Telecamere, spray. E le donne col buio si fermano
Pochi i sistemi di difesa a disposizione dei conducenti. Lo stop delle «auto rosa» al tramonto
«C’è solo la telecamera che registra, non possiamo avere oggetti di difesa personale. Qualcuno ha lo spray al peperoncino ma io non saprei neanche usarlo». Chi parla è Silvia Veroni, sigla Vz21, tassista fiorentina dell’ultima ora, è infatti una delle nuove licenze elettriche rilasciate da Palazzo Vecchio.
Sono questi, e pochi altri, gli strumenti che ha a disposizione un tassista per difendersi dalle aggressioni. Ogni mezzo delle due cooperative che gestiscono il servizio di auto bianche in città, la Socota e la Cotafi, è dotata, appunto, di una telecamera interna che re- gistra continuamente tutto quello che avviene all’interno dell’abitacolo. E c’è anche, debitamente nascosto, un pulsante che invia un allarme silenzioso alla centrale dei taxi per segnalare un tentativo di violenza o aggressione da parte di un passeggero. Anzi, a detta dei tassisti, ci sarebbe anche un impedimento alla propria sicurezza, introdotto ormai una decina di anni fa col decreto Bersani per le liberalizzazioni, ovvero l’obbligo di cintura che, inevitabilmente, limita i movimenti di chi la indossa. «In una situazione come quella del collega l’altra sera — prosegue Silvia — non hai possibilità».
Il turno che fa più paura è quello di notte: le donne non sono obbligatoriamente esentate dal farlo, piuttosto le due cooperative si sono organizzate in modo tale che le colleghe girino soltanto di giorno, a meno che qualcuna non faccia esplicita richiesta. Come Silvia. «Lavoro dalle tredici all’una di notte. Metto giù le sicure della macchina, perché le persone a piedi tendono ad aprirti lo sportello. Per questo motivo non le carico, prendo solo le telefonate della centrale. La sera la zona di Santa Croce è quella dove c’è più fermento, più movida, tanti locali, molte persone che hanno a che fare con l’alcol. Quella è la zona più preoccupante, nonostante sia in centro a Firenze».
Detto questo, la voglia di fare questo lavoro non le è certo passata. «Sono molto contenta. È un lavoro che offre tante opportunità, vedi tanta gente, è un ottimo lavoro, fatto di belle persone, facciamo fronte comune quando succedono cose brutte e questo è molto importante».
E il fronte comune lo si ritrova anche nel prendere le distanze da un’insofferenza diffusa verso i tassisti. Conclude Silvia: «Io sono nuova di questo mondo, ma quello che è stato vissuto negli ultimi mesi non è bello. Le persone che salgono in macchina hanno un’idea del tassista che non è quella corretta».
Al volante «Metto la sicura, per evitare che qualcuno possa aprire la portiera Santa Croce fa paura»