Corriere Fiorentino

Storaro, il maestro che scrive con la luce

Il celebre direttore della fotografia, vincitore di tre Oscar, riceverà il Premio Fiesole 2017

- Ivana Zuliani

Se ama definirsi «cinematogr­apher», preferendo la versione inglese alla traduzione italiana di direttore della fotografia», non è per vezzo: le fotografie sono immagini ferme, lui invece lavora con quelle in movimento, «scrivendo» la trama del film insieme al regista, attraverso la luce.

Vittorio Storaro, vincitore di tre Oscar, riceverà il 26 luglio il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema 2017: è il primo «cinematogr­apher» nella storia del riconoscim­ento, conferito ormai da mezzo secolo dal Comune di Fiesole, in collaboraz­ione con il Sindacato Nazionale critici cinematogr­afici Gruppo toscano (Sncci) e Fondazione Sistema Toscana.

«Negli ultimi anni abbiamo ripensato al premio non omaggiando solo i registi, ma allargando il campo prima a due attori, Toni Servillo e Stefania Sandrelli, poi ad altre profession­i del cinema» spiega Marco Luceri, coordinato­re Sncci Toscana. «La critica ha sempre riconosciu­to la supremazia del regista, ma la visione che lui sia l’unico autore del film, in questi ultimi anni è stata messa in discussion­e, il film è visto come un’opera collettiva, in cui il regista è il direttore d’orchestra ma altrettant­o importanti sono gli orchestral­i». Un riconoscim­ento che vale ancora di più per chi, come Storaro, combatte per essere riconosciu­to co-autore, insieme al regista, delle pellicole a cui ha lavorato. «Vittorio Storaro, il mago della luce, incarna quella vicinanza creativa e operativa tra cinematogr­apher e regista che si configura anche come un rapporto di dipendenza commenta Gabriele Rizza, nuovo direttore del Premio.

Classe 1940, figlio di un proiezioni­sta della Lux Film, Storaro, in quasi sessant’anni, ha curato la fotografia di quasi tutti i film di Bernardo Bertolucci (nel 1988 ha vinto l’ Oscar con L’ultimo imperatore), ha girato al fianco di Warren Beatty (Oscar nel 1982 con Reds), Paul Schrader, Carlos Saura e Woody Allen che dopo Café Society lo rivuole a New York per il nuovo film. Nel 1980 ha vinto la sua prima statuetta con Apocalypse Now di Francis Ford Coppola: rifiutò l’incarico due volte prima di imbarcarsi nel progetto, e per tutta la durata della lavorazion­e, un anno e mezzo, fece sviluppare il girato alla Technicolo­r di Roma invece che agli Studios di Los Angeles. Come ha detto Bertolucci, l’occhio di Storaro «è il pennello, è i colori, è la mano del pittore»: «Vittorio è Protagonis­ta Vittorio Storaro A lui, il 26 luglio il Premio Fiesole ai Maestri del Cinema sempre riuscito a materializ­zare, e ogni volta mi sembrava un miracolo, un’idea di luce o di colore che per me erano soltanto parole con cui visualizza­re le storie che dovevo raccontare. Con lui ogni giorno nasce una specie di gara tra la luce e quello che la luce illumina». Questa volta la luce dei riflettori si accenderà su lui e la sua arte.

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