L’altra sfida di Irene «Vorrei vincere quanto Montano»
Cambiano le armi, brillano le medaglie. Di punta o di taglio, la scherma toscana rimane un serbatoio di successi azzurri, festeggiando il secondo enplein femminile sulle padane mondiali di Lipsia. Dopo la senese Alice Volpi, quasi per una rivalsa di specialità arriva dalla sciabola un altro doppio podio firmato Livorno. Stavolta la scalata porta la firma di Irene Vecchi: aveva conquistato il bronzo individuale sabato, e ora anche lei può legarsi al collo il metallo più pregiato grazie alla vittoria nella prova a squadre. «Vincere insieme alle mie compagne? Troppo più bello», commenta Irene, 27 anni, la ragazza cresciuta tra Coteto e Antignano, lame e salsedine, e il sogno legittimo di diventare una piccola Montano in rosa. È un oro mondiale che mancava da 14 anni quando in pedana c’era la pisana Ilaria Bianco. Adesso il testimone toscano è passato a Irene, uscita da una famiglia di sportivi (mamma Sandra con la passione per la pallavolo, babbo Giuseppe per la bici), arrivata sulle pedane grazie al fratello Giulio: «È grazie a lui se mi sono avvicinata alla scherma», ha ammesso Irene. Il resto lo hanno fatto l’iniziazione con il maestro Mario Tullio Montano, la formazione con Nicola Zanotti, seguita alla scelta dell’arma audace: «Che bello riuscire a vincere quanto Montano», una delle confessioni di Irene. Già avvicinarsi, non sarebbe male.