«Cercano le mie pistole, ma me le rubarono»
Vigilanti si difende: vengono ogni tanto a interrogarmi, cercano le pistole, ma me le hanno rubate
«Non ero amico di Pacciani, lo conoscevo come tutti in paese e una volta gli diedi una bastonata». Giampiero Vigilanti, 87 anni, è di poche parole. Mentre i carabinieri cercano ancora le sue pistole e la moglie si preoccupa per lui.
La moglie Finché non si trovano quelle armi non gli daranno mai tregua
Occhiali scuri, cappellino nero col simbolo della legione straniera, nella t-shirt lo stemma del «2e Régiment étranger de parachutistes». Tatuaggi sugli avambracci cotti dal sole, che spuntano dal finestrino dell’auto di un amico «che lo sta portando via». È passata da poco l’ora di pranzo quando Giampiero Vigilanti, 87 anni, cerca tregua dall’assedio dei cronisti interessati al suo possibile ruolo nelle vicende del Mostro di Firenze. «Non è la prima volta che mi cercano per questo, ma io non c’entro nulla con questa storia. Pacciani lo conoscevo, lo incrociavo a Vicchio, ma non ho niente da spartire con lui».
Parole lapidarie, di chi è abituato a parlare di questa storia, pronunciate prima di prendere la via della montagna pistoiese con un agricoltore che è venuto a prenderlo nella casa dove abita da decenni: due piani che divide con la moglie Elena nel quartiere del «Cantiere», ai margini della ferrovia e alla zone più «in» della città, quella della Pietà e della Castellina. «Viviamo con la pensione minima — spiega la moglie — non ci possiamo permettere granché». E quella storia dell’eredità da 18 milioni di dollari dello zio americano? «Un parente c’era, ma di soldi non ne abbiamo visti mai, altrimenti non terremmo la casa in queste condizioni», racconta la donna affacciandosi al terrazzo. I due sono sposati da 55 anni. Elena conosce bene i misteri del compagno di vita: «Lui e Pacciani erano dello stesso paese, si conoscevano come due che si vedono in chiesa la domenica».
In mattinata — come è possibile osservare in un video pubblicato dal Tirreno.it — Vigilanti aveva anche circostanziato un episodio riguardo alla prima presunta interazione fra lui e Pietro Pacciani. Si tratta di una vicenda traumatica: «Lui — racconta Vigilanti, parlando del contadino deceduto — aveva rubato il lavoro a mio padre a Vicchio: gli tirai una bastonata nel capo, gli spaccai la testa ma lui non fece denuncia. L’ho rivisto quando è uscito di galera ed io sono tornato dalla Francia, ma siamo rimasti solo conoscenti». L’attenzione degli investigatori nei suoi confronti non è nuova: l’obiettivo sono quattro vecchie pistole che Vigilanti spiega essere state oggetto di un furto. Nel 1994, durante una perquisizione, i carabinieri gli trovarono in casa 176 proiettili calibro 22 marca Winchester serie H. Lo stesso tipo di munizioni che si inseriscono nella Beretta che fece fuoco negli otto doppi agguati addebitati al Mostro negli anni Ottanta: anche quell’arma non è mai stata ritrovata. L’anziano ex legionario spiega di aver usato i proiettili ritrovati nella sua abitazione per caricare le pistole che gli sono state rubate, di «aver sparato solo al poligono» di tiro a segno.
«Finché non si trovano le pistole continueranno a do- mandargli cose», dice sconsolata Elena, preoccupata per l’impatto che questa nuova bufera potrà avere sui figli di 50 e 55 anni. «Non ho paura di niente, non ho fatto nulla. Arrivano ogni tanto i carabinieri con il magistrato Canessa e mi fanno delle domande, ma non c’è nulla. Io sono a posto, in regola», ha dichiarato Vigilanti al TgR della Toscana. «Come conoscevo io Pacciani lo conoscevano tutti. Poi possono pensare ciò che vogliono, hanno il diritto di pensarlo». Parlando dell’indagine e dell’attenzione dei magistrati sui compagni di merende Vigilanti spiega infine che, per quanto ne sa lui, gli inquirenti stanno dietro «anche ad un dottore di Dicomano che prima abitava a Prato», di cui però al momento non si ricordava il nome.