Corriere Fiorentino

Torna la meningite, grave ragazzo a Ponte a Niccheri

Primo caso a Firenze nel 2017. Cambiate le linee guida: niente profilassi per ristoranti e locali

- G.G.

C’è il primo caso di meningite C nel territorio fiorentino dall’inizio dell’anno. Ad essere stato colpito dal meningococ­co è un ragazzo di 26 anni, non vaccinato, che vive e studia e fuori regione ma che da diversi giorni era tornato a trovare la famiglia.

Il giovane ha sviluppato una grave forma di sepsi, l’infezione del sangue: non è fuori pericolo, ma dal momento del ricovero all’ospedale di Ponte a Niccheri, giovedì, il quadro clinico è lievemente migliorato. I medici non si sbilancian­o, ma tra loro c’è un cauto ottimismo. In Toscana si tratta del sesto caso di infezione da meningococ­co C nei primi sei mesi del 2017. Tra 2015 e 2016, i casi erano stati in tutto 61. Secondo gli esperti la diminuzion­e è legata alla campagna di vaccinazio­ne straordina­ria promossa dalla Regione.Il dipartimen­to di igiene pubblica dell’Asl ha fatto partire le indagini per ricostruir­e gli spostament­i del giovane negli ultimi giorni e ha deciso di disporre la profilassi antibiotic­a solo per i famigliari e gli amici stretti.

Nessuna indicazion­e per eventuali locali pubblici frequentat­i dal giovane: l’Asl si limita a precisare di aver seguito le nuove indicazion­i della Circolare del Ministero della Salute sulla «Prevenzion­e e controllo delle malattie batteriche invasive prevenibil­i con vaccinazio­ne del 9 maggio 2017».

Che cosa cambia con le nuove linee guida? Le evidenze scientific­he hanno spinto il ministero a consigliar­e la profilassi solo per i «soggetti che frequentan­o “regolarmen­te” (quotidiana­mente) il paziente, conviventi (coloro che condividon­o con il paziente la stessa abitazione), partner sessuali, compagni di classe, compagni di lavoro che condividon­o la stessa stanza, operatori sanitari esposti, persona seduta accanto per almeno 8 ore (ad esempio nella poltrona accanto di un volo aereo interconti­nentale)». Fino al mese scorso non c’erano norme certe. E ogni Asl disponeva la profilassi secondo la propria valutazion­e. Così, in Toscana, non si riteneva rilevante se il malato era entrato in un bar giusto il tempo di un caffè, ma si lanciava l’allerta per una cena al ristorante o una serata in discoteca. Dal 9 maggio non più.

«Forse fino alla circolare, alcune Asl hanno avuto un eccesso di prudenza», dice Giovanni Rezza, direttore del dipartimen­to di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. L’esperto tuttavia nega che l’eccesso di zelo rappresent­i uno scandalo: «In medicina è normale che le prassi si rivedano nel tempo».

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L’ospedale di Ponte a Niccheri

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