di botto.
I quattro slavi se la danno a gambe, ma due di loro vengono bloccati dai carabinieri. In piazza arrivano tre macchine dell’Arma, una della polizia, una pattuglia in motocicletta e due ambulanze. Una coppia di residenti esce di casa, vede tutte quelle sirene, e si richiude dentro per paura: «Ormai siamo prigionieri in casa e costretti ad affacciarci alla porta prima di uscire. Questo non è vivere». In piazza, sulle panchine, c’è il solito schieramento di filippini che passa la giornata sulle panchine: bevo- mangiano, giocano a carte, vendono cibo e bottiglie ai passanti che vanno e vengono con sbobbe consegnate in piatti di plastica piegati. Attorno a loro c’è un puzzo di urina nauseante, ma sembrano non farci caso. Proviamo a chiedere: siete qui da molto? «Sì, da diverse ore». Quindi avete visto la rissa? «No, non sappiamo niente».
Tra i gruppi di stranieri di piazza Indipendenza ci si protegge a vicenda, accanto ai filippini ci sono dei cingalesi che preparano uno spinello. Da tempo c’è un accordo con la comunità filippina perché il gruppo si sposti ai giardini della Fortezza, dove non ci sarebbero conflitti coi residenti. «Per forza che non ci vanno — dice un abitante — Di là i loro commerci non funzionerebbero». Nel comitato di piazza Indipendenza la rabbia è fredda, amara e si prepara una grande protesta: «Stiamo aspettando la risposta del sindaco, gli abbiamo chiesto un incontro. Il Comune ha promesso un progetto di recupero. È l’ora di mettere le carte in tavola».
Il comitato «Ormai siamo prigionieri nei nostri appartamenti. Questo non è vivere Abbiamo chiesto un altro incontro al sindaco. Ci dica cosa vuole fare»