Nel centro di Prato c’è un imam che divide (e la polizia controlla)
«La moschea di vicolo Gherardaccio è l’unica con cui abbiamo problemi di dialogo». Il vicesindaco di Prato Simone Faggi tratteggia con queste parole il luogo di culto più controverso del centro storico. Uno stanzone incastonato in un vicolo nel cuore pulsante di Prato, a pochi metri dal Duomo e dal teatro Metastasio. Un centro di preghiera islamico frequentato soprattutto da cittadini maghrebini, guidato da un anziano imam da quasi 15 anni.
Sarebbero lui e la sua interpretazione di stretta osservanza del Corano ad aver prodotto, negli ultimi mesi, una scissione tra i frequentatori del centro. Un giovane fedele ha raccolto intorno a sé gli scontenti, quelli che paiono essere i «progressisti» rispetto al culto: ha costituito un’associazione con un nome eloquente, «Speranza», attraverso cui ha prodotto documenti e denaro per acquistare un nuovo immobile in piazza del Mercato Nuovo, alle porte di Prato, nei pressi della stazione di Prato Porta al Serraglio. In vicolo Gherardaccio nessuno vuole parlare delle reali cause di questa separazione, che vengono derubricate a «motivi di spazio». Tuttavia lo spazio di cui si parla è quello occupato dalle idee e dalle interpretazioni delle sacre scritture islamiche, se è vero che anche alcuni componenti delle comunità che frequentano le altre 3 «moschee» della città hanno collaborato alla costituzione di un nuovo luogo di culto.
Sullo stanzone di vicolo Gherardaccio le forze dell’ordine hanno messo gli occhi da tempo. La polizia ovviamente monitora e valuta, ma fino ad oggi non ci sono mai stati episodi che abbiano fatto alzare il livello di allarme. Entrambe le espulsioni operate dalla squadra anti-terrorismo del ministero dell’Interno a Prato negli scorsi anni, infatti, sono state eseguite nei confronti di soggetti che frequentano il luogo di culto di via Ferrara, uno stanzone dove si recano quasi esclusivamente pachistani, alla periferia sud della città. Si tratterebbe tuttavia di «mele marcie e non di situazioni di emergenza sociale che riguardano un gruppo».
Simone Faggi, vice sindaco Quella accanto al Duomo è l’unica comunità con cui abbiamo problemi di dialogo