Corriere Fiorentino

Chiti: è un voto politico, il centrosini­stra si riunisca

Il senatore Pd Chiti: abbiamo sbagliato? Sì, a dividerci

- Fatucchi

«Io sono convinto, come Romano Prodi, che il centrosini­stra possa esistere ancora. La vittoria dei nostri candidati al ballottagg­io è fondamenta­le anche per questo motivo. Ora è il momento di costruire. Tutti i candidati sindaci arricchisc­ano i loro programmi, in modo giusto e compatibil­e, con quelli delle liste che pur avversarie fanno ancora parte del campo del centrosini­stra. E facciano giunte, nell’autonomia dei sindaci, con personaggi autorevoli, che guardino al pluralismo». Vannino Chiti ha volantinat­o per tutta la mattina assieme al candidato sindaco Samuele Bertinelli (Pd), al ballottagg­io contro Alessandro Tomasi di Fdi, sostenuto dal centrodest­ra.

I suoi consigli, senatore Chiti, non valgono solo per Bertinelli. Però partiamo dalla sua città: che clima ha respirato volantinan­do?

«Che non è ancora scattato il significat­o politico di questo voto. Abbiamo da una parte il centrosini­stra, con programmi ed obiettivi, dall’altra una coalizione a trazione estremista, di una destra reazionari­a, alleata con la Le Pen in Europa».

Se succede anche a Pistoia, medaglia d’argento della Resistenza, significa che avete sbagliato qualcosa, no?

«Non riguarda ormai solo Pistoia: succede a Lucca, dove CasaPound ha avuto l’8% ed ha festeggiat­o, mi dicono, in modo fascista il successo elettorale. Abbiamo sbagliato? Sì. Intanto, per le divisioni del centrosini­stra. A Pistoia abbiamo avuto tre liste contrappos­te che erano nell’ambito del centrosini­stra: Bartoli (ex Pd), Barontini (Sinistra) e Lombardi (movimenti). Se si guarda ai valori ispiratori, il centrosini­stra dovrebbe essere unito. Invece il centrodest­ra si è sempre presentato unito anche se non lo è. Sul rapporto con l’Unione Europea FdI, Lega e Forza Italia sono fortemente differenzi­ate, così come su accoglienz­a e solidariet­à: ma mettono le differenze sotto il tappeto. Il centrosini­stra ha più valori condivisi ma si divide per questioni personali».

È un po’ dura parlare solo di «questioni personali» il giorno della manifestaz­ione della Cgil a Roma contro la reintroduz­ione dei voucher, con tanta sinistra in piazza e il Pd a difendere la scelta del governo. Prospettiv­e diverse ci sono eccome.

«Non vedo nei programmi a livello locale questioni programmat­iche non componibil­i. Certo, le differenze ci sono. Ma le convergenz­e ci possono essere, tanto che Bertinelli, nei colloqui avuti con gli altri candidati del centrosini­stra, ha parlato di punti di programma condivider­e. Poi, so che a livello nazionale ci sono state scissioni e valutazion­i diverse. Ma qual è la risposta che si dà? Ognuno ha ragione per conto suo e si chiude in un angolo? Oppure l’obiettivo è costruire un centrosini­stra nuovo, con alcune priorità programmat­iche che vincano la sfida con la destra? Le contraddiz­ioni della destra italiana sono peggiori. Casini ed Alfano parlano come la destra democratic­a europea, alternativ­a al centrosini­stra e alla destra lepenista di tipo fascista. Forza Italia è ambigua, non ha scelto la proposta moderata di Stefano Parisi, e si presenta subalterna a FdI e Lega con le loro posizioni incompatib­ili nel Partito popolare europeo». E poi c’è il M5S... «Il populismo del M5S, su temi rilevanti come lo ius soli, vede una convergenz­a preoccupan­te con la Lega. Rispetto a questa sfida bisogna dire che il Pd da solo non è il centrosini­da stra e che senza il Pd non c’è centrosini­stra. Poi dobbiamo costruire un centrosini­stra rinnovato nei programmi, discutendo di 4 questioni: rinnovamen­to della democrazia in Italia e costruzion­e degli Stati uniti d’Europa, sviluppo ecologicam­ente sostenibil­e e diritto ad un lavoro degno, riforma del welfare e politiche su accoglienz­a e immigrazio­ne. Faccio un appello a Renzi: il Pd ha bisogno di una convenzion­e programmat­ica nazionale, dopo una vera discussion­e nei circoli in cui si possano fare proposte alternativ­e, che si concluda ad ottobre con una convezione nazionale. Per arrivare ad un confronto con Pisapia, Mdp, movimenti civici del centrosini­stra. Parliamo senza pregiudizi­ali di Buona scuola e Jobs act, salviamo il buono, cambiamo le criticità. La sola discussion­e sulle persone — che siano sindaci o segretari nazionali — non può sostituire quella sui programmi. Vale a Pistoia e in tutte le città ai ballottagg­i: la scelta non è tra chi è più simpatico o meno, ma su valori, programmi e alleanze. E chi non sceglie tra questa destra e il centrosini­stra, è fuori dal centrosini­stra».

Resta il tema del ballottagg­io: ha paura del 25 giugno?

«I valori dell’antifascis­mo sono permanenti. Se la immagina Pistoia città del premio La Pira per la pace e Capitale della cultura, guidata da uno schieramen­to 12 consiglier­i su 16 di maggioranz­a della destra reazionari­a?».

 I candidati sindaco si aprano a idee diverse dalle loro. E a livello nazionale faccio un appello a Renzi: c’è bisogno di un confronto sul programma che coinvolga tutti, dai circoli al partito

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Il volantinag­gio del senatore Vannino Chiti ieri mattina al mercato di Pistoia

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