Sanità, passo indietro della Regione Sos ai privati per anziani e disabili
Troppe richieste per le lungodegenze, il pubblico non ce la fa. Tornano le convenzioni
Sulla sanità la Regione chiede aiuto ai privati. E con una delibera di giunta decide di aprire a un nuovo modello: si chiama «protocollo d’intesa per la promozione e diffusione della conoscenza del welfare integrativo o mutualistico», approvato pochi giorni fa. La nuova strategia è di aprire a collaborazioni con i privati, dove il pubblico non riesce più ad arrivare. Dopo anni di in cui le cliniche private, complici i tagli nazionali, hanno visto diminuire le convenzioni concesse dalle Asl, non siamo al ribaltamento del paradigma a cui si ispira il governatore Enrico Rossi sull’autosufficienza della sanità pubblica. Ma la svolta è comunque importante. Il protocollo d’intesa riguarda infatti gli «extra-Lea», ovvero quelle attività che le Regioni non sono tenute a garantire: assistenza agli anziani, ai disabili, ai lungodegenti. Ma il protocollo fa un’analisi spietata della situazione demografica, sanitaria e sociale della Toscana: «Si sta assistendo — recita il documento — ad un ridimensionamento della copertura dei servizi alla persona a confronto di una domanda sempre più crescente a causa della transizione demografica ed epidemiologica, oltre che dell’impatto della crisi stessa; i dati confermano che anche l’area della spesa privata manifesta dinamiche negative rispetto a fenomeni di impoverimento, di spese catastrofiche (messa in discussione del tenore di vita), di rinuncia a prestazioni sanitarie e sociosanitarie, con evidenti rischi per la salute e il benessere dei cittadini e delle famiglie; il combinato disposto di tali dinamiche può avere conseguenze critiche sul modello di welfare pubblico toscano». Insomma, se la Toscana è prima in Italia per i «Lea», la sanità nel senso tradizionale del termine (a partire dalla qualità degli ospedali), non è invece in grado di offrire supporto a quelle famiglie che hanno un anziano da accudire, un disabile da assistere, un non-autosufficiente. Così, si parla di «spese catastrofiche», ovvero di famiglie costrette a cambiare radicalmente il proprio stile di vita per reggere i costi di assistenza al malato.Cosa fare quindi? «Iniziative di welfare integrativo o mutualistiche — spiega il protocollo — possono svolgere un importante ruolo nel rispondere a nuovi bisogni di determinate categorie di persone, migliorando il livello dei servizi e contribuendo al superamento delle disuguaglianze economiche e sociali». La Regione e le Asl si impegneranno, con le realtà private che sigleranno il protocollo, a pubblicizzare le opportunità di integrazione mutualistica privata, integrandole con l’offerta pubblica. «Collaborazione» e «conoscenza», sono le parole chiave del documento. Che stabilisce anche altri ambiti di integrazione: odontoiatria, prevenzione e stili di vita. «Sia chiaro, stiamo parlando di extra Lea, perché i Livelli essenziali di assistenza la Toscana li garantisce e con standard altissimi — dice l’assessore regionale alla salute Stefania Saccardi — Ma di fronte a una società che cambia, che invecchia, abbiamo il dovere di riorganizzare alcuni settori. Non abbiamo una ricetta per risolvere tutti i problemi, nessuno ce l’ha, ma ci proviamo con questa sperimentazione ». Saccardi commenta anche la notizia, anticipata dal Corriere Fiorentino, della trattativa tra Unicoop Firenze e Unipol, che potrebbe portare i clienti dei supermercati a ottenere una tessera sconto per le prestazioni sanitarie private con i punti della spesa: «Sapevo di questa trattativa — dice l’assessore — Nulla in contrario. Anzi, di fronte a queste forme di aut organizzazione noi dobbiamo agevolare il dialogo ».