Corriere Fiorentino

Effetto anticiclon­e: Firenze come Algeri (anzi peggio)

- Riccardo Mostardini

Solo qualche millimetro di acqua su Apuane, Appennino e senese. E poche gocce sulle aree più assetate, come la Piana — a Firenze non cadono piogge vere da oltre un mese — e la Maremma. Anche le piogge di ieri e giovedì sono state quasi inutili per contrastar­e la siccità. E ora le occasioni per avere acqua dal cielo a breve termine sono ridotte al minimo. E al problema della poca acqua si aggiunge la bassa qualità delle piogge: con precipitaz­ioni sempre più concentrat­e in poco tempo (a Firenze i giorni piovosi, da gennaio, sono stati 33, un quarto meno del normale), gran parte di esse non è assorbita dal suolo, ma scivola a valle. Risultato? La terra diventa sabbia, le falde non ricaricano, alberi e pendii montani perdono stabilità. È il clima del deserto che si sposta verso Nord: per un confronto, i 250 mm piovuti nel 2017 a Firenze sono molti meno dei 350 che nello stesso periodo cadono ad Algeri in un anno medio.

Ma che succede al clima toscano? Di per sé, per metà giugno, la situazione non sarebbe anomala: una bolla di aria calda e stabile, provenient­e dall’Algeria, ha invaso i cieli della regione. Un fenomeno sempre avvenuto in estate, ma che quest’anno è invece iniziato in inverno, per proseguire fino a oggi con poche eccezioni. Ma, come accade negli anni peggiori — era già successo nel 2003, 2007 e 2012 — quest’anno l’alta pressione si è piazzata più a Est del solito, invadendo le coste tirreniche e rendendo quasi impossibil­e, per le piogge oceaniche, raggiunger­e la Toscana.

Il problema vero, però, non si esaurisce nell’ennesimo anno siccitoso. C’è infatti un dimostrato legame di causa-effetto tra la crescita della temperatur­a sul pianeta e lo spostament­o verso nord degli anticiclon­i: per ogni frazione di grado di aumento del calore sulla terra, infatti, le fasce anticiclon­iche muovono a Nord, invadendo sempre più zone — come la Toscana — particolar­mente esposte ai venti meridional­i che hanno portato al caldo afoso di questi giorni con punte ben oltre i trenta gradi ed effetti sulla salute, sull’agricoltur­a e sull’ecosistema, come la morìa di pesci registrata ieri nell’invaso di Bilancino, tra l’altro una delle infrastrut­ture che, se non dovesse piovere a breve, ci tutela dai rubinetti a secco.

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La moria di pesci ieri al lago di Bilancino in Mugello (foto da Facebook, Francesca Viti)
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