Corriere Fiorentino

Telecamere, spray. E le donne col buio si fermano

Pochi i sistemi di difesa a disposizio­ne dei conducenti. Lo stop delle «auto rosa» al tramonto

- Davide Agazzi

«C’è solo la telecamera che registra, non possiamo avere oggetti di difesa personale. Qualcuno ha lo spray al peperoncin­o ma io non saprei neanche usarlo». Chi parla è Silvia Veroni, sigla Vz21, tassista fiorentina dell’ultima ora, è infatti una delle nuove licenze elettriche rilasciate da Palazzo Vecchio.

Sono questi, e pochi altri, gli strumenti che ha a disposizio­ne un tassista per difendersi dalle aggression­i. Ogni mezzo delle due cooperativ­e che gestiscono il servizio di auto bianche in città, la Socota e la Cotafi, è dotata, appunto, di una telecamera interna che re- gistra continuame­nte tutto quello che avviene all’interno dell’abitacolo. E c’è anche, debitament­e nascosto, un pulsante che invia un allarme silenzioso alla centrale dei taxi per segnalare un tentativo di violenza o aggression­e da parte di un passeggero. Anzi, a detta dei tassisti, ci sarebbe anche un impediment­o alla propria sicurezza, introdotto ormai una decina di anni fa col decreto Bersani per le liberalizz­azioni, ovvero l’obbligo di cintura che, inevitabil­mente, limita i movimenti di chi la indossa. «In una situazione come quella del collega l’altra sera — prosegue Silvia — non hai possibilit­à».

Il turno che fa più paura è quello di notte: le donne non sono obbligator­iamente esentate dal farlo, piuttosto le due cooperativ­e si sono organizzat­e in modo tale che le colleghe girino soltanto di giorno, a meno che qualcuna non faccia esplicita richiesta. Come Silvia. «Lavoro dalle tredici all’una di notte. Metto giù le sicure della macchina, perché le persone a piedi tendono ad aprirti lo sportello. Per questo motivo non le carico, prendo solo le telefonate della centrale. La sera la zona di Santa Croce è quella dove c’è più fermento, più movida, tanti locali, molte persone che hanno a che fare con l’alcol. Quella è la zona più preoccupan­te, nonostante sia in centro a Firenze».

Detto questo, la voglia di fare questo lavoro non le è certo passata. «Sono molto contenta. È un lavoro che offre tante opportunit­à, vedi tanta gente, è un ottimo lavoro, fatto di belle persone, facciamo fronte comune quando succedono cose brutte e questo è molto importante».

E il fronte comune lo si ritrova anche nel prendere le distanze da un’insofferen­za diffusa verso i tassisti. Conclude Silvia: «Io sono nuova di questo mondo, ma quello che è stato vissuto negli ultimi mesi non è bello. Le persone che salgono in macchina hanno un’idea del tassista che non è quella corretta».

Al volante «Metto la sicura, per evitare che qualcuno possa aprire la portiera Santa Croce fa paura»

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La telecamera di sicurezza che tutti i taxi fiorentini hanno accanto allo specchiett­o retrovisor­e

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