E Bertinelli chiamò
Pistoia: il sindaco telefona all’ex renziano e ad altri candidati per il ballottaggio
Un giro al mercato per parlare con i cittadini e tre telefonate agli altrettanti candidati di centrosinistra, per evitare che la città finisca al centrodestra, che segnerebbe un disastro politico per la rossa Pistoia. Samuele Bertinelli, candidato sindaco del Pd (sponda sinistra, fu rossiano) e dal carattere assai introverso, corre ai ripari.
Aspetti caratteriali a parte, i risultati del primo turno parlano chiaro: nel 2012 Bertinelli incassò il 60%, domenica scorsa appena il 37%. Ben 23 punti volati via, non proprio un bel segnale di buongoverno. È davanti a questa evidenza, ma soprattutto per il pericolo di consegnare Pistoia alla destra di Alessandro Tomasi, che Bertinelli si è convinto a fare la cosa più naturale: chiedere una mano agli avversari del primo turno, con tre telefonate. A Ginevra Lombardi (movimentista), Francesca Barontini (civatiana) e, soprattutto, Roberto Bartoli, il renziano sconfitto dallo stesso Bertinelli alle primarie del 2012 e che poi, a questa tornata di amministrative, ha deciso di lasciare il Pd e candidarsi con una propria lista civica. Il risultato incassato con questa strategia è andato oltre ogni più rosea aspettativa: 11,7%. Una fetta di consenso che sarebbe stata vitale per Bertinelli, che però si è spostata in blocco su Bartoli, docente universitario di diritto penale. Il prof, insomma, è l’ago della bilancia al ballottaggio del 25 giugno. Lui lo sa bene, però non si è scordato degli anni di veleni proprio con Bertinelli. Così, ieri verso mezzogiorno, ha inviato ai giornali un comunicato che ha fatto scattare l’allarme rosso nel Pd: «Nei giorni scorsi, su sua richiesta, ho incontrato Alessandro Tomasi, mentre da Samuele Bertinelli non ho ricevuto alcuna richiesta di incontro — spiega Bartoli — A Tomasi ho detto che nel prossimo Consiglio comunale ci collocheremo all’opposizione portando avanti le proposte di riforma della città contenute nel programma di Pistoia Sorride e Prima Pistoia».
Tradotto in maniera più esplicita: Bertinelli accarezzi un travaso dei miei voti. Anche perché, come lui stesso avrebbe riferito in conversazioni private con i vertici del Pd toscano, «una buona fetta di pistoiesi di questo 11,7% Bertinelli non lo voterebbe mai». Così i vertici del partito toscano, già alle prese con altre due possibili sconfitte (Lucca e Carrara), hanno fatto scattare una capillare operazione di mediazione, per convincere Bertinelli a tentare un estremo tentativo di ricucitura: «Il progetto politico che interpreto è sempre stato rivolto a tutte le cittadine e i cittadini che si riconoscono nei valori di un centro sinistra largo, democratico e riformatore, progressista e aperto al cambiamento — scrive Bertinelli su Facebook — Per questo già lunedì, all’indomani del primo turno delle elezioni comunali, ho detto pubblicamente che consideravo interlocutori naturali tutti coloro che hanno scelto di votare al primo turno un candidato anche diverso da me, ma collocato nell’ambito del centro sinistra». Quindi il sindaco uscente ha chiamato «i tre candidati a sindaco con una storia riconducibile a questa area politica, per ascoltare, partendo dalla loro idea di città, le loro opinioni sul prossimo ballottaggio, che vedrà misurarsi due proposte di governo — sinistra e destra — chiaramente alternative tra loro, non solo nei contenuti, ma anche nei valori di fondo che le animano». Tre conversazioni che Bertinelli definisce «cordiali e positive, e che — per quanto mi riguarda — rappresentano solo l’inizio di un confronto, esclusivamente di carattere programmatico, che è giusto sia sviluppato, nell’interesse della città e dei cittadini pistoiesi, anche dopo il prossimo 25 giugno». Niente accordi per posti in giunta o per altre poltrone. Le distanze, quindi, rimangono ampie. Resta il significato del tentativo di ricucitura, non scontato per il carattere di Bertinelli. Ma solo il ballottaggio dirà se l’alleanza anti destra funzionerà o meno a Pistoia, città medaglia d’argento per la Resistenza.