Corriere Fiorentino

SÌ, I CONTI VANNO MA IL SERVIZIO NO

- di Claudio Bozza

«La prima città in cui le Ferrovie dello Stato hanno comprato l’azienda di trasporto pubblico locale è Firenze quando io ero sindaco e oggi funziona molto meglio di prima». L’ex premier Matteo Renzi, oggi segretario del Pd, lo ha affermato con certezza durante la sua rassegna stampa via Facebook dalla sede romana dei dem.

Una dichiarazi­one fatta attaccando i sindacati di base dei trasporti, che ieri, per protestare contro le privatizza­zioni del settore, hanno lasciato a piedi decine di migliaia di italiani e turisti. Renzi spiega poi che «la tendenza è nettamente opposta alle ragioni dello sciopero, perché le Ferrovie sono un soggetto statale». Tutto vero, ma solo in punta di diritto. L’ex sindaco di Firenze, nel 2012, alla fine di un durissimo braccio di ferro politico è riuscito a concretizz­are la vendita di Ataf a BusItalia, braccio operativo su gomma di Fs. E oggi, a distanza di cinque anni, davanti alla certezza di Renzi riguardo il migliorame­nto del servizio offerto da Ataf, le sue parole innescano lo spunto per fare un bilancio di questa operazione. Quella firma ha segnato la fine della cinghia di trasmissio­ne tra politica e sindacati, con i Comuni soci di Ataf (e meccanismi di questo sistema) costretti ogni anno a ripianare a suon di milioni i buchi creati da gestioni aziendali sempre negative, con a capo manager (o pseudotali) nominati appunto dalla politica. Senza contare la raffica di scioperi degli autisti, spesso con ampi appoggi in Consiglio comunale. Ecco: rotto questo perverso sistema, con l’arrivo dei privati al timone di Ataf ci si aspettava una severa svolta, arrivata però solo sul fronte dei conti (le perdite abissali in bilancio sono subito sparite, sic!). Ma i cittadini, a distanza di cinque anni, non godono affatto di un servizio di trasporto migliore, a fronte delle certezze di Renzi. Anzi. I cantieri per la tramvia che provocano forti ritardi ai bus sono solo una giustifica­zione parziale ai disservizi. L’Ataf, versione privatizza­ta con a capo la parastatal­e FS, non offre un servizio affatto migliore per un motivo molto semplice: finora ha investito solo spiccioli, e non le decine di milioni messe nero su bianco al momento della privatizza­zione. Ormai un anno fa, pur con sei di ritardo rispetto al previsto, il colosso francese Ratp si era aggiudicat­o la gara, indetta dalla Regione, per la gestione del trasporto pubblico in tutta la Toscana: 5 miliardi per 11 anni assegnati ad un gestore unico e non ad una miriade di aziende locali. Questa gara, però, è stata persa proprio da Ferrovie dello Stato, arrivata seconda con le insegne del consorzio Mobit. La sconfitta, specie visti i 5 miliardi sul piatto e davanti al rischio che il solido competitor francese metta piede nel mercato italiano, non è per niente andata giù a FS, forse un po’ troppo abituata a gareggiare da monopolist­a o quasi, che ha ingaggiato una guerra senza quartiere contro Ratp, tra Tar, Consiglio di Stato e Corte di giustizia europea. Il risultato? La gestione del trasporto pubblico in tutta la regione è paralizzat­a. Ataf, senza certezze sul futuro, da più di un anno non sta investendo un euro di tasca propria. E i disservizi che i fiorentini subiscono sono sotto gli occhi di tutti. A Roma si può anche raccontare un altro punto di vista, a Firenze no.

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